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lunedì 7 dicembre 2020

BOLOGNA CITTA’ UNESCO: ANCHE PER LA CUCINA?

 




Bologna è certamente un unicum sotto vari aspetti, uno dei quali è quello di essere “Città creativa della musica”, come è stato riconosciuto dall’Unesco, che nel 2006 ha concesso questo titolo alla Città. E naturalmente sono infiniti i meriti di Bologna in questo campo: basti pensare alle importanti stagioni di musica classica, agli appuntamenti nel campo della musica contemporanea, al jazz suonato nei locali live,alle rassegne pensate per i bambini, alla presenza di cantautori e gruppi giovanili e tanto altro, che compongono un panorama musicale unico.

Tuttavia quando si parla di Bologna sono altre le immagini che ci si presentano alla mente: i portici e la cucina (poi ci sarebbero le torri, ma molte attualmente sono distrutte o comunque poco visibili, sicchè caratterizzano meno il panorama cittadino, salvo, beninteso le famosissime Due Torri).

 


 

I magnifici portici di Bologna

La Città metropolitana ha dunque inteso sanare questa lacuna nei mesi scorsi proponendo la
candidatura dei Portici di Bologna alla Lista del Patrimonio Mondiale Unesco. L’iter di tale proposta è già a buon punto e si concluderà nei primi mesi del 2021.

Certamente questo aspetto è uno di quelli che più impressionano il visitatore e che caratterizzano la Città ed il carattere stesso dei bolognesi, amanti della comodità, tanto che nel 1288 il Comune di Bologna obbligò per legge a costruire un portico in muratura per ogni abitazione, seguendo dettami tecnici ben precisi: dovevano essere alti e larghi almeno 2,66 metri per permettere il transito di un uomo a cavallo, e i banchi degli artigiani e dei venditori non dovevano impedire il libero passaggio.


Ma quando si pensa a Bologna l’immagine che viene per prima alla mente è quella della succulenta cucina; Tortellini, Tagliatelle, Lasagne, Passatelli, Cotoletta alla Bolognese, oltre naturalmente alla famosissima Mortadella….e chi più ne ha più ne metta.

Lo stesso Artusi, il creatore della cultura gastronomica italiana, che era Romagnolo quindi non proprio partigiano della emiliana …e pontificia Bologna, afferma in proposito: “Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita. È un modo di cucinare un po’ grave, se vogliamo, perché il clima così richiede; ma succulento, di buon gusto e salubre, tanto è vero che colà le longevità di ottanta e novant’anni sono più comuni che altrove”.




Riassunto di cucina Bolognese (Trattoria dal Biassanot)


Anche a questo si è cercato di rimediare nei giorni scorsi, decidendo di chiedere il riconoscimento della “Cultura gastronomica bolognese”  come patrimonio immateriale dell’Umanità all’UNESCO.


Questa caratteristica di “Città dalla ottima cucina” è universalmente condivisa in tutto il mondo, ma certamente trova ancor più solide fondamenta nella recente fondazione di FICO, la Fabbrica Italiana Contadina, che è la vetrina di che cosa è e da cosa nasce la cultura gastronomica italiana (ma soprattutto bolognese!).


Il Presidente della Fondazione Fico, prof Andrea Segre, ha recentemente affermato: la cultura gastronomica bolognese è ”un patrimonio culturale così importante che rientra perfettamente nella piramide alimentare mediterranea, che si declina negli alimenti locali”.


Certo oggi bisognerà limitarne le quantità, dimenticandoci i pranzi luculliani offerti, nei secoli XV-XVIII dai Gonfalonieri della Città, allo scadere della loro carica, ma sarà sufficiente rivedere le quantità per poterci godere ancora non solo una delle gioie della vita, ma anche una dimostrazione della cultura di Bologna “la Dotta” senza essere necessariamente anche “la Grassa”, come vuole l’immagine popolare.


Gianluigi Pagano


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