Il percorso espositivo
Nella mostra, le poetiche opposte e complementari legate a Le Vide et Le Plein prendono forma in un dialogo frontale tra il linguaggio di Klein e Arman. L’allestimento disegnato e curato da Mario Botta accompagna il confronto tra le opere dei due artisti, presentate in due percorsi paralleli negli spazi poligonali, simili ad absidi, della Collezione Olgiati.
Il versante dedicato a Klein si apre con un ciclo di monocromi che coprono in maniera esemplare la fase “storica” dell’intensa stagione del monocromatismo.
Oltre a dipinti declinati nel celebre blu, come i due Monochromes bleu sans titre (IKB 38) e (IKB 246), in questo nucleo di lavori, realizzati dall’artista tra il 1955 e il 1959, spiccano anche monocromi del giallo, del rosa e del bianco, fino a Monochrome or sans titre (M 59), realizzato in foglia d’oro su vetro.
Forme, materiali e tecniche che caratterizzano la ricerca di Klein sono restituiti, in mostra, da diversi altri gruppi di lavori, come le Antropometrie, impronte dei corpi di modelle cosparse di pigmento puro blu e resina sintetica su carta e su tela, su cui imprimono quella che l’artista definiva una “traccia di vita”. La mostra a Lugano ne presenta cinque esempi, realizzati nel 1960, tra cui si distinguono l’Anthropométrie sans titre (ANT 7) e l’opera Monique (ANT 59). L’eco delle meditazioni cosmologiche giovanili di Klein risuona invece nelle Cosmogonie – in cui le differenti elaborazioni a base di pigmento puro blu e leganti consegnano allo sguardo impronte di fenomeni naturali quali il sole, il vento o la pioggia come, ad esempio, in Cosmogonie pluie (COS 22) del 1961.
La tela è per Klein un campo aperto, su cui lasciar agire non solo corpi e agenti atmosferici, ma anche elementi primigeni come il fuoco, principio che l’artista definisce “autentico e contradditorio”, e di cui ricerca la manifestazione come “essenza dell’immediato”. In mostra sono presentati cinque lavori dalla serie delle Peintures de Feu Couleur e Peinture de Feu sans titre (F 13) creati tra il 1961 e il 1962 e realizzati in pigmento puro e resina sintetica bruciati su cartone.
Inoltre sono presenti tra le opere monocrome a base di spugne la Scultpure Éponge bleue sans titre (SE 263) e il Relief Éponge Fa (RE 31).
Sapienza tecnica e aspirazione verso l’immateriale si fondono, infine, nella poetica Excavatrice de l’espace (S 19), realizzata da Klein insieme allo scultore Jean Tinguely. Se alimentata elettricamente, l'opera, costituita da un disco di legno, raggiunge velocità altissime e genera un alone che evoca l'idea dell'immaterialità del Blu.
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