Dal 29 settembre al 31 dicembre un percorso che ripercorre le origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli abbracciando il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco Archeologico dei Campi Flegrei e il Museo Civico di Procida “Sebastiano Tusa”, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli
Una mostra in grado di ripercorrere le tappe fondamentali della presenza greca nel Golfo di Napoli, che un ruolo di primo piano ha avuto nello sviluppo socio-economico e culturale della Campania antica e, più in generale, nella formazione della cultura occidentale.
Parte giovedì 29 settembre “I Greci prima dei Greci. Alle
origini della presenza ellenica nel Golfo di Napoli”, un progetto
promosso da Procida Capitale italiana della cultura 2022 e nato dalla
collaborazione tra il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Parco
Archeologico dei Campi Flegrei, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e
Paesaggio per l’Area Metropolitana di Napoli e il Museo Civico di Procida
“Sebastiano Tusa”, con il contributo della Regione Campania.
Il percorso espositivo, che mostra al pubblico anche una serie di reperti
assolutamente inediti, si sviluppa così in tre luoghi, avviandosi idealmente al
Museo Civico di Procida, dove si presenta il ruolo di Vivara nella media età
del Bronzo come importante snodo commerciale nella rete di traffici marittimi
attivi nel bacino del Mar Mediterraneo: sull’isolotto giunsero dalla Grecia
intraprendenti mercanti micenei, alla ricerca di materie prime, soprattutto
metalli.
Il racconto prosegue al MANN con un focus sulla civiltà micenea e sulle attestazioni
materiali a essa riconducibili nel Golfo di Napoli, per poi soffermarsi sulle
relazioni tra Egeo e area campana nella prima metà dell’VIII secolo a.C. Siamo
ormai all’alba della colonizzazione greca in Occidente, che prese avvio con la
nascita di Pithekoussai, l’odierna Ischia.
L’itinerario si conclude al Castello di Baia, a Bacoli, sede del Parco
Archeologico dei Campi Flegrei, che giovedì 29 settembre ha ospitato la
conferenza di presentazione del progetto, dove si illustra la fondazione di
Cuma, che rappresenta il definitivo stanziamento sulla terraferma di genti
elleniche in Campania. Qui i Greci impiantarono una vera e propria città,
leggibile in ogni sua parte (abitato, necropoli, santuari).
“Con questa mostra straordinaria, ideata per esplorare il passato remoto della nostra civiltà sottolineando la centralità della Campania e del golfo di Napoli, abbiamo ancora una volta messo in relazione Procida, Capitale italiana della cultura, con i Campi Flegrei e Napoli, in un’ottica di relazioni che, avviandosi già con la redazione del dossier, ha percorso tutto il nostro programma culturale, divenendone linfa vitale. - sottolinea Agostino Riitano, Direttore di Procida Capitale Italiana della Cultura 2022 - L’esito è un percorso di visita che abbraccia tre grandi eccellenze dell’archeologia del nostro Paese, costruendo un ampio racconto in grado di affascinare il visitatore e di approfondire pagine affascinanti della nostra storia”.
“Siamo orgogliosi di poter mostrare all’Italia e al mondo la nostra storia, e ancor di più di farlo in sinergia con una serie di realtà istituzionali che hanno, sin dal primo momento, creduto nel progetto di Procida Capitale. Procida e i Campi Flegrei hanno molto da raccontare, anche attraverso l’archeologia, e questo percorso non potrà che accrescere il fascino delle nostre terre, in un anno così straordinariamente intenso”, sottolinea il sindaco di Procida, Dino Ambrosino.
“La mostra è di grande interesse perché mette al centro dell’attenzione le relazioni tra mondo Egeo e Occidente nel periodo che precede la colonizzazione greca dell’Italia meridionale. - sottolinea Teresa Elena Cinquantaquattro, Soprintendente 'Archeologia, Belle Arti e Paesaggio' per l'area metropolitana di Napoli - La Soprintendenza ABAP per l’area metropolitana di Napoli ha contribuito all’evento supportando le iniziative del Museo Civico di Procida ‘Sebastiano Tusa’ e partecipando all’allestimento del MANN: qui, in esposizione, i materiali restituiti dal villaggio dell’età Bronzo Recente e Finale (XIII-XII sec. a.C.) messo in luce tra il 2004 e il 2009 prima della costruzione dell’edificio progettato da Zaha Hadid. Di grande importanza le ceramiche micenee e italo-micenee che testimoniano l’apertura delle comunità locali ai contatti esterni lungo le rotte mediterranee”.
“Il Museo Civico di Procida è stato uno dei
punti cardine del dossier di candidatura di Procida Capitale Italiana della
Cultura. - spiega Nicola Scotto Di Carlo, Direttore del Museo Civico
Sebastiano Tusa - Con la Missione Archeologica Vivara, insieme alla
Soprintendenza Archeologica dell’area metropolitana di Napoli, e il percorso
del Museo Civico uniamo in un percorso fluido la ricerca scientifica, le
attività di tutela, conservazione e divulgazione delle provenienze dagli scavi
preistorici di Vivara. Vivara è la custode delle tracce più antiche di quelle
interazioni commerciali e culturali che avvenivano nel Mediterraneo.
Interazioni che significano contaminazioni tra i popoli che costruivano le basi
del loro sviluppo sociale, del loro modo di vivere e dell’articolazione delle
proprie economie. La collezione esposta delle ceramiche egee-micenee ne
fornisce piena testimonianza e avvia il percorso narrativo-espositivo de ‘I
Greci prima dei Greci’, per il quale, in pieno spirito di collaborazione,
vorrei ringraziare il Direttore del MANN Paolo Giulierini nell’aver concesso in
prestito al nostro Museo il corredo funerario cumano allo scopo di rafforzare
il legame tematico e bi-direzionale delle nostre rispettive collezioni”.
"Sin dalla nascita della candidatura – dice
il Direttore dell'Archeologico, Paolo Giulierini - il Museo
Archeologico Nazionale di Napoli fa orgogliosamente parte della grande squadra
di Procida Capitale italiana della Cultura. E non poteva essere diversamente,
non solo per il valore storico altissimo di questo territorio e la prestigiosa
vetrina guadagnata, ma soprattutto perché ispirati dal magnifico slogan 'La
cultura non isola', insieme rafforziamo sempre più le nostre
'reti'. Lo dimostra ancora una volta questa preziosa mostra 'diffusa' che al
MANN ha un suo significativo approdo nella sezione Preistoria e Protostoria. Il percorso propone pezzi mai esposti e vasi micenei
della collezione, rimandando alla storia antichissima di Procida e Vivara,
mentre al Museo Civico andrà in prestito un corredo funerario da Cuma. Un
nuovo straordinario invito a viaggiare sulle rotte flegree”.
“Molti sono i luoghi del Mediterraneo che incarnano il senso dell’incontro e del confronto tra popoli e culture e tra di essi sicuramente possiamo annoverare la costa flegrea. – dice il Direttore del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, Fabio Pagano - Nella metà dell'VIII sec. a.C. con la fondazione di Cuma la storia imprime una formidabile accelerazione allo sviluppo di un nuovo sistema di relazioni. Siamo abituati a studiare e valutare le conseguenze e gli esiti di questo importante avvenimento. Il progetto “I greci prima dei greci” ci porta invece a indagare il prima, a esplorare la complessità e la stratificazione delle relazioni culturali del Mediterraneo antico, i precedenti storici dei rapporti tra i greci e la Campania. Un progetto che indaga antiche reti di contatti e che si fonda sulla moderna collaborazione di Istituzioni territoriali che hanno lavorato insieme per ribadire la centralità dell’area flegrea nell’evoluzione storica e sociale del Mediterraneo”.
Al Museo Civico di Procida i frammenti di ceramica della media età del bronzo.
Nel Museo Civico di Procida
“Sebastiano Tusa”, con l’esposizione dei più significativi frammenti ceramici
egeo-micenei si segna un ideale avvio della narrazione espositiva
dell’itinerario compiuto da “I Greci prima dei Greci” lungo le coste flegree
nella media età del Bronzo.
Il percorso espositivo si articola nella sezione “Storia Antica dell’isola di
Procida” ed in particolare nella sala III “Il porto-approdo, la vita
quotidiana, gli incontri e gli scambi”. I manufatti sono provenienti dagli
scavi archeologici di Vivara, avviati da Giorgio Buchner nei primi anni ’30 e
poi ripresi e condotti sistematicamente dal 1976 fino ai giorni nostri. La
collezione esposta testimonia come i navigli provenienti dalle coste della
Messenia, della Laconia e dell’Argolide, giungevano a Vivara portando con sé
beni di prestigio, collane in pasta vitrea e vesti decorate con applique in
lamina d’oro, ma, soprattutto, grandi vasi da trasporto e raffinate coppe e
tazzette dipinte, brocche di finissima fattura e vasetti contenenti oli
profumati. Tra i reperti esposti particolare attenzione va attribuita a un
askos di piccole dimensioni che presenta una peculiare decorazione in vernice
brillante nerastra composta da piante di croco poggianti su due bande parallele
orizzontali. Così come occorre evidenziare l’esposizione di una giara di tipo
cananeo (di provenienza levantina o mediterraneo-orientale) che conteneva olio
vegetale aromatizzato con erbe aromatiche. Il rinvenimento di questa giara pone
l’attenzione su una ulteriore rete transmarina che doveva collegare, attraverso
una serie di scali intermedi nord-africani e siciliani, l’area levanto-cretese
e del Delta del Nilo con il canale di Sicilia, e di qui, probabilmente
attraverso scali posti a Occidente (come quello rappresentato dall’isola di
Mozia), con il basso Tirreno.
Il percorso espositivo del Museo Civico di Procida, quindi, è particolarmente
focalizzato nel rappresentare il ruolo di grande rilievo del comprensorio
Procida-Vivara nell’ambito dei traffici marittimi che collegavano la Grecia
micenea con l’Occidente durante il II millennio a.C.
Al Museo Civico di Procida, la mostra "I Greci prima dei Greci" sarà visibile, nei giorni di apertura, dal 29 settembre fino al 31 dicembre 2022; l’esposizione è curata dalle Archeologhe Monica Scotto di Covella e Federica Bertino.
Al Museo Archeologico Nazionale di Napoli un percorso che integra collezioni permanenti e reperti mai visti
Il viaggio de "I Greci prima dei Greci", al Museo
Archeologico Nazionale di Napoli, si dipana nelle sale delle sezioni Preistoria
e Protostoria e Isola d’Ischia: qui i manufatti in allestimento permanente, con
grafica e apparati didattici ad hoc che delineano il percorso tematico,
dialogano con alcuni reperti mai esposti sinora.
Il percorso prende avvio nella sala CXXIX con l’introduzione dedicata alla civiltà
micenea e alle "prime visioni" della mostra: si tratta di tre vasi
micenei rinvenuti in area egea, appartenenti al ricchissimo patrimonio
“sommerso” del MANN. I manufatti furono acquisiti
dal Museo tra fine Ottocento, quando l'assetto delle collezioni era ancora
legato a un criterio di tipo enciclopedico: fu Vittorio Spinazzola, allora
direttore dell'Istituto e degli scavi di antichità a Napoli, a commissionare
nel 1894, in Grecia, l’acquisto di due piccole giare a staffa insieme a
pochi altri manufatti; nel 1911, ancora, una giara piriforme proveniente da
Rodi giunse a Napoli dai Musei Reali di Berlino a titolo di permuta. Fra i
"mai visti in allestimento" rientrano anche interessanti materiali provenienti dal
sito dell’età del Bronzo recente di Afragola e concessi
in prestito dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l'Area
metropolitana di Napoli: tredici vasi d'impasto, un vaso di tipo miceneo,
quattordici frammenti di ceramica di tipo miceneo e due fibule in bronzo. Il
materiale ceramico rinvenuto ad Afragola ha un particolare rilievo perché
permette di ricostruire le relazioni che intercorrevano tra diverse aree del
Mediterraneo: alle suppellettili caratterizzate da uno stile tipico della
Pianura padana orientale si affianca, infatti, una cospicua produzione micenea,
che svela uno spaccato nuovo negli studi italiani sulla Protostoria. Queste
testimonianze aprono così ad un gioco di rimandi fra la collezione permanente e
l'esposizione temporanea del MANN: nella sala CXLVII sono custoditi,
infatti, i materiali da Vivara (età del Bronzo medio), espressione di una
cultura isolana che, insieme alle più recenti attestazioni dell'entroterra di
Afragola, danno testimonianza delle interazioni tra i micenei e l’area del
Golfo di Napoli durante l’età del Bronzo.
Il percorso prosegue nella sala CXXVII, dove alcuni manufatti di provenienza egea, appartenenti a corredi funerari dalle necropoli di Capua e Cuma, offrono lo spunto per illustrare i contatti tra Grecia e Campania nella prima età del Ferro. In conclusione dell'itinerario (sala CXXV) non può mancare un focus sull'isola d'Ischia e sulla nascita di Pithekoussai, inizio della colonizzazione greca in Occidente.
L’esposizione del MANN è integrata in un tour che coinvolge il Museo Civico di Procida e il Parco Archeologico dei Campi Flegrei: se a Procida si sviluppa l'incipit del percorso, con una dedica simbolica al ruolo di Vivara nell’età del Bronzo, ai Campi Flegrei, invece, il racconto si concentra sulla fondazione di Cuma, che rappresentò il primo stanziamento definitivo delle genti elleniche in Italia meridionale. L’esposizione al MANN si configura, dunque, come anello di congiunzione tra due momenti diversi: un legame che testimonia come la contaminazione culturale fosse all'origine di nuovi percorsi storici e culturali in epoca antica.
Al MANN la mostra "I Greci prima dei Greci" sarà visibile dal 29 settembre (inaugurazione: ore 17) fino al 31 dicembre 2022; l'esposizione è curata all'Archeologico da Giovanni Vastano, Responsabile della Sezione Preistoria e Protostoria
Al Parco Archeologico dei Campi Flegrei un itinerario legato alla città di Cuma
Al Parco Archeologico dei Campi Flegrei la mostra “I Greci prima dei Greci” si concentra, in particolare, su Cuma: dal momento fondativo, quasi contemporaneo all’impianto di Pithekoussai sull’Isola d’Ischia, al progressivo strutturarsi di una polis, leggibile in tutte le sue parti costitutive: necropoli, spazi sacri e aree residenziali. Cuma costituisce una vera e propria testa di ponte greca verso il cuore di un Tirreno già ampiamente frequentato e percorso da partners e competitors commerciali e culturali di altissimo profilo, con i quali la neonata città dialoga alla pari. Un simile scambio viene inoltre avviato molto precocemente con le popolazioni limitrofe, Etruschi e indigeni.
Il percorso si sviluppa nella sezione del Museo Archeologico dei
Campi Flegrei sito nel Castello Aragonese di Baia, nella sezione dedicata a
Cuma. Esso, snodandosi fra le sale in cui sono conservati reperti in
allestimento permanente, intende (ri)raccontare la storia più antica del sito
attraverso la rilettura di specifici oggetti e contesti dal valore particolarmente
evocativo e significante. Questo itinerario ideale comincia nella sala 6, che
espone corredi funerari preellenici frutto delle recenti indagini del Centre
Jean Bérard. Questi offrono lo spunto per raccontare “il prima” di Cuma, quando
l’area successivamente interessata dalla città greca era ancora occupata dalle
popolazioni pertinenti alla cosiddetta cultura “delle Tombe a Fossa”. Il
percorso prosegue nella sala 7, dove è custodita la famosa lekythos con
duplice iscrizione sul fondo: la prima redatta con lettere greche euboiche ma
di contenuto non greco, e la seconda costituita da due serie alfabetiche che
rimandano ad ambito euboico e corinzio, a testimonianza della molteplicità di
elementi culturali presenti a Cuma. Nella stessa sala, attraverso l’analisi dei
corredi pithecusani, si affrontano le problematiche relative alla
manifestazione di potere, rango e ricchezza nelle sepolture greche più antiche. La sala 8 offre invece
una panoramica sulle dinamiche insediative che sottostanno alla fondazione di
Cuma, sull’organizzazione spaziale della città e sulle preesistenze rispetto
all’impianto delle fortificazioni. Il percorso continua nella sala 9, in cui si
evidenziano le testimonianze relative ai santuari della città bassa. Quello
presso l’anfiteatro ha restituito interessanti dischetti in lamina di bronzo da
rimandare alla frequentazione di tale area sacra. Il percorso termina nella
sala 10, incentrata sulla necropoli cumana. Qui è possibile cogliere elementi
significativi della compagine sociale della comunità greca della prima fase
coloniale e desumere funzioni e ruoli dei defunti dalla lettura di singoli
oggetti di corredo.
La tappa del PAFLEG della mostra "I Greci prima dei Greci" costituisce il punto
ideale di arrivo del percorso che partendo da Procida e dai primi contatti
micenei e passando per Pithekoussai e i primi contatti coloniali, trova il suo
naturale esito nella fondazione di Cuma e nel progressivo strutturarsi di
un’area in cui le popolazioni coinvolte diventeranno presto non più greche, indigene
o etrusche, ma campane.
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