Un giardino di rose tardive che nascono fuori stagione, in momenti climatici difficili e non idonei al naturale sviluppo del fiore. Sono le rose che resistono ed insistono, che si danno una possibilità sempre, soprattutto in momenti nei quali gli andamenti ritmici interiori sembrano vacillare. Per questo progetto l’artista parte da una riflessione, ispirata da un brano tratto dal “Deserto” di Camus, sulle verità che possono emergere da uno sguardo puro e libero sul mondo che ci circonda, privo di giudizio, contemplativo e radicato nel presente. Per Camus l’intuizione arriva dalle rose tardive del Chiostro di Santa Maria Novella a Firenze, per Proust dalle madelaine a colazione. Una verità che Claudia De Luca intende come un possibile sempre aperto e mai concluso. Le rose tardive sono l’esempio di come la vita, anche nelle sue contraddizioni, ci appare comunque intensa ed è solo nell’afferrarla, nel farla propria che la possiamo riconoscere come autentica.
Un’esplosione di macchie di colori, una labirintica illuminazione nella quale le rose hanno resistito al tempo e alle intemperie esistenziali che il tempo porta con sé. Nelle opere in mostra Claudia De Luca utilizza prevalentemente pigmenti puri che mischia o con cera e olio di lino secco. Non mancano pennellate di nero, rosa e arancio che, ovviamente, fanno da sfondo necessario alla “rinascita” delle rose.
La mostra di Venezia chiude quindi questa trilogia e presenta dei lavori che fanno trasparire un racconto esistenziale denso. Una densità che però non ha solo caratteri di fragilità ma anche elementi di vigore e resistenza. L’intento dell’artista infatti è stato sempre quello di evitare l’autocommiserazione del dolore o la teatralizzazione dell’insicurezza. È andata direttamente alla pelle (in questo caso il tessuto) senza nascondimento o finzioni. Ha brutalizzato il tessuto, lo ha bruciato e strappato per poi ricucirlo, curarlo e riportarlo ad una dimensione di quiete. “Per questa mostra a Venezia, ho preparato lavori che valorizzano ciò che rinasce da un abbrutimento – afferma Claudia De Luca - E ciò che rinasce è sempre un “sì” alla vita ma anche un’accettazione del buio che ogni tanto ti viene a bussare”.
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