Se nel centro di Torino percorrete per intero la via Garibaldi, lasciandovi alle spalle piazza Castello e dirigendovi verso la piazza Statuto, significa che state camminando su quello che al tempo della Torino romana era il Decumano. Da Est vi dirigete verso Ovest, e ad un certo punto vi troverete nel punto dove allora sorgeva la porta Segusina. L’Ovest, il passaggio per attraversare le Alpi e giungere in Francia, o al contrario, come fecero i primi uomini della dinastia dei Savoia.
La città di riferimento che si trova sul cammino verso il confine è Susa, perla delle Alpi Cozie, un tempo chiamata Segusium, proprio in epoca romana, poi Segusia, Secusia e infine Susa. Susa e la sua bellissima Valle lunga un’ottantina di chilometri. Gli scorci panoramici di montagna, le tradizioni, i sapori e i vini.
Sulla presenza della vite in Valle di Susa non vi è nessun documento dell’epoca romana, si ritiene che la viticoltura fece la sua comparsa probabilmente a partire dal II secolo avanti Cristo lungo il versante sinistro della Bassa Valle e nella pianura intorno a Susa.
E’ nel “Testamento di Abbone” risalente al 739, che troviamo invece diverse località con vigne annesse, molte delle quali possono identificarsi con gli attuali Comuni di Gravere, Chiomonte, Giaglione e con parte del circondario di Susa. L’economia del settore vitivinicolo Valsusino nel corso dei secoli ha alternato fasi di floridezza ad altre di crisi. Infatti, la vitivinicoltura locale avrebbe potuto soccombere con l’attacco della fillossera, i conflitti bellici mondiali e l’industrializzazione della Bassa Valle, ma è stata più forte la volontà degli uomini che hanno sfidato le difficili condizioni ambientali di questo territorio montano.
Nel 1997 è nata la Denominazione di Origine Controllata Valsusa, a riconoscimento di chi ha investito la propria vita in quella che amiamo definire viticoltura eroica. Lavori manuali e tecniche tradizionali sono il denominatore comune poiché le viti crescono tra rocce e muretti in pietra che immagazzinano il calore diurno per poi restituirlo durante le ore notturne. I terrazzamenti che permettono di ricavare terreni coltivabili laddove la pendenza è troppo forte caratterizzano il paesaggio.
Numerosi sono i vitigni coltivati, ma Avanà e Becquét forniscono vini dalla forte identità territoriale di montagna e rappresentano il vero emblema di questa terra.
Il Consorzio per la Tutela e la Valorizzazione della DOC Valsusa, nato nel 1999, opera sotto il profilo tecnico e dell’immagine; ha il compito di vigilare sul rispetto del disciplinare di produzione e difendere la denominazione dal plagio. Funziona anche da supporto tecnico ed amministrativo per le aziende socie e tiene i rapporti istituzionali e di promozione generale della Denominazione di origine, anche fuori dal territorio regionale e nazionale.
La Denominazione di origine controllata “Valsusa” è riservata al vino rosso ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi nell'ambito aziendale la seguente composizione ampelografica: Avanà, Barbera, Becquét, Dolcetto e Neretta cuneese da soli o congiuntamente: minimo 60%; altri vitigni a bacca rossa, non aromatici, da soli o congiuntamente, per il restante 40% iscritti nel Registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino, approvato con decreto ministeriale 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti.
La denominazione “Valsusa” con la specificazione di uno dei seguenti vitigni: Baratuciat (unico bianco); Avanà; Becquét, è riservata ai vini ottenuti da uve provenienti da vigneti aventi, in ambito aziendale, la corrispondente composizione ampelografica per almeno 85%, possono concorrere le uve di altri vitigni a bacca di colore analogo da soli o congiuntamente, idonei alla coltivazione nella Regione Piemonte per un massimo del 15%, iscritti nel Registro nazionale delle varietà di vite per uve da vino, approvato con decreto ministeriale 7 maggio 2004 e successivi aggiornamenti.
La zona di produzione del vino “Valsusa DOC” comprende l'intero territorio amministrativo dei seguenti comuni della Provincia di Torino: Almese, Borgone di Susa, Bruzolo, Bussoleno, Caprie, Chianocco, Chiomonte, Condove, Exilles, Giaglione, Gravere, Mattie, Meana di Susa, Mompantero, Rubiana, San Didero, San Giorio di Susa, Susa, Villarfocchiardo.
La produzione complessiva attuale è di circa 80.000 bottiglie/anno commercializzate in parte direttamente in valle, presso le aziende, in parte sui mercati di Torino e provincia; alcune partite sono anche destinate ai clienti esteri, in particolare tedeschi.
Le denominazioni: Valsusa Doc,
Valsusa Doc Avanà, Valsusa Doc Baratuciat, Valsusa Doc Becquét.
Le Aziende associate al
Consorzio: ‘L Garbin Chiomonte, Casa Ronsil Chiomonte, Clarea Chiomonte Isiya
Exilles, Martina Giaglione, Occitania
Mattie.
In alcune delle cantine si possono gustare i vini in abbinamento ai piatti della cucina. Per esempio, presso l’Azienda Agricola “Martina” di Giaglione, potete trovare l’agriturismo “Crè Seren” che propone i piatti della tradizione utilizzando prodotti propri o di altre aziende Valsusine e dispone di 25 posti letto. Il tutto sempre all’insegna di forti passioni, sogni e speranze.
Oppure alla cantina “L Garbin” un bed & breakfast con due camere che si affacciano su un panorama d’eccezione e ora anche un ristorante. Marmellate e dolci fatti in casa completano un’accoglienza all’insegna della genuinità e del rispetto della natura. Oltre all’attività vinicola, si producono zafferano, mandorle, miele di castagno e millefiori e si conducono sperimentazioni sull’olivicoltura in montagna.
Per quanto riguarda i vini è doveroso sottolineare la spiccata territorialità che si riscontra nel bicchiere; piacevolissimo l’Avanà, raffinato il Becquét e deliziosa espressione enologica il Baratuciat. Vini che meritano di essere conosciuti ed apprezzati.
L’Avanà è un’antica uva autoctona dalla cui spremitura si ottiene un vino dal colore rosso rubino tendente al chiaro, i profumi sono decisamente freschi e richiamano la frutta e fiori primaverili; un vino di pronta beva dal retro gusto mandorlato che si consiglia di bere giovane.
Il Becquét è un vitigno più rustico anche se delicato soprattutto per l’oidio. Il vino che si ottiene rispetto all’Avanà è più corposo, dal colore rosso intenso e con note eleganti al palato. Un tempo utilizzato in blend con l’Avanà, proprio per dare corpo, oggi lo si trova in purezza e si addice all’invecchiamento.
Mentre il Baratuciat, al mio palato vera sorpresa di piacevolezza, è un’uva bianca dal colore verde giallo con sfumature dorate. Anch’esso vitigno autoctono del territorio dal quale si ottiene un bianco profumato e delicato, fresco e gioviale; interessate come aperitivo e ottimo compagno per piatti di pesce e più “modernamente” parlando del sushi.
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