Il caldo estremo che ha investito l’Italia non si vedeva dal 1800: il riscaldamento globale ha fatto segnare in giugno ben +2,88°C rispetto alla media del trentennio 1991-2020 - il secondo valore più alto di sempre per il primo mese dell’estate, battuto solo dal caldo record che è stato registrato nel 2003. Per il mondo del vino e delle vigne, l’equazione è semplice e intuitiva: alla siccità record corrispondono vigneti sotto stress. Fino a febbraio i livelli di piogge erano nella norma, mentre da marzo in poi si sono susseguite settimane particolarmente siccitose. La prolungata carenza di piogge - che nel 2022 si confermano scarsissime - sta mettendo senz’altro a dura prova i vigneti.
“Il cambiamento climatico oggi inizia ad essere avvertito, finalmente, come un’emergenza da parte dell’opinione pubblica”, rivela Stefano Malchiodi, enologo di Tenuta Mazzolino, piccolo clos di Borgogna nel cuore dell’Oltrepò Pavese che da più di quarant’anni esalta con i suoi vini la ricchezza enoica di questa terra lombarda a ridosso dell’Appennino. “È uno dei fattori su cui noi agricoltori stiamo concentrando la maggior parte dei nostri sforzi da almeno ormai da anni”
La cantina, infatti, nell’ultimo decennio si è impegnata a adottare una serie di pratiche intelligenti per contrastare i danni delle alte temperature.
“Per ovviare a questa allarmante situazione climatica, da anni mettiamo in atto la pratica del sovescio”, illustra Malchiodi. “Ultimamente anziché venire interrato, viene fatto rullare al suolo nel tentativo di ridurre l’irraggiamento e conservare la freschezza e l’umidità”. Proprio grazie al sovescio così, all’uso del letame, agli inerbimenti e alle minime lavorazioni, Tenuta Mazzolino punta ad aumentare la quantità di sostanza organica nel suolo “che – spiega Malchiodi - oltre a immagazzinare nel suolo importanti quantità di carbonio riducendone la presenza in atmosfera, è in grado di migliorare la conservazione dell’acqua a disposizione - ad oggi scarseggiante - e renderla disponibile per le piante per un tempo maggiore”.
La cantina, parallelamente alle altre soluzioni adottate, si impegna per evitare tagli troppo rasi del manto erboso, alla luce del fatto che - come ampiamente dimostrato - una sostanziosa copertura vegetale è in grado di ridurre l’irraggiamento solare al suolo e diminuirne sensibilmente la temperatura – anche di -15/20 °C. Ultimo ma non per rilevanza, l’abbandono totale della defogliatura e della cimatura: gli apici dei germogli, anziché essere tagliati, vengono avvolti sulla sommità del filare. “In gergo viene chiamiamo “cappello””, spiega l’enologo di tenuta Mazzolino. “Le vigne sembrano un po’ più scapigliate dei vigneti-giardino a cui la viticoltura moderna ci ha abituati ma i grappoli ne giovano perché l’ombra che si crea è nettamente maggiore.
“Crediamo fortemente che preservare al meglio le piante ed avere vigneti sempre più “vecchi” ci permetta di avere apparati radicali più profondi, equilibrati e resistenti, per affrontare quelle annate considerate climaticamente ‘estreme’”, aggiunge Francesca Seralvo, terza generazione alla guida della Cantina dal 2015 e convinta sostenitrice di questo approccio green della tenuta di Corvino san Quirico.
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