Una cosa è certa, ed è che nessuno è nato con la pentola in mano. Questi diavoli di cuochi hanno imparato a cucinare nel tempo, alcuni senza neanche conoscere le tecniche basilari di cucina. Pensate ad uno scrittore che non conosce l’alfabeto! Altri hanno studiato, vissuto esperienze, fatto sacrifici, creduto in un sogno. Eppure anche quando sai come si lavora ai fornelli, come si mettono insieme gli ingredienti, non significa che sei un cuoco.
E fu così che a
Torino, mentre attraversavo la grande Piazza Vittorio Emanuele, la mia mente
tornò ai pranzi assaporati presso Les Petites Madeleines, il prestigioso ristorante
del Turin Palace Hotel di Via Sacchi. Li sì che il cuoco è veramente un
cuoco: anzi, come costuma, uno chef!
E’ il giovane, ma
già esperto, Giuseppe Lisciotto che da quando ha preso in mano le redini della
cucina del ristorante è cresciuto costantemente, lavorando seriamente con passione,
sperimentando, confrontandosi e, perché no, qualche volta osando. A conferma,
se mai ce fosse bisogno, che credere ed investire nei giovani talenti sia stata
un’ottima scelta del gruppo gestionale del ristorante e in particolare del suo
direttore Piero Marzot.
Mentre attraversavo
la piazza: e adesso? Percorro prima la Via Po e poi la Via Roma. Alla mia
sinistra mi trovo l’affollata stazione ferroviaria di Porta Nuova; attraverso
il grande corso e dopo pochi passi sono di fronte all’ingresso dell’hotel. Ci
torno volentieri, c’è aria di una nuova stagione nei raggi del sole e nei
piatti della “Carta di Primavera” del ristorante. Prima di immergermi nei
sapori, seduto ad uno degli eleganti tavoli del ristorante, il mio pensiero
viene stimolato da una considerazione.
Questi ultimi due
anni sono stati segnati da oggettive difficoltà per chi lavora nel mondo della
ristorazione e dell’ospitalità. Mesi e mesi che hanno però, quasi per assurdo,
un merito: avere regalato tempo! E questo per chi ha saputo approfittarne è
stato il momento buono per approfondire le proprie competenze, ma anche per
riflettere sull’approccio nell’elaborazione di un piatto e come proporlo alla
clientela. E’ il caso di Giuseppe Lisciotto che, tra uno stop e l’altro, ha
colto la palla al balzo per vivere nuove esperienze operative. Una riflessione
di concetto che ha consentito di strutturare la “Carta di Primavera” de Les
Petites Madeleines, con una identità netta per ogni proposta, ogni piatto, con
un’attenzione profonda all’uso degli ingredienti e nei loro abbinamento. Un
osare diverso, con meno sperimentazione e più attenzione alla sensibilità del
palato.
Sapori scanditi,
puliti e un’alta riconoscibilità degli ingredienti il tutto contraddistinto
dalla semplicità. Chiare e decise le linee guida praticate, non solo nel
definire i piatti del menù, ma anche il loro impiattamento, in cui l’eleganza e
il buon gusto sono ben presenti.
Il contenuto regala
gustose armonie, mentre la forma appaga l’occhio goloso. Sapori evocativi della
migliore cultura gastronomica regionale italiana capaci di contaminarsi senza
prevaricarsi. E allora mi tuffo nel mare della nuova carta primaverile e
rimango piacevolmente sorpreso dal risotto con crema di topinambour, ’nduja, aglio
nero e liquirizia, un piatto eccellente in cui le origini calabresi dello chef
abbracciano ingredienti di altre terre, creando un mosaico di piacevolezze.
E quindi il mio
fantastico ricordare torna prepotentemente presente da vivere. Lo scrittore che
scrive, il pittore che dipinge e lo chef che esprime ed imprime nel piatto il
suo sentire. Una carta ricca di proposte che in parte devo assaggiare. Il
morale acquista vigore piatto dopo piatto, la gentilezza del personale di sala
è rassicurante, gli abbinamenti enologici del sommelier sorprendenti e tutto il
resto del mondo con le sue angosce alle spalle per tutto il pranzo.
Capasante, vellutata al Vermouth e puntarelle, petto di
quaglia e carote alla brace, due degli antipasti che vi consiglio. Per i primi
il citato risotto oppure degli gnocchi di barbabietola, fonduta di “Blu del
Monviso” e spugnole (morchelle). Poi passo ai secondi piatti: astice, fagioli bianchi
in casseruola e bietole e ancora petto d’anatra, cardo gobbo e arancia. Per il
dolce non ho dubbi sulla piacevolezza della vaniglia con nocciola, mela Red
Moon, cannella e karkadè.
Sono alcune delle creazioni primaverili del ristorante, la
carta è molto più ampia con proposte gourmet per veri intenditori del gusto.
D’altronde l’obiettivo de Les Petites Madeleines è proprio quello di sviluppare
l’offerta culinaria per la stagione primaverile facendo della semplicità il vero
tratto distintivo di ogni piatto, lasciando la parola alla qualità degli
ingredienti e alla forza creata dal loro abbinamento. Alle spalle di ogni
ricetta ci sono infatti uno studio attento ed approfondito di ogni componente
ed una serie di esperimenti per cercare di valorizzarli al meglio.
Se ricordare il ristorante è stato bello, riviverlo al tavolo
è stato bellissimo. Diavolo di uno chef!!!
Fabrizio Salce
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