Galleria Milano
Via Manin 13, Via Turati 14 – Milano
Betty Danon, Memoria del segno sonoro, 1978
Courtesy Galleria Milano, Archivio Betty Danon e Galleria Tiziana Di Caro
Ph. Roberto Marossi
Dopo il successo riscontrato dalla mostra di Enzo Mari, la Galleria Milano continua il suo percorso di ricerca filologica sugli artisti con cui ha collaborato negli anni Settanta dedicando un’antologica a Betty Danon (Istanbul, 1927-Milano, 2002). Artista italiana di origine turca, trasferitasi in Italia negli anni Cinquanta, dopo un inizio pittorico astratto, è stata una figura centrale nell’ambito delle sperimentazioni della poesia visiva e poi della Mail Art. Poliglotta, multiculturale, lontana dalle logiche del mercato e del sistema dell’arte dominante, da qualche anno sta cominciando a ricevere la giusta attenzione che merita: la mostra alla Galleria Milano intende contribuire a questo processo in atto ricostruendo alcune delle tappe fondamentali della sua poetica, facendo luce su aspetti di massimo interesse ancora poco noti.
Il percorso espositivo in Galleria inizia con le tele geometriche realizzate all’inizio degli anni Settanta (1971-1973), dove sono formalizzate strutture geometriche che rivelano il suo interesse per la psicologia junghiana e la filosofia orientale. Questi acrilici prevalentemente sui toni del grigio-azzurro, da lei chiamati “pitture atonali”, vengono esposti per la prima volta alla Galleria San Fedele nel 1972 e coincidono con il suo lancio nel mondo dell’arte. Nella sua Dichiarazione di poetica, l’artista definisce il cerchio “partenza”, “archetipo magico”, “eterno perfetto”, che si spezza e scompone dividendosi in giochi percettivi.
Contestualmente alle sperimentazioni pittoriche, tra la fine del 1972 e il 1973 inizia a lavorare con i pentagrammi e con le sue Finestre di cielo, collage animati da segni indecifrabili in cui si alternano elementi programmati e casuali. Nel 1973 sfociano poi nelle “partiture astratte”, esposte alla Galleria Milano nell’aprile del 1977, quando Carla Pellegrini apre i suoi spazi alla personale Suono e segno. In queste opere, forse le più note, la linea e il punto sono intesi come base di partenza per una riflessione sulla riduzione al grado zero della comunicazione, in senso semantico ma anche esistenziale, come evidente anche in Super L.P. (1973-75) dove i due elementi declinano le sette fasi della vita dell’uomo. Nella stessa occasione, in Galleria, si tengono diverse audizioni della performance punto-linea… e la presentazione dell’omonimo libro d’artista, ritenuto da Roland Barthes “perfetto” e da Mirella Bentivoglio capolavoro assoluto. Quest’ultima invita Betty Danon alla Biennale di Venezia del 1978 nella collettiva Materializzazione del linguaggio, dove porta l’azione Memoria del segno sonoro, in cui scrive con inchiostro simpatico su un foglio pentagrammato, per poi applicarvi delle pennellate d’inchiostro blu, accostamento che ritorna anche in altre opere come Giochi prospettici (1973).
Il suono, come è evidente, è sempre più centrale nel suo lavoro, tanto che le sue partiture sono eseguite anche da altri artisti, come Georg De Cristel, che nel 1976 suona alla Galleria Milano una sua partitura astratta, di cui nella mostra attuale è udibile la registrazione sonora. Negli anni successivi vedremo nuovi sviluppi con nuove serie: variazioni sul tema, pentagrammi con numeri, con uccelli (Migratory Poems, 1978), sovrapposti a paesaggi (Sounds of Rome, 1979, Sounds of Venice, 1980). I pentagrammi in serigrafia vengono manipolati con interventi a pastello (Senza titolo, 1970-77), non mancano le sperimentazioni con le stampanti Xerox (Ku-Zu Poems, 1987), mentre la componente di aleatorietà, dichiarata nei primi anni Settanta sin dal titolo di opere come Casualità (1973), rimane centrale.
Nel 1979, Betty Danon spedisce ad altri artisti dei cartoncini sui quali lei stessa ha stampato dei pentagrammi: le rispondono in circa duecento, da cui Io & gli altri, sua prima esperienza di Mail Art, che diventerà una mostra presso la Galleria Apollinaire di Guido Le Noci. L’operazione ha il plauso di molti ma attira anche diverse critiche: stanca del “magnifico mondo dell’arte”, si ritira dall’ambiente delle gallerie e continua la sua ricerca artistica nella direzione della Mail Art, generando una impressionante mole di opere, oggi patrimonio imprescindibile conservato per la maggior parte negli Archivio del '900 del Mart di Rovereto (Fondo Betty Danon). La Galleria Milano ne restituisce una piccola parte, con elementi della corrispondenza con David Cole, Pablo Echaurren, Amelia Etlinger e Scott Helmes.
La mostra, arricchita da diverso materiale documentativo e presentata da un catalogo con testo introduttivo di Bianca Trevisan, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Betty Danon e la Galleria Tiziana Di Caro.
In una serata dedicata, il musicista sperimentale Elio Marchesini eseguirà alcuni brani dalle “partiture astratte”.
Si ringrazia l’Archivio del '900 del Mart per la disponibilità
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