Milioni
d’italiani hanno eliminato latte e
derivati per supposta intolleranza allo zucchero del latte - Un nuovo
studio dell’Osservatorio Grana Padano evidenzia la crescita
dell’ingiustificata eliminazione che aumenta il rischio di malnutrizione
ed è un pericolo per la salute
pubblica
(Desenzano del Garda, Brescia, 28 ottobre 2021) -
L’intolleranza al lattosio è meno diffusa di quanto si creda. Tuttavia,
la
frequente incidenza di questo disturbo nella popolazione deriva spesso
da test non validati scientificamente, eseguiti anche in ambienti
sanitari,
dalla moda vegana e da varie leggende metropolitane. Purtroppo, questo
comporta spesso un’inutile esclusione di latte e derivati dalla dieta.
Secondo l’Istituto Superiore di Sanità, questa intolleranza interessa
circa il 40% degli italiani, ma ci sono milioni di persone che si
ritengono intolleranti e per questo eliminano latte e latticini dalla
dieta ingiustificatamente.
L’Osservatorio nutrizionale Grana Padano ha realizzato un nuovo studio
su un campione di 6.000 persone da cui emerge che il consumo di latte e
derivati è calato del 5% in due anni, nonostante l’industria alimentare
abbia aumentato l’offerta di alimenti delattosati. Il 31%
non consuma nessun tipo di latte, il 77% non utilizza il latte intero,
il 41% non utilizza latte parzialmente scremato. A ciò si aggiunge che
lo yogurt non è consumato dal 30% degli intervistati e che il 48% assume
meno di 100 g di formaggio fresco o 50 g di stagionato alla settimana
(come consigliato invece dalla dieta mediterranea).
Gli studi scientifici più recenti dimostrano che l’abolizione totale di
latte e derivati non ha alcun senso: in una dieta equilibrata
è un errore eliminare, o ridurre significativamente, il consumo di latte
e latticini. Considerato anche che l’intolleranza primaria (la
più comune) è causata da un’insufficiente presenza dell’enzima lattasi e
che la reintroduzione controllata di latte e
latticini stimola la produzione di lattasi e porta il soggetto
intollerante a digerire il lattosio nelle porzioni consigliate dalle
linee guida di una
equilibrata alimentazione.
“È in atto ormai da alcuni anni una ‘campagna’ contro latte e latticini, non giustificata da evidenze scientifiche
– spiega la Prof.ssa Michela Barichella dell’Università degli Studi di Milano e membro del Comitato scientifico
dell’Osservatorio nutrizionale Grana Padano - È sempre più
frequente l’utilizzo di bevande vegetali al posto
del latte e chi ha un’intolleranza al lattosio, anche solo lieve o
moderata, tende a eliminare tutti i latticini e quindi nutrienti come
calcio,
zinco, fosforo, selenio, vitamina A, B12 e proteine ad alto valore
biologico con i 9 aminoacidi essenziali. Le bevande vegetali non sono in
grado di
apportare sufficientemente tali nutrienti. Inoltre, anche in caso
d’intolleranza si possono assumere i nutrienti del latte da formaggi che
ne
sono dei veri concentrati e naturalmente privi di lattosio come il Grana
Padano DOP”.
L’intolleranza al lattosio è dose dipendente, è importante non eliminare
completamente il lattosio dalla dieta, salvo i casi
gravi, perché la mancata introduzione dello zucchero del latte comporta
inevitabilmente la perdita dell’enzima che lo digerisce: la
lattasi.
Un’insufficiente presenza dell’enzima lattasi può causare intolleranze più o meno gravi o temporanee. L’intolleranza
al lattosio ha quindi diverse facce e si può presentare con sintomi più o meno acuti secondo la quantità di enzimi presenti in
grado di digerire quantità più o meno grandi di lattosio, ma di che intolleranza si tratta non è chiaro a tutti coloro che si
ritengono intolleranti e per questo spesso escludono totalmente latte e latticini.
L’intolleranza al lattosio va verificata, non può essere solo supposta, e
per farlo occorre sottoporsi all’Hydrogen Breath Test,
un’indagine affidabile eseguita in ambito ospedaliero: prevede la
somministrazione di una dose standard di lattosio per poi misurare
l’idrogeno espirato, la cui quantità indica l’intolleranza che può
essere grave, lieve o moderata. Proliferano invece
proposte di test e autodiagnosi, non solo su Internet, che aumentano la
diffusione dell’idea che latte, latticini e formaggi facciano male alla
salute. Questa idea costituisce un pericolo per la salute pubblica
perché aumenta la riduzione del consumo di alimenti che invece sono
correlati a importanti benefici per la salute, come dimostra la ricerca
scientifica di cui gli esperti dell’Osservatorio Grana Padano hanno
stilato una sintesi dei più significativi:
MUSCOLI E OSSA
La superiorità biologica e l’elevata disponibilità delle proteine di
latte e formaggi, insieme all’alto contenuto di
vitamina B12 e minerali biodisponibili come il calcio, rallentano la
perdita di massa muscolare (sarcopenia) e di massa ossea riducendo il
rischio di
osteoporosi e carie dentarie.
ANTI-AGING
Le proteine della caseina, aminoacidi come la lattoferrina e gli enzimi
contenuti in alte quantità in latte e derivati hanno un effetto
anti-aging, combattono i radicali liberi e lo stress ossidativo grazie
anche al contenuto di zinco, selenio e vitamina A.
PERDITA DI PESO
Assunti nelle quantità adeguate alle esigenze energetiche e nel rispetto
dell’equilibrata alimentazione, i formaggi hanno un impatto
neutro sul peso corporeo, se non addirittura una protezione della massa
magra. Se inseriti in una dieta ipocalorica, aiutano a perdere più
chili e snelliscono il girovita.
Difese immunitarie
I formaggi stagionati come il Grana Padano DOP o il Provolone sono
ricchi di acido butirrico, un potente antinfiammatorio riequilibrante
del
microbiota intestinale.
COLESTEROLO
Una dieta per il controllo del colesterolo deve avere un consumo
moderato di zucchero e carni e può prevedere il consumo di latte e
formaggi
secondo le quantità e frequenze settimanali dell’equilibrata
alimentazione.
MALATTIE CARDIOVASCOLARI
Il consumo di latte e derivati non è associato al rischio
cardiovascolare, anzi. È invece associato a una protezione e al
diminuito
rischio di ipertensione.
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