A cura di: Cristina Acidini, Virginia
Bertone
Coordinamento tecnico-scientifico: Silvestra Bietoletti, Francesca Petrucci
Coordinamento tecnico-scientifico: Silvestra Bietoletti, Francesca Petrucci
Gli antefatti, la nascita
e la stagione iniziale e più felice
della pittura macchiaiola, ossia il periodo che va dalla sperimentazione
degli anni Cinquanta dell’Ottocento ai capolavori degli anni Sessanta, saranno
i protagonisti della mostra che per la prima volta alla GAM - Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino valorizzerà il dialogo
artistico tra Toscana, Piemonte e Liguria nella ricerca sul vero.
“I Macchiaioli. Arte italiana verso la modernità”, organizzata e
promossa da Fondazione Torino Musei,
GAM Torino e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, a cura di Cristina Acidini e Virginia Bertone, con il coordinamento tecnico-scientifico di Silvestra Bietoletti e Francesca Petrucci, vede la collaborazione
dell’Istituto Matteucci di Viareggio e
presenta oltre 80 opere provenienti
dai più importanti musei italiani, enti e collezioni private, in un ricco
racconto artistico sulla storia del movimento, dalle origini al 1870, con affascinanti confronti con i loro
contemporanei italiani.
L’esperienza dei pittori
macchiaioli ha costituito uno dei momenti più alti e significativi della volontà di rinnovamento dei linguaggi
figurativi, divenuta prioritaria alla metà dell’Ottocento. Fu a Firenze che i giovani frequentatori del
Caffè Michelangiolo misero a punto la ‘macchia’. Questa coraggiosa
sperimentazione porterà a un’arte italiana “moderna”, che ebbe proprio a Torino, nel maggio del 1861, la sua prima
affermazione alla Promotrice delle Belle Arti. Negli anni della sua
proclamazione a capitale del Regno
d’Italia, Torino visse una stagione di particolare fermento culturale. È
proprio a questo periodo, e precisamente nel 1863, che risale la nascita della collezione civica d’arte moderna
- l’attuale GAM - che aveva il compito di documentare l’arte allora
contemporanea.
A intessere un proficuo dialogo con la pittura macchiaiola è la prestigiosa
collezione ottocentesca della GAM, che favorisce un’inedita occasione di
studio. In questa
prospettiva un’attenzione particolare viene restituita ad Antonio Fontanesi, nel bicentenario della nascita, agli artisti
piemontesi della Scuola di Rivara (Carlo Pittara, Ernesto Bertea,
Federico Pastoris e Alfredo D’Andrade) e ai liguri della Scuola dei Grigi
(Serafino De Avendaño, Ernesto Rayper), individuando nuovi e originali elementi
di confronto con la pittura di Cristiano
Banti, Giovanni Fattori, Telemaco Signorini,
Odoardo Borrani, protagonisti di
questa cruciale stagione artistica.
IL PERCORSO
Il percorso prenderà il
via con il racconto della formazione dei
protagonisti, necessario per far apprezzare a pieno il contributo
innovativo dei Macchiaioli all’interno della storia dell’arte. Dalle opere di
pittori e maestri accademici di gusto romantico o purista, come Giuseppe Bezzuoli, Luigi Mussini, Enrico
Pollastrini, Antonio Ciseri, Stefano Ussi, ai giovani futuri
macchiaioli come Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Cristiano Banti, Odoardo
Borrani: attraverso il confronto delle opere sarà evidenziata la loro
educazione tradizionale, rispettosa dei grandi esempi rinascimentali.
A punteggiare la mostra
è la partecipazione delle opere scelte alle
prime Promotrici di Belle Arti e alla prima Esposizione nazionale di Firenze
del 1861; sullo sfondo è la visita
all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1855, che fu un avvenimento decisivo
per i giovani macchiaioli, suscitando grande curiosità ed emulazione nei
confronti della nuova visione “oggettiva” e diretta. In questa cornice, sarà presentato al pubblico il dialogo che sospinse alcuni artisti tra
Piemonte, Liguria e Toscana a condurre le ricerche “sul vero”. Furono anni di sperimentazione in cui le
ricerche sul colore-luce, condotte en
plein air, crearono un comune denominatore tra pittori legati in gruppi e
cenacoli, di cui l’esempio più noto fu quello dei Macchiaioli toscani.
Si affronta quindi la sperimentazione della macchia applicata
al rinnovamento dei soggetti storici e di paesaggio, con opere degli anni
Cinquanta e dei primi Sessanta, durante i quali talvolta gli amici si trovavano
vicini a dipingere lo stesso soggetto da angolature di poco variate, così da
evidenziare il loro percorso comune e il proficuo dialogo intessuto in quegli
anni di profondi mutamenti non solo artistici, ma politici e culturali in senso
ampio.
A seguire si propongono le scelte figurative dei Macchiaioli
dall’Unità d’Italia a Firenze capitale e gli ambienti in cui maturò il linguaggio macchiaiolo: dalle
movimentate estati trascorse a Castiglioncello,
nella tenuta di Martelli, ai più pacati pomeriggi autunnali e primaverili a Piagentina, nell’immediata periferia
fiorentina, ove gli artisti si erano ritirati a lavorare al riparo dalle
trasformazioni della Firenze moderna, accentuate dal 1865 dal suo ruolo di
capitale dell’Italia unita.
L’ultimo capitolo del
viaggio affianca alle opere l’esperienza cruciale di due riviste: il «Gazzettino delle Arti del Disegno»,
pubblicata a Firenze nel 1867, e l’«Arte
in Italia», fondata due anni dopo a Torino e che accompagna le vicende
artistiche italiane sino al 1873. Sulle colonne del «Gazzettino» Martelli, Signorini
e altri critici presentano il loro sensibile e acuto spirito di lettura nei
confronti delle espressioni contemporanee europee e la consapevolezza di una
ulteriore svolta evolutiva della pittura, che si lascia alle spalle il pur
glorioso linguaggio della macchia, che, a quel punto, mostrava di aver compiuto
il suo ruolo innovatore. Un impegno sul fronte della critica destinato
idealmente a proseguire sul mensile «L’arte in Italia», rivista che contribuì
al rinnovamento dell’ambiente artistico piemontese con personalità come
Giovanni Camerana, tra i più lucidi sostenitori delle ricerche sul vero
condotte da Fontanesi e dalla Scuola di Rivara. Ciò che la mostra restituisce è
quindi l’occasione non solo per ammirare capolavori
assoluti della pittura macchiaiola, ma permetterne una migliore
comprensione sottolineando il dialogo che
ha unito gli artisti di varie parti
d’Italia nella ricerca tesa alla modernità.
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