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venerdì 9 febbraio 2024

Mudec presenta MARTIN PARR Short & Sweet

 




Mudec Photo, dal 10 febbraio al 30 giugno 2024

Oltre 60 fotografie selezionate dall’autore insieme all’installazione Common Sense composta da

circa 200 scatti e una intervista inedita, per ripercorrere la carriera di uno dei più famosi

fotografi documentaristi contemporanei.

a cura di

Martin Parr

con la collaborazione di

Magnum Photos

“Si può imparare di più sul Paese in cui si vive da un comico

che dalla conferenza di un sociologo.”

Martin Parr

Il suo sguardo è immediatamente riconoscibile, una lente di ingrandimento a colori vivaci che

crea storie partendo dalla realtà, che cattura momenti autentici e spesso eccentrici della vita

quotidiana cogliendo l'essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del

dettaglio perfetto, che offre una prospettiva unica e spesso provocatoria della società

contemporanea.

Martin Parr (classe 1952) – senz’altro uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati

e riconosciuti del nostro tempo – sceglie Mudec Photo per un progetto espositivo curato

direttamente da lui insieme a Magnum Photos, con cui il Museo delle Culture di Milano

continua la fortunata collaborazione sulla fotografia di reportage e documentaria avviata nel

2022 con le mostre su Henri Cartier-Bresson e Robert Capa.

Questo nuovo progetto insiste su soggetti raccontati al visitatore in piena coerenza con la

rinnovata visione del Museo, che da due anni ormai è sempre più incentrata su tematiche

antropologiche e sulla narrazione di visioni d’arte grazie ai linguaggi del contemporaneo.

Apre dunque al pubblico dal 10 febbraio al 30 giugno 2024 la mostra Short& Sweet, prodotta

da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e che vede

Fondazione Deloitte come Institutional Partner della mostra, in cui Martin Parr presenta

oltre 60 fotografie da lui selezionate appositamente per questo progetto e presentate insieme

al corpus di immagini della serie Common Sense, che lo ha reso famoso, per ripercorrere,

anche attraverso una intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta

Valtorta, la carriera di uno dei più famosi fotografi della nostra epoca.

LA MOSTRA.

Attraverso una cronaca fotografica senza filtri e fuori dalla

retorica, il percorso espositivo si apre ‘in bianco e nero’,

ovvero con la serie "The Non-Conformists", immagini

scattate dal 1975 al 1980 da un inedito, giovane e ispirato

Parr, appena terminata la scuola d’arte. Per questo progetto,

l’autore all'età di ventitré anni, Martin Parr, insieme alla sua

compagna (e futura moglie) Susie Mitchell, si muove della

metropoli londinese verso le periferie dello Yorkshire. Per

cinque anni, la coppia documenta quotidianamente gli eventi a cui assiste, in particolare quelli

dei Non Conformisti, dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando

numerose nella zona. Martin fotografa sia l'ambiente circostante che le vite dei colletti blu di

operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il

naso”, realizzando un documento storico e toccante che definisce il carattere ferocemente

indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.

Prima di approdare alle più conosciute serie a colori, la mostra prosegue con l’ultimo progetto in

bianco e nero sviluppato da Parr, "Bad Weather”, realizzato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio

degli ’80, e pubblicato nel 1982. L’idea di Parr era quella di creare un lavoro incentrato su

un’ossessione britannica. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale. Con una fotocamera

subacquea, Parr si getta sotto le tipiche condizioni meteorologiche inglesi: acquazzoni,

pioggerelline, tempeste di neve documentate rigorosamente tra Inghilterra e Irlanda. “Di

solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole – afferma Parr - e mi

piaceva l'idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole

tradizionali”.

Con scanzonata serietà, la serie unisce espressioni e reazioni delle persone che vivono

costantemente sopportando temperature pungenti e clima uggioso. Parr, in questo modo,

rivolge lo sguardo all’umanità piuttosto che all’iconico e ben noto paesaggio britannico.

Il primo progetto a colori di Parr è "The Last Resort" (1982-

85), amaramente ironico reportage condotto dal fotografo

sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool,

nella metà degli anni ’80, ovvero in un periodo di profondo

declino economico in cui versava il nord-ovest

dell'Inghilterra. Tra satira e crudeltà - non priva di una certa

tenerezza per i suoi connazionali inglesi - ritrae famiglie a

basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola località

balneare in declino vicino a Liverpool. Vista attraverso

l'obiettivo di Parr, quella che avrebbe dovuto apparire come

una località di villeggiatura estiva assume l'aria di una zona industriale. In The Last Resort,

Martin Parr evoca la sua nostalgia per gli anni '60, creando il primo esempio di reportage

spietato e lucido sulla fine di un mondo (quello operaio) e dei suoi valori, nonché

l'avvento di una nuova concezione consumistica della vita, la decadenza della società del

benessere e del consumo.

Probabilmente il suo lavoro più famoso, The Last Resort presenta foto scattate con una

macchina fotografica di medio formato e un flash a luce naturale, primo esempio del

caratteristico e audace colore saturo di Parr, che aggiunge energia e vitalità alle sue immagini,

influenzate dalla fotografia a colori americana di William Eggleston (nato nel 1939) e Garry

Winogrand (1928-84).

Sullo stesso registro si mantiene l’installazione “Common Sense”:

oltre 200 fotografie in formato A3, selezionate tra le 350 esposte

nella mostra omonima del 1999 che offrono uno studio ravvicinato

del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare

occidentale ed europea. Combinando tutti gli elementi che avevano

caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, la

serie dà seguito all'ossessiva ricerca visiva dell’artista di tutto

ciò che è volgare, stonato, assurdo. Quando viene presentato in mostra, Common Sense viene

installato come un’ampia e compatta serie di immagini dai colori vivaci tra loro accostate,

stampate a buon mercato con l’utilizzo di una macchina Xerox a colori. La mostra fu allestita

contemporaneamente in quarantuno sedi in diciassette Paesi, conquistando così il Guinness

World Record. Parr eccelle qui nella resa di soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla

volgarità contemporanea, che coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza

precedenti.

Gli scatti e le composizioni dinamiche, fatte di accostamenti audaci, di oggetti pesantemente

kitsch, vengono riprese da angoli insoliti, con inquadrature ravvicinate e utilizzando

prospettive inedite, creando così scatti che catturano l'attenzione e suscitano interesse.

Fondamentale diventa l’attenzione al dettaglio, attraverso il quale Parr riesce a cogliere gli

elementi distintivi di un luogo o di una situazione, e quindi in ultima analisi della cultura e della

società che egli si trova a descrivere.

Per la mostra al Mudec “Short & Sweet”, “Common Sense” si presenta come un accumulo di

immagini dai colori vivaci, stampate a basso costo su carta A3 con una macchina Xerox a colori

e riadattate nello spazio secondo un ordine originale e site-specific.

Negli anni Novanta lo sguardo di Martin Parr si rivolge al resto del mondo e allo strano universo del

turismo di massa. La serie “Small World” (1989 – 2008) riguarda ancora una volta questo tema e

la volontà di Parr di condurci in molti tra i siti più frequentati e famosi, mostrando la differenza

tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall’“uso” che il turista fa del

luogo stesso. In questa serie, il fotografo segue le orme del turista medio – come potremmo

esserlo tutti noi - e, attraverso le sue fotografie, tenta di rivelare la grande farsa del viaggio, che

è, per la maggior parte delle persone, un'attività di svago resa possibile solo di recente, in

seguito allo sviluppo degli aerei di grandi dimensioni e delle compagnie aeree a basso costo.

Con il turismo Martin Parr ci presenta uno specchio particolarmente crudele,

standardizzato fino all'assurdo, il mondo del turismo assomiglia sempre più a un sogno

annacquato e omogeneizzato, il cui modello ultimo sarebbe Las Vegas.

Insieme al turismo c’è poi il tema del ballo con la serie

“Everybody Dance Now” (1986 -2018). Secondo Martin Parr, a

parte la fotografia, la danza è probabilmente la forma di

espressione più democratica. Unisce le due arti in questa

ricerca nella quale, da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, ha

fotografato per oltre trent’anni, tra il 1986 e il 2018, svariati tipi di

ballo, ballerini vivaci, lezioni di aerobica, feste in ogni parte del

mondo, danze del tè. Il lavoro è uno studio puntuale sui corpi,

sulle loro proporzioni e sulla pelle, sui movimenti, i diversi abiti,

le calzature, i make-up, le espressioni dei volti in quella particolare attività del tempo libero,

insieme naturale e culturale, che per tutti è il ballo. Emerge dai suoi scatti una folle energia,

dove il corpo collettivo si manifesta senza riserve e pudori.

L’Inghilterra è sempre stata la materia preferita di Martin Parr. Le sue numerose serie

fotografiche comiche, dogmatiche, affettuosamente satiriche e colorate documentano cosa

significa essere inglese oggi. Con la serie recente “Establishment” (2010 – 2016) Martin Parr

prosegue dunque il grande progetto di fotografare l’establishment britannico, le élite che

governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, reinventando i

cliché dell'“inglese”, trasformandoli in rivelazioni provocatorie. Parr continua il suo grande

progetto di fotografare le élite che governano il paese e i loro curiosi rituali.Ecco dunque i luoghi

e i personaggi della politica, le sedi del potere, le università più famose. La ricerca mette

crudamente in luce, come è tipico dell’autore, le convenzioni sociali che si ripetono nel tempo,

i comportamenti analizzati fin nei minimi gesti, l’abbigliamento, le espressioni, gli sguardi, le

piccole ossessioni, le tradizioni che si esprimono negli arredi e negli oggetti.

Si prosegue con un soggetto con cui Parr si è sempre

confrontato, la spiaggia; la serie “Life’s a Beach” (2013)

mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in

un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo

mostrarsi in pubblico. Nel Regno Unito, è impossibile

trovarsi a più di 75 miglia dalla costa, e con così tanto mare

non sorprende che in Gran Bretagna esista una forte

tradizione di scattare foto sulla spiaggia. Le persone

possono rilassarsi, essere sé stesse e sfoggiare tutti i piccoli aspetti di quel comportamento

leggermente eccentrico che è tipico dei Britannici. Negli Stati Uniti c'è una forte tradizione della

fotografia di strada, nel Regno Unito della ‘fotografia da spiaggia’. Martin Parr fotografa questo

soggetto da molti decenni (gli scatti presentati in mostra vanno dal 1986 al 2018),

documentando tutti gli aspetti di questa tradizione, compresi primi piani di bagnanti, nuotate

e picnic.

Attento al costume, alle convenzioni sociali e alle regole dell’apparire che influenzano la vita di

chi vive nel mondo globalizzato, Martin Parr non poteva non osservare la moda nelle sue varie

accezioni, allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, ma piuttosto

insistendo sempre su un approccio spiritoso e satirico. Per molti anni ha fotografato in

Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia non solo gli abiti e gli accessori a volte esagerati o

assurdi, ma, come sempre, anche le posture e le espressioni.

La serie “Fashion” raccoglie immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in

occasione di sfilate, ma del tutto simili alle molte che Parr ha realizzato nei più vari contesti

sociali in tanti anni di puntuale e implacabile osservazione delle debolezze dell’umanità

massificata.

Attraverso un percorso dentro i progetti più noti, l’inedito stile documentario che da oltre

cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese Martin Parr diventa cartina

tornasole per osservare la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie,

quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, restituito da una cronaca

fotografica tagliente, senza filtri e fuori dalla retorica, a volte raccontata con pungente sarcasmo;

più spesso presentata con ironia e umorismo. Le immagini di Parr catturano momenti comici o

inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.

Il catalogo della mostra “Martin Parr. Short & Sweet”, edito da 24 ORE Cultura, è

disponibile presso il bookshop della mostra, nelle librerie e online.

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