Mudec Photo, dal 10 febbraio al 30 giugno 2024
Oltre 60 fotografie selezionate dall’autore insieme all’installazione Common Sense composta da
circa 200 scatti e una intervista inedita, per ripercorrere la carriera di uno dei più famosi
fotografi documentaristi contemporanei.
a cura di
Martin Parr
con la collaborazione di
Magnum Photos
“Si può imparare di più sul Paese in cui si vive da un comico
che dalla conferenza di un sociologo.”
Martin Parr
Il suo sguardo è immediatamente riconoscibile, una lente di ingrandimento a colori vivaci che
crea storie partendo dalla realtà, che cattura momenti autentici e spesso eccentrici della vita
quotidiana cogliendo l'essenza di un luogo o di una situazione attraverso la ricerca del
dettaglio perfetto, che offre una prospettiva unica e spesso provocatoria della società
contemporanea.
Martin Parr (classe 1952) – senz’altro uno dei fotografi documentaristi britannici più affermati
e riconosciuti del nostro tempo – sceglie Mudec Photo per un progetto espositivo curato
direttamente da lui insieme a Magnum Photos, con cui il Museo delle Culture di Milano
continua la fortunata collaborazione sulla fotografia di reportage e documentaria avviata nel
2022 con le mostre su Henri Cartier-Bresson e Robert Capa.
Questo nuovo progetto insiste su soggetti raccontati al visitatore in piena coerenza con la
rinnovata visione del Museo, che da due anni ormai è sempre più incentrata su tematiche
antropologiche e sulla narrazione di visioni d’arte grazie ai linguaggi del contemporaneo.
Apre dunque al pubblico dal 10 febbraio al 30 giugno 2024 la mostra Short& Sweet, prodotta
da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, promossa dal Comune di Milano-Cultura e che vede
Fondazione Deloitte come Institutional Partner della mostra, in cui Martin Parr presenta
oltre 60 fotografie da lui selezionate appositamente per questo progetto e presentate insieme
al corpus di immagini della serie Common Sense, che lo ha reso famoso, per ripercorrere,
anche attraverso una intervista inedita a cura della storica e critica della fotografia Roberta
Valtorta, la carriera di uno dei più famosi fotografi della nostra epoca.
LA MOSTRA.
Attraverso una cronaca fotografica senza filtri e fuori dalla
retorica, il percorso espositivo si apre ‘in bianco e nero’,
ovvero con la serie "The Non-Conformists", immagini
scattate dal 1975 al 1980 da un inedito, giovane e ispirato
Parr, appena terminata la scuola d’arte. Per questo progetto,
l’autore all'età di ventitré anni, Martin Parr, insieme alla sua
compagna (e futura moglie) Susie Mitchell, si muove della
metropoli londinese verso le periferie dello Yorkshire. Per
cinque anni, la coppia documenta quotidianamente gli eventi a cui assiste, in particolare quelli
dei Non Conformisti, dal nome delle cappelle metodiste e battiste che stavano diventando
numerose nella zona. Martin fotografa sia l'ambiente circostante che le vite dei colletti blu di
operai, minatori, agricoltori, devoti, guardiacaccia, allevatori di piccioni e “mariti presi per il
naso”, realizzando un documento storico e toccante che definisce il carattere ferocemente
indipendente dell’Inghilterra settentrionale dall’anglicismo di Stato.
Prima di approdare alle più conosciute serie a colori, la mostra prosegue con l’ultimo progetto in
bianco e nero sviluppato da Parr, "Bad Weather”, realizzato tra la fine degli anni ’70 e l’inizio
degli ’80, e pubblicato nel 1982. L’idea di Parr era quella di creare un lavoro incentrato su
un’ossessione britannica. Il tempo atmosferico ha fornito un soggetto ideale. Con una fotocamera
subacquea, Parr si getta sotto le tipiche condizioni meteorologiche inglesi: acquazzoni,
pioggerelline, tempeste di neve documentate rigorosamente tra Inghilterra e Irlanda. “Di
solito ti viene detto di fotografare solo quando la luce è buona e c’è il sole – afferma Parr - e mi
piaceva l'idea di scattare fotografie solo in caso di maltempo, come modo per sovvertire le regole
tradizionali”.
Con scanzonata serietà, la serie unisce espressioni e reazioni delle persone che vivono
costantemente sopportando temperature pungenti e clima uggioso. Parr, in questo modo,
rivolge lo sguardo all’umanità piuttosto che all’iconico e ben noto paesaggio britannico.
Il primo progetto a colori di Parr è "The Last Resort" (1982-
85), amaramente ironico reportage condotto dal fotografo
sulle spiagge di Brighton, sobborgo balneare di Liverpool,
nella metà degli anni ’80, ovvero in un periodo di profondo
declino economico in cui versava il nord-ovest
dell'Inghilterra. Tra satira e crudeltà - non priva di una certa
tenerezza per i suoi connazionali inglesi - ritrae famiglie a
basso reddito in vacanza a New Brighton, piccola località
balneare in declino vicino a Liverpool. Vista attraverso
l'obiettivo di Parr, quella che avrebbe dovuto apparire come
una località di villeggiatura estiva assume l'aria di una zona industriale. In The Last Resort,
Martin Parr evoca la sua nostalgia per gli anni '60, creando il primo esempio di reportage
spietato e lucido sulla fine di un mondo (quello operaio) e dei suoi valori, nonché
l'avvento di una nuova concezione consumistica della vita, la decadenza della società del
benessere e del consumo.
Probabilmente il suo lavoro più famoso, The Last Resort presenta foto scattate con una
macchina fotografica di medio formato e un flash a luce naturale, primo esempio del
caratteristico e audace colore saturo di Parr, che aggiunge energia e vitalità alle sue immagini,
influenzate dalla fotografia a colori americana di William Eggleston (nato nel 1939) e Garry
Winogrand (1928-84).
Sullo stesso registro si mantiene l’installazione “Common Sense”:
oltre 200 fotografie in formato A3, selezionate tra le 350 esposte
nella mostra omonima del 1999 che offrono uno studio ravvicinato
del consumo di massa e della cultura dello spreco, in particolare
occidentale ed europea. Combinando tutti gli elementi che avevano
caratterizzato la fotografia di Parr negli anni Settanta e Ottanta, la
serie dà seguito all'ossessiva ricerca visiva dell’artista di tutto
ciò che è volgare, stonato, assurdo. Quando viene presentato in mostra, Common Sense viene
installato come un’ampia e compatta serie di immagini dai colori vivaci tra loro accostate,
stampate a buon mercato con l’utilizzo di una macchina Xerox a colori. La mostra fu allestita
contemporaneamente in quarantuno sedi in diciassette Paesi, conquistando così il Guinness
World Record. Parr eccelle qui nella resa di soggetti legati spesso al cattivo gusto e alla
volgarità contemporanea, che coglie con un cinismo di fondo e un sarcasmo senza
precedenti.
Gli scatti e le composizioni dinamiche, fatte di accostamenti audaci, di oggetti pesantemente
kitsch, vengono riprese da angoli insoliti, con inquadrature ravvicinate e utilizzando
prospettive inedite, creando così scatti che catturano l'attenzione e suscitano interesse.
Fondamentale diventa l’attenzione al dettaglio, attraverso il quale Parr riesce a cogliere gli
elementi distintivi di un luogo o di una situazione, e quindi in ultima analisi della cultura e della
società che egli si trova a descrivere.
Per la mostra al Mudec “Short & Sweet”, “Common Sense” si presenta come un accumulo di
immagini dai colori vivaci, stampate a basso costo su carta A3 con una macchina Xerox a colori
e riadattate nello spazio secondo un ordine originale e site-specific.
Negli anni Novanta lo sguardo di Martin Parr si rivolge al resto del mondo e allo strano universo del
turismo di massa. La serie “Small World” (1989 – 2008) riguarda ancora una volta questo tema e
la volontà di Parr di condurci in molti tra i siti più frequentati e famosi, mostrando la differenza
tra la mitologia idealizzata del luogo e la realtà depredata dall’“uso” che il turista fa del
luogo stesso. In questa serie, il fotografo segue le orme del turista medio – come potremmo
esserlo tutti noi - e, attraverso le sue fotografie, tenta di rivelare la grande farsa del viaggio, che
è, per la maggior parte delle persone, un'attività di svago resa possibile solo di recente, in
seguito allo sviluppo degli aerei di grandi dimensioni e delle compagnie aeree a basso costo.
Con il turismo Martin Parr ci presenta uno specchio particolarmente crudele,
standardizzato fino all'assurdo, il mondo del turismo assomiglia sempre più a un sogno
annacquato e omogeneizzato, il cui modello ultimo sarebbe Las Vegas.
Insieme al turismo c’è poi il tema del ballo con la serie
“Everybody Dance Now” (1986 -2018). Secondo Martin Parr, a
parte la fotografia, la danza è probabilmente la forma di
espressione più democratica. Unisce le due arti in questa
ricerca nella quale, da San Paolo in Brasile alle isole scozzesi, ha
fotografato per oltre trent’anni, tra il 1986 e il 2018, svariati tipi di
ballo, ballerini vivaci, lezioni di aerobica, feste in ogni parte del
mondo, danze del tè. Il lavoro è uno studio puntuale sui corpi,
sulle loro proporzioni e sulla pelle, sui movimenti, i diversi abiti,
le calzature, i make-up, le espressioni dei volti in quella particolare attività del tempo libero,
insieme naturale e culturale, che per tutti è il ballo. Emerge dai suoi scatti una folle energia,
dove il corpo collettivo si manifesta senza riserve e pudori.
L’Inghilterra è sempre stata la materia preferita di Martin Parr. Le sue numerose serie
fotografiche comiche, dogmatiche, affettuosamente satiriche e colorate documentano cosa
significa essere inglese oggi. Con la serie recente “Establishment” (2010 – 2016) Martin Parr
prosegue dunque il grande progetto di fotografare l’establishment britannico, le élite che
governano il Paese e i loro rituali, rendendo sorprendente ciò che è ovvio, reinventando i
cliché dell'“inglese”, trasformandoli in rivelazioni provocatorie. Parr continua il suo grande
progetto di fotografare le élite che governano il paese e i loro curiosi rituali.Ecco dunque i luoghi
e i personaggi della politica, le sedi del potere, le università più famose. La ricerca mette
crudamente in luce, come è tipico dell’autore, le convenzioni sociali che si ripetono nel tempo,
i comportamenti analizzati fin nei minimi gesti, l’abbigliamento, le espressioni, gli sguardi, le
piccole ossessioni, le tradizioni che si esprimono negli arredi e negli oggetti.
Si prosegue con un soggetto con cui Parr si è sempre
confrontato, la spiaggia; la serie “Life’s a Beach” (2013)
mostra scatti provenienti dalle spiagge di tutto il mondo, in
un caleidoscopio di immaginari del corpo svestito e del suo
mostrarsi in pubblico. Nel Regno Unito, è impossibile
trovarsi a più di 75 miglia dalla costa, e con così tanto mare
non sorprende che in Gran Bretagna esista una forte
tradizione di scattare foto sulla spiaggia. Le persone
possono rilassarsi, essere sé stesse e sfoggiare tutti i piccoli aspetti di quel comportamento
leggermente eccentrico che è tipico dei Britannici. Negli Stati Uniti c'è una forte tradizione della
fotografia di strada, nel Regno Unito della ‘fotografia da spiaggia’. Martin Parr fotografa questo
soggetto da molti decenni (gli scatti presentati in mostra vanno dal 1986 al 2018),
documentando tutti gli aspetti di questa tradizione, compresi primi piani di bagnanti, nuotate
e picnic.
Attento al costume, alle convenzioni sociali e alle regole dell’apparire che influenzano la vita di
chi vive nel mondo globalizzato, Martin Parr non poteva non osservare la moda nelle sue varie
accezioni, allontanandosi dal glamour convenzionale associato al genere, ma piuttosto
insistendo sempre su un approccio spiritoso e satirico. Per molti anni ha fotografato in
Europa, negli Stati Uniti, in Africa e in Asia non solo gli abiti e gli accessori a volte esagerati o
assurdi, ma, come sempre, anche le posture e le espressioni.
La serie “Fashion” raccoglie immagini prodotte tra il 1999 e il 2019 per riviste di moda e in
occasione di sfilate, ma del tutto simili alle molte che Parr ha realizzato nei più vari contesti
sociali in tanti anni di puntuale e implacabile osservazione delle debolezze dell’umanità
massificata.
Attraverso un percorso dentro i progetti più noti, l’inedito stile documentario che da oltre
cinquant’anni caratterizza il linguaggio del fotografo inglese Martin Parr diventa cartina
tornasole per osservare la società contemporanea e le sue pieghe più contraddittorie,
quelle che appartengono al mondo occidentale, in particolare europeo, restituito da una cronaca
fotografica tagliente, senza filtri e fuori dalla retorica, a volte raccontata con pungente sarcasmo;
più spesso presentata con ironia e umorismo. Le immagini di Parr catturano momenti comici o
inaspettati, offrendo uno sguardo critico ma anche divertente sulla vita quotidiana di tutti noi.
Il catalogo della mostra “Martin Parr. Short & Sweet”, edito da 24 ORE Cultura, è
disponibile presso il bookshop della mostra, nelle librerie e online.
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