Con l’estate alle porte, FMR presenta il suo Numero 6, che, proprio come la stagione richiede, è dedicato ai viaggi e alle contaminazioni culturali e artistiche: dalla luce della Colombia nelle fibre intrecciate di Olga de Amaral, alla Cina, terra acquisita del pittore gesuita Giuseppe Castiglione; dalle mete del Grand Tour, alla Provenza inesplorata raccontata da Gabriele Reina. E anche una casa, quella di Luigi Serafini, si trasforma in un viaggio di scoperte e meraviglie. Come scrive Laura Casalis nel suo editoriale “Storie di viaggi, di mescolanze a volte felici e a volte dolorose, di fecondazioni reciproche sono la spina dorsale di questo numero, che ospita anche e festeggia un vecchio amico, sovrano di un mondo solo suo: Luigi Serafini”.
Prosegue con il Numero 6 la rubrica che accoglie il racconto a puntate del Premio Nobel Orhan Pamuk, “Il signor PA va al museo”, inaugurata nel precedente Numero. Questa volta il signor PA, sempre al Metropolitan di New York, è in contemplazione del ritratto di Manuel Osorio Manrique de Zuñiga, opera di Francisco Goya, l’elegante bambino di rosso vestito venuto a mancare solo quattro anni dopo la realizzazione del dipinto.
Segue, per le rubriche d’apertura, Massimo Navoni con il racconto dell’asta della biblioteca del Barone Pierre de Crombrugghe – una delle più preziose raccolte di opere in lingua francese a tema gastronomico ancora in mani private –, che ha visto il suo più prestigioso lotto rimanere invenduto. Chiude le rubriche il saggio di Cristian Valenti dedicato al pittore Ugo Celada da Virgilio, artista per troppo tempo rimasto “escluso” dal circuito dell’arte contemporanea del Novecento e a cui il Labirinto della Masone ha voluto dedicare una mostra, in corso fino a settembre.
Il primo articolo, a firma di Giorgio Villani, conduce il lettore nell’abitazione romana dell’artista Luigi Serafini, il visionario autore del Codex Seraphinianus: uno scrigno di strabilianti opere che generano opere, in un processo di metamorfosi continua di significati e colori che ben rappresenta il DNA di Serafini. A corredo, le fotografie di Massimo Listri. In chiusura, Justin Taylor e Laurel Saint Pierre ci parlano del Codex, magnum opus del padron di casa.
Seguono i saggi di Nick Foulkes e Fernando Mazzocca, con una nota conclusiva di Pietro Mercogliano, tre approfondimenti sul Grand Tour, il viaggio iniziatico attraverso l’Europa centro-meridionale – per raggiungere l’Italia e Roma – che era pratica assai diffusa presso la gioventù aristocratica fra XVII e XIX secolo. Come conseguenza di questo comune uso, nacque una vivace industria artistica per fornire al grandtouriste dei ricordi della propria permanenza all’estero. Accompagnano il testo le fotografie di Massimo Listri.
A seguire, l’elogio di Giorgio Antei all’opera di Olga de Amaral, riconosciuta come una delle più importanti artiste sudamericane: rinnovando l’antica arte dell’arazzo, le sue grandi composizioni policrome sono fatte di fibre intrecciate, scaglie e lamine, in un’ispirazione che non arriva dalle idee, bensì dai colori e dalle luci. A corredo le fotografie di Diego Amaral Ceballos.
Giuseppe Maino, nel saggio successivo, traccia il ritratto di Giuseppe Castiglione, nato a Milano nel 1688 e morto a Pechino nel 1766, mandarino di seconda classe e pittore di corte. Il suo lascito, fatto di sete popolate di imperatori, concubine, fiori, e animali, parla di un mondo, quello orientale, impreziosito da tecniche artistiche tutte occidentali.
Chiude il Numero un viaggio in Provenza raccontato da Gabriele Reina, corredato dall’opera di un pittore avignonese del XV secolo, Nicolas Froment: una guida che fornisce indicazioni preziose per chiunque voglia scoprire una Provenza ancora inesplorata. Infine, Giovanni Mariotti mette il viaggiatore in guardia dal drago antropofago del Rodano, la Tarasca che fu ammansita da Santa Marta di Betania.
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