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lunedì 1 marzo 2021

400 adozioni per “Amica mucca”

 


In questi ultimi mesi l’Ecomuseo delle Acque ha fatto recapitare pacchi in tutta Italia: a Venezia, Padova, Verona, Brescia, Mantova, Milano, Torino, Verbania, Imperia, Massa, Bologna, Cesena, Roma, Napoli, Lecce, Catanzaro, Palermo... Pacchi contenenti cosa? Il formaggio della Latteria turnaria di Campolessi. Le spedizioni, a decine, rientrano nella Campagna “Amica mucca” promossa dall’Ecomuseo, con cui i consumatori sono invitati ad adottare una bovina degli allevatori aderenti all’iniziativa. Probabilmente il successo che la campagna sta riscuotendo (avviata quattro anni fa, ha già raggiunto le 400 adozioni con un notevole incremento nel periodo del lockdown) va anche attribuito ai tempi difficili che stiamo attraversando e alla necessità di regalare, in occasione di feste e compleanni, pacchi dono – intelligenti, lo possiamo dire? – che raggiungano direttamente il destinatario.

È un esempio tangibile di come possa essere valorizzata una delle ultime latterie turnarie ancora in attività, con i prodotti caseari che vengono fatti conoscere e degustati in tutta Italia, ma anche di come possa essere sostenuta economicamente, mettendo in primo piano l’intera filiera di una comunità di allevatori e casari dediti a uno straordinario (e ininterrotto dal 1908) processo di caseificazione collettiva. Anche grazie a iniziative originali qual è questa e agli sforzi profusi negli anni dall’Ecomuseo (uno fra tutti, il documentario Latte nostro del regista Michele Trentini), i riconoscimenti sono arrivati dalla stampa nazionale (AltreconomiaVita in CampagnaBell’Italia…) e anche da saggi importanti, come il recente libro Montagne di mezzo. Una nuova geografia, opera di Mauro Varotto, docente all’Università di Padova, edita da Einaudi. In più c’è un progetto che l’Ecomuseo, con Slow Food Italia, sta portando avanti da tempo e che sarà foriero di sorprese: la messa in rete delle ultime latterie turnarie dell’arco alpino e la “Carta dei princìpi” che le accomuna.

 

Alla base delle latterie turnarie c’è «una filosofia produttiva che non considera le cose separatamente ma cerca di tenerle insieme: il mantenimento di un paesaggio eredità di secoli di economia agrosilvopastorale, un patrimonio di conoscenze tecniche e ambientali che nessun disciplinare può normare, un prodotto di qualità che gratifica il corpo e la mente, l’attenzione alla sostenibilità dei processi produttivi che si coglie nella cura quotidiana per uomini, latte e animali. Quelle di Campolessi e Peio (dove opera l’ultimo caseificio turnario del Trentino, “gemellato” con Campolessi, n.d.r.) sembrano resistenze di retroguardia, in direzione ostinata e contraria; in realtà sono anticorpi di un sistema malato che indicano la via della guarigione». (Mauro Varotto, “Montagne di mezzo. Una nuova geografia”)

 

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