Veduta dell’allestimento, “Louisa Gagliardi: Many Moons” MASI Lugano, Svizzera. Foto Luca Meneghel, © the artist |
Innestando dettagli perturbanti e slittamenti percettivi, nei suoi quadri Gagliardi ribalta scene apparentemente quotidiane in visioni oniriche; attraverso un utilizzo sapiente del trompe-l'oeil e una cura maniacale dei dettagli, i suoi lavori spingono chi osserva a guardare, ad andare, oltre la superficie dipinta. Questa stratificazione di significati e contenuti trova espressione anche nell’approccio innovativo con cui l’artista esplora i limiti e le possibilità di un genere tradizionale come la pittura. L’esposizione di Louisa Gagliardi al MASI si snoda attraverso un percorso che inizialmente sembra seguire i canoni di una classica presentazione di opere pittoriche, ma, una volta varcata la soglia, svela risvolti inaspettati. |
Veduta dell’allestimento, “Louisa Gagliardi: Many Moons” MASI Lugano, Svizzera. Foto Luca Meneghel, © the artist |
Un sottile disagio accompagna la visione dei grandi dipinti senza cornice che abitano lo spazio, come squarci o finestre su dimensioni altre. In scenari urbani dal sapore retrofuturista la natura irrompe attraverso dettagli discordanti e apparentemente casuali, come le pesche sparpagliate a terra in Climbing (2024) o le cinciallegre tra una coppia di spalle in Birds of a Feather (2023). In altri dipinti l’assurdo contamina con più prepotenza le scene; in alcune la natura prevale sull’essere umano, ribaltando le prospettive antropizzate, come nella visione distopica dell’automobile in Swamped (2024), letteralmente sommersa dall’acqua e circondata da aironi. Ma è nella rappresentazione dello spazio domestico che Louisa Gagliardi trova il contesto ideale per raccontare il senso di perturbamento. Elementi familiari ed estranei si fondono in Chaperons (2023), in cui mani giganti avvolte in guanti viola intervengono su un interno blindato e metallico. Una mise en abyme percettiva, questa, che è un tema centrale nella ricerca di Louisa Gagliardi e che trova un’espressione monumentale nei nuovi cicli pittorici site-specific creati dall’artista nel percorso espositivo al MASI all’interno di due ambienti più intimi e raccolti. Il primo è composto da una stanza tenda in cui il pubblico si trova immerso nella rappresentazione di un interno non-luogo, forse una sala d’attesa. Qui convivono piccioni, ombre che tengono cani al guinzaglio, figure anonime immobili e le celebri poltrone nere del modello LC2 ideato da Le Corbusier. I pezzi di design sono raffigurati nei dipinti, ma sono presenti anche nello spazio fisico, mentre interventi trompe-l'œil stampati sui cuscini complicano ulteriormente il confine tra le dimensioni. |
Veduta dell’allestimento, “Louisa Gagliardi: Many Moons” MASI Lugano, Svizzera. Foto Luca Meneghel, © the artist |
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