Bologna, 12 febbraio 2025 – Ben 11.563 persone hanno visitato la mostra In a Naked Room dell’artista olandese Peggy Franck (Zevenaar, 1978), a cura di Davide Ferri - da poco nominato nuovo direttore artistico di Arte Fiera -, nel weekend di ART CITY Bologna 2025. Il totale delle presenze registra un aumento di flussi rispetto all'anno precedente e riconferma l'interesse del pubblico verso il programma di mostre di arte contemporanea promosse da Banca di Bologna.
La mostra di Peggy Franck prosegue fino al 2 marzo presso la Sala Convegni Banca di Bologna di Palazzo De' Toschi, che da dieci anni accoglie alcuni dei progetti espositivi più ambiziosi della settimana di ART CITY Bologna 2025 in occasione di Arte Fiera.
Da anni Banca di Bologna è impegnata nella promozione di mostre d’arte contemporanea durante ART CITY Bologna contribuendo ad ampliare il panorama culturale del territorio. Il programma di mostre arte contemporanea di Banca di Bologna ha costituito un’importante attrazione di visitatori, vedendo, come quest'anno, il crescente interesse dell’informazione specializzata e locale su tutti i principali mezzi di comunicazione. Così come per la mostra di questa edizione di ART CITY, In a Naked Room, di Peggy Frank, si è sempre trattato di progetti espositivi di ampio respiro, che hanno coinvolto artisti italiani e internazionali. Un percorso iniziato nel 2016 con Simone Menegoi (LA CAMERA. Sulla materialità della fotografia), proseguito nel 2017 con Peter Buggenhout, nel 2018 con Erin Shireff e Geert Goiris nel 2019. Davide Ferri ha successivamente curato la collettiva di pittura Le realtà ordinarie (2020) e le personali di Italo Zuffi (2022 - insieme a Lorenzo Balbi), Bettina Buck (2023) e Patrick Tuttofuoco (2024). Va inoltre ricordata anche la mostra dedicata a Vincenzo Agnetti (2021) curata da Luca Cerizza al Padiglione Esprit Nouveau. Veri e propri eventi inseriti nei main project di ART CITY Bologna, che questo anno ha visto aggiungersi un ulteriore progetto di grande interesse, lo Special Program che ha reso omaggio alle Porte della Città, celebrando le dieci Porte storiche di Bologna con altrettante iniziative lungo gli otto chilometri delle mura cittadine, che hanno invitato il pubblico a esplorare, passo dopo passo, i linguaggi dell’arte contemporanea insieme alla storia del capoluogo emiliano-romagnolo.
Alla base del lavoro di Peggy Franck c’è il segno pittorico, fluido e volatile - un segno di pennellate libere, multidirezionali e instabili, che sembra collocarsi nell’alveo dell’espressionismo astratto, di artisti amati come De Kooning, Motherwell ed Helen Frankenthaler - realizzato in verticale come in orizzontale, con strumenti eterogenei, che rilanciano una trama di movimenti e gesti che percorrono la superfici e lo spazio, talvolta le pareti dello stesso, esplorandone anche le zone marginali.
In a Naked Room è una mostra in cui Franck si confronta con Palazzo De’ Toschi alludendo alla presenza di un corpo che ha abitato lo spazio pubblico. Al centro della mostra c’è il Salone della Banca, non più ambiente di rappresentanza, ma stanza nuda, spogliata di elementi che lo connotano come luogo dell’ufficialità quasi a stabilire, con essa, una dimestichezza che la trasforma in un ambiente domestico.
La mostra nasce dall’avvicendamento di passaggi e momenti differenti, e fa incontrare temporalità diverse in un ‘qui e ora’ della composizione. Per diversi giorni, nel mese di gennaio, l’artista ha “abitato” lo spazio per dipingere una superficie orizzontale di grandi fogli di alluminio, una sorta di nuovo pavimento sovrapposto a quello della stanza. Una volta dipinta, la superficie, ricoperta da una stratificazione di pennellate e campiture, riflette la luce che entra nel salone attraverso le grandi finestre, ponendo il corpo dell’osservatore e la sua trama di movimenti al centro della composizione - nella misura in cui le superfici cambiano in base al movimento di una persona nella stanza.
Le pennellate su superfici riflettenti - come del resto anche gli oggetti (per lo più “trovati” o di risulta, oppure materiali grezzi che si dispongono sul pavimento in cumuli o grovigli) - possono dunque espandersi a dismisura oppure comprimersi e appiattirsi nella fotografia, come a vivere una seconda esistenza che prescinde dalla loro presenza materica. In mostra saranno esposte anche alcune immagini fotografiche di dipinti già esistenti, oppure derivanti dall’intervento appena realizzato su fogli di alluminio, anch’esse elementi di una macro-composizione che può allargarsi fino a coinvolgere tutto lo spazio, anche le zone marginali, e le stanze adiacenti al salone.
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