Milano, 14 febbraio 2025 – BASE Milano si prepara ad accogliere la Design Week 2025 con la quinta edizione di We Will Design, la grande piattaforma dedicata ai nuovi talenti del design, tra installazioni speculative e pratiche collaborative.
Dal 7 al 13 aprile 2025 progetti di designer, performer, scuole, università e istituzioni internazionali offriranno una visione innovativa sul tema Making Kin: un concetto ispirato al pensiero di Donna Haraway che esplora nuove forme di parentela oltre i confini specisti e antropocentrici.
L’edizione 2025 di We Will Design vuole, infatti, superare la concezione tradizionale dei legami familiari per esplorare nuove forme di connessione e cura tra esseri umani, non umani e più che umani. Un invito a costruire alleanze basate su scelte consapevoli, affinità, interessi e sensibilità comuni, trasformando la parentela in un atto di resistenza creativa.
Con We Will Design – Making Kin BASE si riconferma un hub unico di sperimentazione e ricerca, che porta al Fuorisalone il meglio dell’innovazione nel campo dell’architettura e del design, grazie alla collaborazione con università e accademie nazionali e internazionali.
Sono 11 gli atenei con cui BASE ha collaborato per questa edizione.
HEAD – Genève, Geneva University of Art and Design, presenta DO YOU SPEAK FLOWER?, una mostra che presenta vasi illuminati progettati da studenti-designer. A prima vista, ogni vaso sembra incorniciare una suggestiva fotografia floreale, ma all'interno di queste composizioni apparentemente delicate si nascondono messaggi politici, femministi e queer; EINA, porta a BASE una mostra curata da Manuel Cirauqui, Ecosystem Sampler, che intreccia design speculativo attraverso collaborazioni inaspettate con materiali non convenzionali; Domus Academy, ospita UNFOLD, un lavoro che riunisce studenti di 12 università internazionali per riflettere sul ruolo del design attraverso il tema Reaffirm Design.
E ancora, il progetto del Royal College of Arts, mette in evidenza i legami tra diverse discipline universitarie, intercettando genealogie e traiettorie su più livelli, dalla dimensione individuale del corpo a quella più collettiva del pianeta. Oppure il percorso intrapreso dagli studenti del RUFA, che pone l’accento sulla durata dei prodotti di design che, se da un lato sono il risultato dell’utilizzo di materiali sempre più sostenibili, dall’altro sottolineano la necessità di ridurre al minimo le lavorazioni.
Si prosegue con il Tecnológico de Monterrey che promuove invece un progetto accademico sul design locale, coinvolgendo studenti di quattro campus messicani e sfidandoli a superare i paradigmi occidentali per sviluppare soluzioni autentiche e culturalmente radicate; Technical University of Zvolen, fonde biomimetica e innovazione per creare ambienti di lavoro più sani e rigenerativi, ispirandosi alla struttura degli alberi e sviluppando un nuovo equilibrio tra uomo, tecnologia e ambiente; Sys – Systemic Design Lab che, in collaborazione con BEF – Biosystem, MICS (Made in Italy Sostenibile e Circolare), Politecnico di Torino, Università degli Studi di Firenze, propone un lavoro ispirato ai concetti di simpoiesi e interdipendenza, invitando a ripensare il design come co-creazione tra esseri umani, natura e sistemi viventi e stimolando, attraverso un’esperienza interattiva, una riflessione sulle nuove prospettive progettuali capaci di rigenerare e trasformare il nostro ambiente; Xi’an Jiaotong – Liverpool University sfida le visioni eurocentriche e celebra la località come un processo dinamico e in continua evoluzione, tra VR, narrazione interattiva e tecnologia indossabile, promuovendo il concetto di kinship oltre i confini culturali ed ecologici; infine, la Western University of Timișoara, che presenta un’esplorazione sulle connessioni interdisciplinari tra arti decorative, design della moda, grafica, product design, game art e ceramica.
Accanto alle istituzioni, BASE apre le porte della sua area EXHIBIT a oltre 39 tra artisti e designer, con progetti che reinterpretano il concetto di parentela attraverso materiali, tecnologia e performance. Dagli indumenti di Ahmet Selcuk Dis, ispirati ai comportamenti degli animali anfibi, che cambiano forma e colore per mimetizzarsi e sfuggire alla sorveglianza nelle città, al lavoro di Anna Favaretto che, attraverso un film verticale e un’installazione, esplora l’assenza delle balene nel Mediterraneo come forma di resistenza, invitando a guardare oltre la visibilità e riconoscendo il diritto di esistere senza essere visti, fino ai cicli generativi (come le parentele) del calcare secondo Alessio Pinton; il joystick di Ana Souto Neves - uno strumento di design che si propone di aiutare a gestire l’ansia - e il confessionale di Cristobal Olmedo, che invita ad ascoltare Madre Natura per riportare alla memoria le nostre connessioni ancestrali. E ancora i gioielli di Carolina Pérez-Moreno che, al posto di nascondere, valorizzano ed esaltano ferite e imperfezioni del nostro corpo; la seduta di Jade Fritsch composta di argilla, fibre e calce in grado di creare microclimi, e il lavoro di Giovanni Amerio che esplora come l'architettura e l'urbanistica moderne abbiano assorbito i valori neoliberali, spesso a scapito della cultura e delle comunità locali, creando mattoni "glitchati" che simboleggiano la diversità e la complessità della sfera pubblica. E poi, l’orto di Suzanne Craviari, in cui erbe medicinali su terreni contaminati creano nuove connessioni e risposte e il banchetto immaginario di Federico Rizzo, che esplora alleanze tra umani e non-umani attraverso rituali gastronomici che intrecciano ricette tradizionali mediterranee con una prospettiva animale.
Come luogo dove essere e stare, BASE Milano è anche un centro culturale da sempre impegnato in attività di residenze per artisti e designer, di cui Temporary Home è la sintesi per eccellenza: durante la Design Week 5 studi d’artista vengono allestiti negli spazi di casaBASE insieme a residenze temporanee.
BASE annuncia i primi tre designer che abiteranno gli spazi della sua foresteria durante la Design Week. Anas Chao, già presente all’edizione 2024 di We Will Design, torna con un progetto di residenza che indaga il senso di “casa” nei ristoranti e nei luoghi di consumo alimentare, invitando il pubblico a partecipare a pasti che rompono le convenzioni identitarie etniche e nazionali. Selezionati e premiati tramite la call realizzata in collaborazione con il British Council, invece, due progetti: Kairos Futura che presenta un finto avamposto governativo, dove i visitatori sono chiamati ad acquisire una nuova identità sulla base di tre parametri, per ottenere una specifica biocittadinanza e un documento con le coordinate per un'assemblea del bioritmo; Mitre and Mondays, che propongono installazioni esperienziali ispirate a legami post-familiari e nuove forme di cittadinanza.
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