Sopra:
Il passaporto originale del bellunese Serafino Follin (Ponte nelle Alpi 1904 - Concepción del Uruguay 1978), che nel 1926 partì da Genova per l'Argentina.
Il documento è stato donato all'artista da Leda Vecco, nipote di Serafino Follin, in data 13 marzo 2024, il giorno prima dell'inaugurazione ed è stato esposto in mostra.
Ultimi tre giorni per visitare al Galata Museo del Mare di Genova la mostra di Giovanni Cerri "L'Italia che partiva. Via mare verso l'America" che in un solo mese ha registrato oltre diecimila visitatori.
Sostenuta dal Museo Italo Americano of San Francisco e curata dalla storica dell’arte Barbara Vincenzi l’esposizione, che si svolge nella Saletta dell'Arte gestita dall'Associazione Promotore Musei del Mare, riporta l’attenzione su uno dei fenomeni sociali e culturali più pregnanti della storia italiana, che vide tra il 1876 e il 1925 più di sei milioni di italiani lasciare il proprio paese per raggiungere gli Stati Uniti in cerca di una vita migliore.
Viaggi transoceanici estenuanti, resi ancora più faticosi dal sovraffollamento e dalle condizioni igienico-sanitarie dei locali dei piroscafi dove gli emigranti trascorrevano l’intera traversata; luoghi che favorivano la rapida diffusione di malattie, dove respirare era quasi impossibile con l’aria piena del fumo e dei vapori delle macchine, mettendo a dura prova le condizioni fisiche di passeggeri che, in molti casi, erano scarse già prima della partenza.
L’intera narrazione visiva, volutamente in bianco e nero, è un invito a riflettere sul passato migratorio italiano e nasce da un attento lavoro sulla memoria e sul ricordo di quello che sono stati i nostri antenati.
Una mostra la cui genesi è iniziata dal recupero “in rete” di immagini, documenti, fotografie e cartoline capaci di condensare il senso di storie tanto intense quanto drammatiche: la ressa sui moli, le visite mediche prima dell’imbarco, la salita sulle navi con valigie enormi e pesanti, i saluti struggenti, gli addii, il gesto del primo avvistamento del suolo americano, il grido “l’America!” e il saluto alla Statua della Libertà, fino all’attesa dello sbarco in un paese sconosciuto.
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