Tenuta Mazzolino, da tempo vicina all’agricoltura biologica e dedita al rispetto della natura per raccogliere il frutto di ciò che coltiva ogni giorno, lo scorso 15 marzo ha fatto da cornice al primo seminario pratico del progetto Biodivigna, accogliendo viticoltori, agronomi, tecnici, enologi e operatori del settore per affrontare insieme i cambiamenti climatici e preservare il proprio patrimonio naturale.
“Agire in modo programmatico con scelte condivise di coltivazione e di intervento, moderne e consapevoli, adottando pratiche virtuose in vigneto, oggi è diventato fondamentale, soprattutto per una realtà come la nostra”, afferma Stefano Malchiodi, direttore ed enologo dell’azienda. “Così come considerare la centralità della gestione del suolo, in modo che tutti i viticoltori, che ne sono da sempre i principali custodi, comprendano che a lungo termine è anche economicamente e qualitativamente remunerativo; si corre troppo spesso il rischio di intendere queste attenzioni come un aumento delle spese ma ricordo spesso una citazione dello zoologo Ferdinando Boero che fece proprio da incipit alla prima locandina del progetto: ‘Se davvero dovessimo pagare tutti i danni che abbiamo fatto, non ci sarebbero denari sufficienti; se dovessimo internalizzare i costi che abbiamo esternalizzato, il guadagno risulterebbe inferiore al costo da sostenere per riparare’ ”.
Ed è proprio per migliorare la qualità dei prodotti vitivinicoli e affrontare le nuove sfide climatiche – in nome di una maggiore sostenibilità – che il Distretto del Vino di Qualità dell’Oltrepò Pavese, in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, ha realizzato il progetto Biodivigna: un complesso di 12 seminari informativi – accessibili gratuitamente in streaming e in presenza – e 5 attività in campo, nel periodo dal 2022 al 2024.
Terminati i workshop teorici, l’iniziativa è entrata nel vivo proprio lo scorso 15 marzo con la prima attività in campo, dal titolo Rilievi Biopass sulla qualità funzionale dei suoli, svoltasi proprio presso la tenuta dell’Oltrepò, che già nel 2017 aveva condotto questo studio per valutare lo stato di salute dei suoi terreni con esami di tipo visivo. Gli stessi, infatti, hanno rappresentato il punto di partenza per l’analisi di quest’anno.
Nell’incontro della settimana scorsa, Mazzolino ha aperto le porte della sua cantina a molteplici operatori del settore di tutto il territorio nazionale e a Leonardo Valenti, docente dell’Università Statale di Milano, e Marco Tonni, consulente in aziende del settore vitivinicolo per la gestione agronomica e fitosanitaria di vigneti, in qualità di relatori, con l’obiettivo di trasmettere buone pratiche di conservazione del suolo e del vigneto.
Un pomeriggio ricco, entusiasmante e all’insegna della praticità: i tecnici hanno avuto modo di vedere e partecipare attivamente a diverse attività, tra cui i rilievi sui suoli, l’esame di due siti per l’osservazione delle semine polifunzionali, i rilievi con sensori per mappatura del vigore e il controllo sulla diffusione delle malattie. La dimostrazione si è conclusa con la degustazione di vini rappresentativi di forme gestionali diverse e improntate a modalità sostenibili di gestione dell’azienda.
“Questo evento ci ha dato, ancora una volta, l’opportunità di ribadire la centralità della qualità del suolo e dell’attenzione che dobbiamo fare nel gestirlo; purtroppo, nel ‘900 ci si è dimenticati del valore di ciò che vive al di sotto dei nostri piedi e rischieremmo di pagare salato il conto di questa dimenticanza senza una drastica inversione che però mi sembra finalmente iniziata”, conclude Malchiodi.
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