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mercoledì 9 settembre 2020

Muri da fare e da fotografare

 


Per (ri)fare un muro a secco servono: pietre adeguate, uomini e donne pazienti e resistenti alla fatica, conoscenze che solo un valente artigiano è in grado di comunicare e trasmettere. E tanta, tanta pratica. I cantieri del paesaggio promossi dall’Ecomuseo e dal Comune di Artegna compiono sei anni, tra pochi giorni partirà l’edizione 2020 del corso che in Borgo Monte completerà il ripristino di un lungo muro di contenimento. I primi tre cantieri hanno consentito di sistemare le opere murarie a margine del Troi dal Cret, sul Colle di San Martino; i successivi hanno riguardato il primo tratto del sentiero che conduce al Monte Faeit. Anche quest’anno Tommaso Saggiorato sarà il maestro artigiano che dirigerà il cantiere, i partecipanti provenienti da tutta la Regione verranno divisi in due gruppi, nel rispetto delle norme Covid-19 in vigore.

Per l’occasione, nelle sale del Castello Savorgnan sul colle di Artegna è stata allestita la mostra “Muri e cantieri. L’arte dei muri a secco nel Gemonese”, con in più la possibilità di osservare il muro “rifatto” a più riprese lungo il tracciato che dall’altura scende in via Sottocolle. Le foto di Graziano Soravito documentano con grande efficacia i manufatti più rappresentativi, attestanti una cultura secolare che ha fatto uso dalle risorse naturali locali e prodotto espressioni formali strettamente legate al contesto geografico di riferimento, come i muri a sostegno dei terrazzamenti sulle prime balze prealpine ad Artegna, Gemona e Montenars. Le immagini riguardano anche le varie edizioni dei cantieri del paesaggio che permettono di tramandare un’arte antica – patrimonio immateriale dell’umanità – e di restituire al territorio una parte della sua storia. La mostra, visitabile fino al 27 settembre, è aperta il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15.30 alle 19.

 

«Può l’estetica coniugarsi con la staticità di un’opera muraria? L’occhio incuriosito del visitatore resta davvero ammaliato dalla capacità costruttiva materializzatasi nei muri in pietra a secco che segnano il territorio del Gemonese, a cui si accompagna una qualità formale indiscutibile. L’abilità degli artigiani che nel corso del tempo si sono misurati con questa tipologia di opere merita grande rispetto: hanno generato forme, utilizzato colori, prodotto dimensioni che dimostrano come il paesaggio rurale è davvero il prodotto storico della cultura e del lavoro dell’uomo sulla natura. Muri e terrazzamenti sono beni che fanno parte del patrimonio delle comunità, perché sono le piccole comunità che hanno costruito il loro paesaggio, gli hanno dato forma, l’hanno plasmato assecondando esigenze produttive ma anche sociali ed estetiche. La costruzione di manufatti in pietra a secco, senza l’ausilio di materiali leganti, permetteva di adattare e rendere coltivabili i pendii, ridurre l’erosione, confinare le proprietà, riparare le colture dal vento». (Ecomuseo delle Acque, “Muri in pietra a secco. Progetto Cantieri del paesaggio nel Gemonese”)

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