OPENING
martedì 22 settembre 2020
dalle 11 alle 21
su appuntamento
GióMARCONI
Via Tadino, 20 - Milano
Orari mostra:
dal martedì al sabato, dalle 11 alle 19, su appuntamento
THEY ARE THE WORLD, PART I
Dieter Roelstraete
Sebbene il germe dei World Paintings abbia attecchito per la prima volta nella mente di Fredrik Værslev dalla metà degli anni 2000 – l’occasione nacque allora dall’incontro fortuito con le bandiere dipinte in stile hard edge dall’artista svedese Olle Baertling che all’esterno del Moderna Museet di Stoccolma fluttuavano al vento – e sebbene Værslev abbia iniziato i suoi “flag paintings” più di due anni fa, è difficile pensare a una serie di opere in grado di cogliere, alla loro maniera semi-astratta e minimalista, le insolite scosse cosmiche di questo 2020, annus horribilis tra i peggiori, in modo più struggente e incisivo, soprattutto per l’impatto che questi radicali mutamenti hanno sortito sul business arciglobale e squisitamente cosmopolita dell’arte contemporanea.
I dodici dipinti oggetto della mostra “raffigurano” vari paesi del mondo di tutti e cinque i continenti: Bielorussia (dipinto eseguito, inutile a dirsi, molto prima che le agitazioni post-elettorali spazzassero via l’ultima dittatura pseudo-stalinista in Europa), Repubblica Turca di Cipro Nord (non un vero stato, in quanto non riconosciuto a livello internazionale), Inghilterra, Israele, Republica di Corea, Nauru, Pakistan, Panama, Seychelles, Trinidad e Tobago, e infine Uzbekistan. (Se questa selezione vi sembra casuale e spiazzante – ebbene, lo è. Se non fosse per il fatto, per nulla insignificante, che tutte queste bandiere, considerate sia da un punto di vista pittorico, sia da una prospettiva politica, contengono in sé il colore bianco: il bianco, tanto per cominciare, delle tele non trattate di Værslev.) Il significato delle opere d’arte è alquanto mutevole, naturalmente, ma val la pena riflettere sulla differenza che in appena sei mesi può esserci nella concezione, produzione e ricezione di queste stesse opere – contributo sobrio e diretto di Fredrik Værslev alla lunga storia della “flag art”, sacra e controversa al tempo stesso.
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