“La maggior parte dei ‘basement’ non sono per le persone. Sono per le lavatrici, le auto, il vino o le caldaie. Se le cucine sono per cucinare, le sale da pranzo per cenare e le camere da letto per dormire, i seminterrati tendono a non essere definiti: sono semplicemente sotterranei. Sono fuori dalla vista e aperti all’interpretazione. Quando le persone vi si recano, sono libere di fare qualsiasi cosa”. Anthony Huberman
Roma, 22 luglio 2025. Con un’ampia selezione di media, interventi site-specific, installazioni, performance, film, azioni e nuove produzioni, l’edizione di esordio di BAAB, Basement Art Assembly Biennial, apre a Roma dall’11 settembre al 6 novembre 2025 (anteprima il 9 settembre, opening 10 settembre).
Ideata e curata da Ilaria Marotta e Andrea Baccin, direttori fondatori di CURA., BAAB nasce in dialogo con un Advisory Board composto da Nicolas Bourriaud, Jean-Max Colard, Simon Denny, Anthony Huberman e Lumi Tan.
L’edizione pioniera della Biennale si articola entro i ristretti confini di Basement Roma, lo spazio espositivo liminale e autosostenuto, fondato nel 2012 da CURA., e una serie di hotspots nella città: un cinema, un teatro, manifesti pubblici.
BAAB. Issue 00 è intesa come un organismo in movimento, un performing space chiamato a mutare nel tempo, in un processo di trasformazione, scrittura e riscrittura che si sviluppa nel corso della sua durata, fino a diventare un corpo unico e un’esperienza corale e collettiva.
La prima bozza di una “sedicente biennale” si offre con i propri limiti e le proprie domande rispetto a un mondo in continua evoluzione, in cui alimentare un pensiero critico nuovo, e attivare energie, connessioni, sperimentazioni, linguaggi, e un nuovo senso di comunità.
“BAAB_Issue 00 è un atto politico che delinea, evidenzia, e rivela – dicono i curatori Ilaria Marotta e Andrea Baccin – Nella sua ampia e stratificata orchestrazione ciò che viene portato alla luce è soprattutto un mondo embrionale, ibrido, metamorfico, in cui si mescolano ruoli, tempi, azioni; è il punto zero in cui convivono differenze e pluralità, in cui si mettono in crisi i principi classici della rappresentazione artistica e si definiscono i confini aperti di un nuovo spazio di libertà e nuovi modi di vivere insieme. È il luogo di nuove assemblee. È un modo per immaginare futuri alternativi.”
Parte di BAAB anche “Sonorama”, una sezione curata da Ruggero Pietromarchi intesa come un dispositivo sonoro catalizzatore di dialogo e connessione che, accompagnato da una serie di mixtape commissionati a tre artisti invitati CL, Dr. Pit, Car Culture, disegna un’esperienza sonora collettiva e stratificata.
Un esteso programma di letture, talks, performance e proiezioni, pensato per coinvolgere la scena artistica italiana e internazionale, favorisce il dialogo tra linguaggi, discipline e media, e include interventi di DIS (2010), Crac Reading Club (2021), Invernomuto (Simone Bertuzzi, 1983 / Simone Trabucchi, 1982), Studioli TV di Alessandro Cicoria (1980).
Il performing program è co-curato con Ilaria Mancia, mentre un podcast curato da Martha Kirszenbaum approfondirà i temi nel corso delle settimane, in dialogo aperto con artisti e curatori.
A conclusione della mostra una cena sociale coinvolgerà la comunità di artisti partecipanti, attorno a una cooking session. Ogni settimana la mostra sarà arricchita da un crescere di opere, azioni, interventi per tutta la durata.
Artisti partecipanti: Davide Balula (1978), James Bantone (1992), Cecilia Bengolea (1979), Hannah Black (1981), Danielle Brathwaite-Shirley (1995), Vittorio Brodmann (1987), Claudia Comte (1983), Jeremy Deller (1966), Gina Fischli (1989), Gina Folly (1983), Calla Henkel (1988) / Max Pitegoff (1987), Carsten Höller (1961), Karl Holmqvist (1964), David Horvitz (1988), Than Hussein Clark (1981), Mark Leckey (1964), Lily McMenamy (1994), Nyala Moon (1992), Valentin Noujaïm (1991), Puppies Puppies (Jade Guanaro Kuriki-Olivo) (1989), Michele Rizzo (1984), Selma Selman (1991), Tobias Spichtig (1982), Nora Turato (1991), Women’s History Museum (Mattie Barringer, 1990 / Amanda McGowan, 1990).
La mostra – che vede Soho House Roma come main partner con la mediapartnership di CURA., e-flux, e Zero – è accompagnata da una pubblicazione edita da CURA. con testi dei curatori, di Nicolas Bourriaud, Anthony Huberman, Lumi Tan, Jean-Max Colard, e con schede delle opere redatte da Costanza Paissan.
Il programma completo sarà annunciato a settembre.
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