Nel XVII secolo, possedere una propria arazzeria significava per una famiglia nobile un’affermazione di potere e prestigio senza eguali. Fu il Cardinal Francesco Barberini (1597–1679), nipote di papa Urbano VIII, a fondare nel 1627 la Manifattura Barberini, uno dei più ambiziosi progetti artistici del tempo. Il pretesto fu un dono diplomatico di enorme valore: sette arazzi realizzati su disegni di Rubens, ricevuti dal re di Francia Luigi XIII. Da lì nacque l'idea di completare la serie con nuovi arazzi celebrativi, commissionati direttamente agli artisti di corte e tessuti nella neonata fabbrica romana.
Il ciclo de La Vita di Urbano VIII rappresenta il vertice della produzione dell’arazzeria Barberini: un progetto monumentale in cui biografia e allegoria si intrecciano nella glorificazione del pontefice e della sua famiglia. I cartoni preparatori, affidati alla cerchia di Pietro da Cortona, erano vere e proprie opere d’arte a grandezza naturale, concepite per essere trasformate in tessuto tramite la complessa tecnica del “basso liccio”. Contrariamente a quanto accadeva spesso, i Barberini scelsero di conservare questi modelli, consapevoli del loro valore artistico e propagandistico, esponendoli nelle sale del proprio palazzo per oltre tre secoli.
Con questo riallestimento, le Gallerie Nazionali offrono una nuova chiave di lettura del Salone e del suo programma decorativo: un percorso visivo e narrativo che consente di riscoprire uno dei momenti più alti della cultura barocca, in cui le arti dialogano per celebrare la grandezza della Chiesa e della casata che più di ogni altra seppe rappresentarla nella Roma del Seicento.
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