Dai primi dagherrotipi alle più recenti sperimentazioni digitali:
il nuovo volume della collana Art Essentials ripercorre la nascita e l’evoluzione
della fotografia, rivelandone la natura eclettica e l’impatto
sulla storia dell’arte e della cultura.
di
David Bate
La fotografia è stata definita un’arte democratica, perché è una tecnologia alla portata di tutti. Ma, al giorno d’oggi, avere una fotocamera a disposizione fa di ciascuno di noi un fotografo? Dal 21 ottobre è in libreria “Fotografia”, il nuovo volume della collana Art Essentials edito da 24 ORE Cultura che ripercorre la nascita e l’evoluzione del mezzo fotografico, dai primi dagherrotipi alle più recenti sperimentazioni digitali, rivelandone la natura eclettica, le molteplici forme e l’impatto sulla storia dell’arte e della cultura.
Attraverso l’analisi di alcune tra le migliori opere realizzate non solo dai grandi protagonisti della fotografia ma anche da autori poco conosciuti o addirittura dimenticati, David Bate - fotografo e saggista noto per i suoi scritti critici sul tema - ripercorre cronologicamente la storia di questo linguaggio artistico, soffermandosi sulle correnti stilistiche che si sono succedute dalla prima metà del XIX secolo ad oggi.
Il volume si apre con i primi esperimenti compiuti dai pionieri della fotografia, tra cui Joseph Nicéphore Niépce, Louis-Jacques-Mandé Daguerre e William Henry Fox Talbot: chimici che si cimentavano in complesse formule, calcolavano i tempi di esposizione, valutavano le condizioni della luce e la composizione delle immagini. Prosegue poi con il Pittorialismo, uno dei primi movimenti artistici legato alla fotografia; e con le continue sperimentazioni delle avanguardie dei primi decenni del Novecento, tra cui il Costruttivismo russo e il Surrealismo francese.
E poi ancora la fotografia “umanista” del dopoguerra di Henri Cartier-Bresson e la nascita della fotografia istantanea grazie all’avvento della Polaroid, fino ad arrivare al movimento concettuale e postmoderno.
A chiudere il percorso, la fotografia contemporanea, che vede una molteplicità di approcci e tendenze, e nuove tecnologie che espandono il concetto tradizionale di immagine.
Felice Beato, Samurai, Yokahama,1864-1865
Stampa all’albumina d’argento da negativo su vetro, 17,9 × 14,6 cm
Paul Hill, Gambe sopra High Tor, Matlock, 1975
Stampa al bromuro d'argento, 32 x 22 cm
Insieme all’approfondimento di autori e fotografie, l’autore propone per ogni capitolo suggerimenti bibliografici essenziali per comprendere al meglio i principali argomenti trattati nel volume, nonché riferimenti ad importanti mostre che hanno segnato un cambiamento di prospettiva, valori e approccio nel mondo della fotografia e dell’arte in generale.
Nelle pagine del libro viene dato ampio spazio a fotografi che, con i loro scatti, hanno dato un volto a minoranze e comunità spesso emarginate. James Van Der Zee (1886-1983), ad esempio, è stato uno dei fotografi più importanti a operare all’inizio del XX secolo nel quartiere afroamericano newyorkese di Harlem. Le sue immagini sono una formidabile testimonianza della vita e degli amori della sua comunità. Claude Cahun (1894-1954) è stata, invece, una fotografa d’avanguardia vicina ai surrealisti, che preferì abbandonare il suo vero nome, Lucy, per adottarne uno di genere neutro: nelle sue opere si nota spesso una tendenza a smantellare le categorie di genere, evitandole o analizzandole. O ancora Nan Goldin (1954), riconosciuta come una maestra della fotografia a colori e icona per donne e artisti LGBTQ. Sempre provocatoria, Goldin nella sua opera più celebre, La ballata della dipendenza sessuale, documenta la vita di una cerchia di amici e familiari nel mondo della “sottocultura” newyorkese fra la fine degli anni Settanta e l’inizio degli Ottanta.
Bate si discosta anche da un racconto di stampo euro-americano e include opere che hanno avuto un profondo impatto in ogni parte del mondo, come quelle di Tsuneko Sasamoto (1914), prima fotogiornalista del Giappone, dei coniugi Mu Chen e Shao Yinong (1961 e 1970) che fotografano spazi sociali in Cina risalenti all’epoca della Rivoluzione culturale degli anni Sessanta e di Farah Al Qasimi (1991) che documenta i nuovi scenari culturali dei Paesi arabi.
Shao Yinong & Mu Chen, Xianglong, 2004
Stampa cromogenica, 122 x 168 cm
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