A contribuire è la crescita dell’export, raddoppiato
rispetto al 2023 (5% totale),
e le ottime performance del preaffettato con 573mila
chili destinati
Boschi, presidente del Consorzio di Tutela:
«Siamo soddisfatti, ma l’aumento della materia prima
preoccupa anche per il 2025»
Aggiornato il disciplinare, con modifiche soprattutto
al peso medio dei suini
Parma, 9 aprile
2025 – Un fatturato al consumo arrivato a 89 milioni di euro, con una crescita
del 16% negli ultimi 5 anni, e una quota export raddoppiata rispetto
al 2023. Sono alcuni dei principali dati economici relativi al 2024 comunicati dal
Consorzio di Tutela del Salame Felino Igp, l’associazione che racchiude 13
aziende produttrici del celebre salume della Parma Food Valley a raggruppare circa 500 addetti
tra lavoratori diretti e legati all’indotto.
Nel
2024 i valori produttivi del Salame Felino Igp sono rimasti in linea con l’anno
precedente: a fronte di 5,3 milioni di chilogrammi di carne lavorata, 3,5
sono stati destinati al prodotto certificato, numeri che hanno portato il valore
alla produzione a 46 milioni di euro. Mentre andando a ritroso, il
Consorzio negli ultimi 5 anni, ovvero dal 2019 al 2024, ha visto
aumentare il proprio fatturato del 16%, passando da 75 agli attuali
89 milioni di euro. Merito anche dell’ottima tenuta del preaffettato,
che dai 526mila chilogrammi destinati del 2019 è arrivato ora a quota 573mila
chili.
Infine
per quanto riguarda l’export, il Consorzio del Salame Felino Igp è passato
dal 2,5% del 2023 all’attuale 5%. All’interno dell’Unione Europea, Germania
e Francia rimangono i mercati di riferimento mentre continua la crescita della
Svizzera in una quota esportazioni che rimane prevalentemente legata al vecchio
continente.
Umberto
Boschi, presidente
del Consorzio di Tutela del Salame Felino Igp: «Il 2024 è stato un anno
tutto sommato positivo, considerando un mercato schizofrenico per quanto
riguarda il costo della materia prima, che ha purtroppo confermato i picchi del
2023. E il trend non è destinato a migliorare, considerando che nel periodo di
alta richiesta, ovvero dopo l’estate, sappiamo già di dover fronteggiare un
calo dei suini disponibili che non aiuterà il mercato. In ogni caso siamo
soddisfatti per la crescita dell’export e per la tenuta del preaffettato, che
ci permettono di far conoscere e apprezzare ancora di più questo fantastico
prodotto».
Inoltre il
Consorzio a inizio anno ha aggiornato il proprio disciplinare, già approvato
dal Ministero e pubblicato in Gazzetta Ufficiale. La modifica principale riguarda
il preso dei suini: non è più previsto il peso medio vivo – che era di
160 chilogrammi con 10% in più o in meno di tolleranza – quanto invece quello
della singola carcassa, ora compreso tra 110,1 e 190 chili, rilevato al
momento della macellazione.
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