La presenza dell’artista inglese Isaac Julien e di Lorenzo Giusti – storico dell’arte e direttore della GAMeC di Bergamo – al convegno internazionale sul tema delle Metamorfosi che si è tenuto a Palazzo Te dal 21 al 23 giugno si è rivelata essere solo un piccolo assaggio di cosa il loro rapporto con questo concetto senza tempo e con gli spazi giulieschi può riservare.
Nell’autunno 2025, infatti, verrà presentata a Mantova in anteprima mondiale una nuova videoinstallazione di Julien, coprodotta da Palazzo Te e University di Santa Cruz e curata da Giusti.
L’opera a cui Julien sta lavorando è pensata per le seicentesche Fruttiere di Palazzo Te, attualmente in restauro, che con l’occasione verranno riaperte al pubblico in modo permanente.
Il progetto espositivo rappresenta un ideale prolungamento del tema che già da quest’anno ha animato la stagione espositiva dell’istituzione mantovana – le Metamorfosi – e che dal 5 settembre avrà il suo culmine con la straordinaria mostra Picasso a Palazzo Te. Poesia e Salvezza, curata da Annie Cohen-Solal, altrettanto imperniata sugli stessi riferimenti.
Come sottolineato negli interventi di Julien e Giusti nel corso del convegno, quello delle Metamorfosi è un archetipo ancora oggi fertile e vivido nel mondo delle arti visive, tanto che artisti e curatori continuano a studiarlo e ad alimentarlo con letture e visioni contemporanee che ne attualizzano la simbologia e ne consentono un’evoluzione coerente con il passare del tempo. L’attenzione dedicata da Isaac Julien a questo tema evidenzia la trasformazione del passato in forme estetiche contemporanee, come appare evidente da alcune sue installazioni – Vagabondia (2000) e Lina Bo Bardi: A Marvellous Entanglement (2019), ad esempio – che costituiscono i prodromi del progetto in progress per Palazzo Te.
L’interesse di Lorenzo Giusti per il tema è evidente da tempo, a partire dal progetto espositivo La Trilogia della Materia, che con le sue premesse “alchemiche” – che hanno ispirato il capitolo dedicato al rapporto arte/chimica e alle metamorfosi superficiali della materia – getta importanti riferimenti preliminari al progetto che sta curando per Palazzo Te.
“L’umanità si è confrontata con il tempo, con la mortalità, con gli dei, con la natura, con la meraviglia e con l’orrore. Spesso utilizzando la rappresentazione del cambiamento, la metamorfosi, come cifra e segno interpretativo del rapporto con il mistero – sottolinea il Direttore della Fondazione Palazzo Te, Stefano Baia Curioni –. Il convegno ha esplorato queste rappresentazioni nella Grecia classica, in Etruria, a Roma, nel medioevo cristiano, nel rinascimento italiano e poi nella modernità fino a oggi. Una cavalcata piena di sapere di risonanze e consonanze da cui trarre molte ispirazioni e che ci proietta già verso un nuovo orizzonte temporale, con un nuovo progetto espositivo di cui Palazzo Te è committente e produttore. Il Palazzo di Giulio Romano si conferma essere ancora oggi una camera delle meraviglie, capace di aprire nuovi possibili sviluppi per una visione rinnovata del cambiamento e della trasformazione.”
Isaac Julien (Londra, 1969) è un regista cinematografico e un artista visivo le cui video installazioni sono state esposte nelle più importanti istituzioni d’arte internazionali. Il suo lavoro sconfina tra diverse discipline artistiche – attingendo e utilizzando cinema, danza, fotografia, musica, teatro, pittura e scultura – che unisce per costruire potenti narrazioni visive attraverso installazioni cinematografiche multischermo. Una multidisciplinarietà praticata anche da Giulio Romano, che di Palazzo Te fu architetto, pittore e designer, e che in quest’opera troverà una nuova imprevedibile sintesi.
Lorenzo Giusti (Prato, 1977) è uno storico dell’arte e curatore, direttore della GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo dal 2018. Proprio alla GAMeC ha ideato e curato il progetto espositivo La Trilogia della Materia, che ha affrontato il tema della trasformazione nell’opera d’arte e nel processo artistico con tre capitoli espositivi dai titoli emblematici: Black Hole. Arte e matericità tra Informe e Invisibile (2018), Nulla è perduto. Arte e materia in trasformazione (2021), Salto nel vuoto (2023). Quest’ultima mostra, in particolare, è ricca di importanti riferimenti preliminari al progetto in via di realizzazione per Palazzo Te: l’esplorazione del tema della smaterializzazione ha creato un racconto trasversale che evidenzia le connessioni esistenti tra le indagini sul vuoto – intraprese dai primi movimenti dell’avanguardia storica e sviluppate dai gruppi sperimentali del secondo dopoguerra –, le ricerche sul flusso risalenti agli anni della prima informatizzazione e l’utilizzo di nuovi linguaggi e realtà simulate nell’epoca post-digitale.
palazzote.it
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