All’Italian
Taste Summit focus sull’internazionalizzazione:
“La fase
attuale offre un’occasione unica, ma il consumatore va rassicurato e coinvolto
totalmente nella vision aziendale”
Export: l’Italia sorpassa la Francia negli USA e in
Svizzera
e consolida la propria leadership in Germania e in Russia
Desenzano del Garda (Brescia), 15
luglio 2021 -
La forza del brand Italia
rappresenta senza alcun dubbio un enorme valore aggiunto, ma per crescere sui
mercati esteri e trarre il meglio dalle nuove opportunità di un contesto
internazionale profondamente modificato dalla pandemia, il vino italiano deve
saper cogliere il passaggio epocale rappresentato
dall’Experience Design.
Il trauma vissuto a livello
globale negli ultimi 18 mesi ha, infatti, prodotto un senso di disorientamento,
di paura e di mancanza di fiducia nei consumatori, influenzando profondamente i
trend e le modalità di consumo nel mondo
del vino. Di fronte a questo nuovo quadro il semplice storytelling non basta
più, come non basta che un vino sia
buono o di qualità. Quello che serve è creare rituali ad hoc che siano
disegnati su misura del singolo consumatore, che ha l’esigenza di essere rassicurato e coinvolto dal punto di vista
emotivo attraverso una serie di esperienze che lo rendano partecipe di una
visione aziendale autentica, sobria e capace di dare certezze in una fase di
grande insicurezza. In altre parole,
quello che serve è l’Experience Design, un concetto per certi versi olistico
che ora in Italia viene per la prima volta abbinato al mondo del vino.
È la grande novità emersa dalla quarta
edizione di Italian Taste Summit, il
primo appuntamento strategico B2B di questa portata dopo la fine delle
restrizioni che dall’11 al 13 luglio ha proposto una serie di eventi diffusi
tra la Rocca Visconteo Veneta di Lonato del Garda e la Tenuta Borgo la Caccia
di Pozzolengo (Brescia). L’evento, che è stato organizzato da Joanna Miro, marketing manager e AD del
Gruppo Wine Global Aspect, ha
riunito oltre oltre 50 cantine e i più
importanti operatori e critici internazionali, con l’obiettivo di
facilitare la conoscenza e il business tra una selezione dei migliori
produttori italiani e i professionisti stranieri provenienti da Giappone, USA, Messico, Canada, Russia,
Ucraina, Gran Bretagna, Svizzera e altre nazioni europee (incluse
quelle dell’Est).
“A causa della pandemia tutti noi abbiamo subito un trauma
immane, di fronte al quale siamo in cerca di certezze e valori stabili. Questo
crea un’opportunità unica per le imprese del mondo del vino, a patto di sapere
cosa è necessario fare: la risposta si chiama Experience Design”, ha spiegato Joanna Miro introducendo i due seminari
con cui si è aperto l’Italian Taste
Summit. Nel corso dei due incontri il Professor Vincenzo Russo, docente di Neuromarketing all’Università IULM di
Milano, Ettore Prandini, presidente
nazionale di Coldiretti, il Professor Daniele
Cavicchioli, docente di Economia agroalimentare all’Università degli Studi
di Milano, e Carlo Pietrasanta,
presidente del Movimento turismo del vino della Lombardia, coordinati da Emanuele Bottiroli, giornalista ed
esperto di marketing del vino, hanno analizzato la situazione attuale e si sono
confrontati sulle strategie per far crescere l’export e approfittare della
ripresa globale dei consumi prevista già da quest’anno.
“Rispetto al passato c’è una profonda voglia di socialità di
ritorno e la ricerca di sicurezza”, ha sottolineato il professor Vincenzo Russo. “Questi per
le aziende diventano indirizzi importanti, perché bisogna sempre stare attenti
ai trend di consumo e declinare le strategie in base a quello che emoziona
maggiormente il nostro cervello. Le persone che vengono più coinvolte dal punto
di vista emozionale creano legami più profondi con l’azienda e con i suoi
prodotti, al punto da diventarne spesso addirittura ambassador”.
Trovare le giuste strategie per
conquistare nuove quote di mercato all’estero, dove nel 2020 il valore dell’export del vino italiano ha sfiorato quota 6,3
miliardi di euro, è quindi più importante che mai.
“La pandemia ci ha insegnato che i cambiamenti sono
inevitabili e ci ha dimostrato che le abitudini di consumo e acquisto possono
cambiare molto rapidamente”, ha confermato Ettore
Prandini. “Noi dobbiamo investire,
guardare al futuro, pensare agli aspetti strategici, perché la qualità del
prodotto deve essere necessariamente accompagnata da strategie di marketing ben
organizzate, oltre che declinate pensando di volta in volta quali sono i mercati
di destinazione. In questo l’Experience Design rappresenta sicuramente uno
strumento prezioso”.
In quali condizioni? Il Report Vino e Spirits realizzato da
Mediobanca con Sace e Ipsos prevede per il biennio 2021/2022 una ripresa del 3,5% all’anno dei consumi
di vino italiano e addirittura un incremento del 4,6% all’anno dell’export.
Per i due principali mercati di
destinazione, gli USA e la Germania, si prevede una crescita dei consumi
rispettivamente del 2% e del 3,1% all’anno. In Russia l’incremento sfiorerà
il 3% annuo, mentre in Canada e Giappone si arriverà a un +5,9% annuo e in
Lituania addirittura a un +23,3% di consumi nel biennio.
Non solo. Nel 2020 il vino italiano ha retto meglio dei
concorrenti francesi e spagnoli gli effetti del Covid sull’export, con un calo
del 2,4% nel 2020 contro il -3,4% della Spagna e il -10,8% della Spagna (dati Wine Monitor Nomisma), ed è tornato primo negli USA, con 1,77 miliardi di
euro di valore, dopo un biennio dietro a quello francese (dati UN Comtrade). Un primato che riguarda anche il mercato
tedesco, dove il nostro vino con 1 miliardo di euro di export precede di
gran lunga quello francese, il mercato
svizzero, con un valore di 408 milioni di euro (e un controsorpasso ai
danni dei francesi proprio nel 2020), e il
mercato russo (l’ultimo dato UN Comtrade è riferito al 2019 ed è di 301
milioni di euro).
Le parole chiave in questa fase? Riscoperta dell’essenziale, ricerca dell’autenticità e recupero dei valori umani che caratterizzano il
settore agroalimentare in generale, e quello vitivinicolo in particolare.
Concetti che chiamano in causa
tantissimi aspetti diversi. Dall’estetica e contenuti del sito internet
aziendale, alla comunicazione dei propri valori su social network e media
tradizionali. Dall’offerta multicanale, al commercio online. Dalla gestione
della logistica, a quella dell’accoglienza in cantina. Fino alla progettazione
della bottiglia e dell’etichetta, passando per la valorizzazione di esperienze
uniche e indimenticabili, che stimolino positivamente tutti i nostri sensi, che
puntino sui target in crescita come i Millennials, da proporre sia di persona,
sia attraverso i canali virtuali. Il tutto nell’ottica di un customer engagement coerente con la visione
aziendale, ma traslato sui bisogni del cliente target.
Sono questi i temi che hanno
caratterizzato la quarta edizione di Italian
Taste Summit, che ha contato centinaia di incontri B2B, degustazioni per la
stampa estera, per quella italiana e per gli operatori. Un evento che ha evidenziato
l’importanza delle piccole e medie imprese vitivinicole, il cui ruolo è
fondamentale non solo per la tutela e valorizzazione del patrimonio enologico
italiano, ma anche per la sua crescita a livello internazionale.
Proprio per sottolineare questo
aspetto, tra le novità di questa edizione c’è stato il Premio Nobili Terrae,
nato per valorizzare l’impegno delle cantine nella difesa e nel recupero dei
vitigni autoctoni, autentici ambasciatori dell’identità territoriale italiana.
Il riconoscimento è andata alla cantina Ronco
Margherita, azienda vitivinicola di Pinzano al Tagliamento (Pordenone).
La Cena di gala
Uno dei vini di punta di Ronco Margherita, lo spumante metodo
classico Arginum 2017 a base di Ucelut e Sciaglin, due vitigni autoctoni a
bacca bianca che sono stati valorizzati al meglio in questa versione che
prevede 40 mesi di affinamento sui lieviti, è stato tra i protagonisti della Cena di gala che si è svolta alla Rocca di
Lonato.
È stato lui, in abbinamento a un
Macaron salato con composta di fichi e foie gras d’oca, ad aprire la cena,
precedendo il Lugana Inanfora Doc 2020 di
Borgo la Caccia, valorizzato dall’abbinamento con una Variazione di
coregone, nelle versioni confit e tartare con pan brioches ed erbette, e lo
Schioppettino Doc Cru 2016 di Monviert,
proposto in abbinamento a Fusilloni di grano matt con ragù bianco di coniglio,
fave e porcini.
In chiusura di cena, infine,
spazio al Masetto Nero 2018 di Endrizzi,
perfetto con la Guancetta di vitello fondente, mousseline di patate alla
vaniglia e porro fritto. È stato lui ad accompagnare la cena al dessert, dove i
vini hanno lasciato spazio a una Pinacolada con mousse al cocco, composta di
ananas e sorbetto al lime.
La Tasting Room e le degustazioni
Non solo.
I giornalisti che hanno partecipato alla Tasting Room in anteprima per la stampa,
hanno avuto modo di degustare altri
cinque grandi vini italiani: l’Oltrepò Pavese Metodo Classico 1865 Doc 2014 di Conte Vistarino, I Giganti Tharros -
Isola dei Nuraghi Bianco Igt 2019 di Contini,
il Terre di Rosazzo Scacco al Re Sauvignon Blanc Doc 2008 di Cantarutti Alfieri, il Matan Pinot Nero
Riserva Alto Adige Doc 2018 di Pfitscher,
il Contrada Villagrande Etna Rosso Doc 2017 di Barone di Villagrande e il Franco Pacenti Brunello di Montalcino
Docg 2016 di Franco Pacenti.
Protagonisti
delle degustazioni per la stampa, i critici, i buyer e gli operatori
internazionali sono stati i vini delle seguenti cantine: Bossi Fedrigotti, Canevel, Le Morette, Farina, Borgo la Caccia, Bocale,
Monviert, Ronco Margherita, Amastuola, Cuffaro, Di Ruscio, Nettare dei Santi e
Tenuta Tre Gemme.
I Partner dell’evento
Cantine che hanno contribuito
all’ottima riuscita della manifestazione, che ha schierato anche tre Partner di
alto livello come Rastal Italia, Acqua Lauretana e La La Wine Magazine. Quest’ultimo ha garantito due dirette streaming al giorno
condotte Giordana Talamona, nel
corso delle quali sono stati approfonditi i temi dell’Italian Taste Summit.
“Dalle
interviste di La La Wine alle cantine, ai buyer, ai critici e ai brand
ambassador internazionali ospiti dell’Italian Taste Summit sono emersi dei
trend molto interessanti per l’export del vino italiano”, ha spiegato Giordana
Talamona, giornalista e consulente enogastronomica. “Due, in particolare, i mercati più ricettivi in questo periodo per i
vini italiani: l’Ucraina e il Messico. Il primo è il nuovo Eldorado per le
nostre aziende, con un buon target di consumatori curiosi, che probabilmente
crescerà nei prossimi anni per cultura del vino e potere d’acquisto. Il
secondo, il Messico, è un mercato ancora giovane, ma in fermento. Se ad oggi
vanno per la maggiore i vini rossi per un target maturo, i Millennial messicani
sembrano essere sempre più incuriositi dal mondo delle bollicine. Ci si
aspetta, dunque, che questo Paese possa aprirsi alle bollicine italiane, sia
metodo classico, sia Martinotti, da consumarsi lungo la costa messicana, che
conta su non meno di 11 mila chilometri di spiagge”.
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