Bekhbaatar Enkhtur, Oasis, 2022, KORA - Centro del Contemporaneo. Installation view ph. Alice Caracciolo |
Ricorre al tema della memoria, sviluppata però in chiave biografica, anche Matteo Pizzolante. Durante la residenza a Castrignano de’ Greci, l’artista – di origine pugliese – ha condotto un’indagine sulla vicenda di un albergo appartenuto a suo nonno, abbandonato da molti anni, attingendo a storie e racconti di famiglia. A partire dalle informazioni ricevute, l’artista ha potuto ricostruire l’albergo ‘Aurora’ grazie a un software di modellazione 3D, da cui ha ricavato una serie di immagini successivamente stampate in cianotipia. Pretesto per un’analisi personale e allo stesso tempo collettiva, specchio delle dinamiche storico-sociali di un intero territorio, l’albergo è quindi centrale anche nell’installazione Aurora (2023) presentata per Chi ghe pi Nisün! Pizzolante ricostruisce negli spazi di Fondazione Elpis l’ambiente dell’albergo, integrando componenti strutturali del luogo, dettagli scultorei ed elementi prelevati da un albergo omonimo di Milano, rielaborati e inseriti all’interno del flusso narrativo dell’installazione. Una serie di cianotipie che raffigurano le ricostruzioni degli spazi dell’albergo è applicata alle finestre del primo piano della Fondazione e, al centro della sala, una porta in legno ritrae gli stessi spazi. Aurora si presenta come una progettazione della memoria, dove i software solitamente utilizzati per creare immagini che rimandano al futuro vengono utilizzati per ricostruire un passato di ricordi. Con Agnese Spolverini l’osservazione delle geografie dell’abitare prende la forma concreta dei materiali che plasmano il paesaggio. Nell’opera di Spolverini il rapporto con il territorio diventa fisico. È la pietra a trasformarsi in corpo: da un lato la pietra leccese bianca, liscia e lucida, dall’altro il tufo poroso, scuro e vulcanico. La prima incontrata durante la residenza in Puglia e fino a quel momento a lei sconosciuta, il secondo tipico della terra natale dell’artista, la Tuscia. Due tipologie geologiche diverse eppure vicine. Entrambe, infatti, evocano l’idea di un abitare decentrato - quello legato ai loro territori - con tutte le implicazioni che questo porta con sé, come la necessità di trovare un equilibrio tra la tutela del territorio e l’apertura al mondo esterno. Il lavoro di Spolverini non vuole fornire risposte ma cerca piuttosto di mettere in discussione visioni consolidate attraverso l’unione di esperienza personale e contributi di studiosi. L’artista crea Insediamento, un’installazione che si presenta come un cilindro sospeso al soffitto da cui viene calato un telo su cui Spolverini stampa l’immagine di un paesaggio della Tuscia. Il visitatore può entrare in questa struttura e ascoltare, attraverso un impianto sonoro diffuso, alcune composizioni poetiche realizzate dall’artista, ispirate a saggi e testi teorici che affrontano la questione del Meridione sotto diversi punti di vista. Il racconto che emerge dalle opere presentate evoca uno spettro complesso e multiforme, una polifonia di sguardi e approcci molto diversi fra loro pur essendo nati nel medesimo contesto. La mostra Chi ghe pi Nisün! trova in questa diversità di pratiche una chiave di lettura che permette di costruire una narrazione che, partendo dai luoghi della residenza, giunge fino al centro di Milano per dare voce a nuove storie e nuove prospettive. |
Agnese Spolverini, La Festa dei corpi feriti, 2022, KORA - Centro del Contemporaneo. Installation view ph. Alice Caracciolo |
BIOGRAFIE ARTISTI Bekhbaatar Enkhtur (1994, Ulaanbaatar, Mongolia) Bekhbaatar Enkhtur ha studiato scultura all’Accademia di Belle Arti di Bologna, città in cui vive. È stato artista in residenza a KORA-Centro del Contemporaneo, Castrignano De’ Greci (Lecce), Mambo, Bologna, a Manifattura Tabacchi, Firenze, alla Fondazione Lanfranco Baldi, Pelago e a Dolomiti Contemporanee, Borca di Cadore. Ha esposto in gallerie, spazi non profit e istituzioni. Tra le mostre recenti, le personali: Imagining for Real a cura di Enrico Camprini, galleria Matèria, Roma, 2023; Oasis, un progetto a cura di Ramdom realizzato in collaborazione con Fondazione Elpis, 2022; Fuocherello, fonderia de Carli, Volvera TO; Cambio della guardia, Localedue, Bologna, 2021; Tsam, Marktstudio, Bologna, 2021; Zuult (Una Boccata d’arte), Borgo Val Belluna, 2020. E le collettive: An Ocean Standing, galleria Lc queisser, Tiblisi, 2022; Il rituale del serpente, Ex Convento di San Francesco, Bagnacavallo, 2021; Room 114 XY, Car Drde, Bologna, 2019; La pratica quotidiana, Oratorio di San Sebastiano, Forlì, 2019; Un anno lungo un giorno, Centro Pecci, Prato, 2019; Tragitti divaganti, P420, Bologna, 2018. Martina Melilli (1987, Piove di Sacco, Padova) Martina Melilli è un'artista multidisciplinare, regista e organizzatrice culturale. Il suo lavoro è di natura processuale e orientato alla ricerca, ispirato da un approccio antropologico e documentaristico, spesso in dialogo con le pratiche archivistiche. Esplora questioni socio-politiche affrontando le nozioni di memoria, storia, immaginario individuale e collettivo e immaginazione come punti di partenza per un'indagine che mira a immaginare nuovi possibili e desiderabili futuri. Melilli ha conseguito un Master in Arti Visive presso l'Università IUAV di Venezia (I) e ha studiato cinema documentario e sperimentale presso la Luca School of Arts, Bruxelles (BE). A Bruxelles nel 2015 Melilli fa parte della piattaforma di studi post-accademici SIC Sound Image Culture. Nel 2017 è la vincitrice di Artevisione. Nel 2018 è parte di VISIO - European Identities: New Geographies in Artists Film and Video a cura di Leonardo Bigazzi. Il suo primo documentario creativo My home, in Libya ha la sua anteprima mondiale al festival di Locarno nel 2018. Il suo lavoro è stato ampiamente presentato nei principali festival cinematografici (LocarnoFF, RotterdamIFF, ChicagoFF, DokLeipzig, …) e istituzioni dell’arte contemporanea (Palazzo Strozzi Firenze, Museo del Novecento Milano, PAC Milano, …), e prodotto con il sostegno del Mibact, Borsa di sviluppo Solinas, ZDF/ARTE e RAI Cinema tra gli altri. Dal 2020 collabora con l’associazione Nuovo Cineforum Rovereto con cui cura il festival multidisciplinare “Osvaldo” e dal 2022 la rassegna “Altri Quadri. Artisti e immagini in movimento” per il Mart - Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto. Nel 2022 è selezionata per Berlinale Talents. Martina Melilli conduce workshop, lezioni e talk presso numerose istituzioni italiane e internazionali. Matteo Pizzolante (1989, Tricase, Lecce) Matteo Pizzolante si laurea in Ingegneria dell’Edilizia nel 2012, e successivamente si iscrive al Biennio di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Brera con la guida di Vittorio Corsini. Completa gli studi in Germania presso l’Hochschule für Bildende Künste di Dresda con Wilhelm Mundt e Carsten Nicolai. Ha partecipato a diverse mostre in Italia ed è il vincitore del progetto Jaguart promosso da Artissima e Jaguar. Durante la diffusione di COVID-19 Pizzolante è stato coinvolto in diversi progetti digitali, tra cui 30 Artisti X 30 Giorni indetto dalla Fondazione Pini e Pensiero Vuoto realizzato dalla Galleria Renata Fabbri, Milano. Tra i progetti e le partecipazioni recenti: La linea che di divide dal domani presso FuturDome a cura di Atto Belloli Ardessi; GAM, Torino; Vistamarestudio, Milano; Jaguart Artissima, Milano; Brindisi Centrale mostra personale presso Le Case d'Arte, a cura di Pasquale Leccese; Artissima Experimental Academy VOL. III guidato dall’artista iraniana Setareh Shahbazi, Artissima, Torino; BienNolo, Milano; BOCs Art, Cosenza; Passion for the path of art, Galleria Cardi, Milano; È il corpo che decide, progetto di Marcello Maloberti promosso da Museo del Novecento di Milano e Fondazione Furla; Pizzolante è anche il vincitore del Premio Internazionale Vanni Autofocus10 e partecipa al progetto Q-Rated, Ricerche sensibili, promosso da La Quadriennale, Roma. Agnese Spolverini (1994, Viterbo) Agnese Spolverini vive e lavora a Viterbo. Ha studiato Pittura e Arti Visive all’Accademia di Belle Arti di Urbino. La sua ricerca si formalizza in una pratica installativa che attraversa diversi linguaggi. Utilizza l’intimità come uno strumento per connettersi a tematiche sociali diffuse che vanno dal tema del lavoro alla questione ambientale, passando per la riflessione su come le tecnologie impattano sulle nostre emozioni e cognizioni. Nel 2021 prende parte a diverse esposizioni, tra cui Pillows like Pillars a cura di Stefano Volpato a Barriera; Badly Buried a Palazzo Re Rebaudengo a cura di J. Barget, N. Cuguoğlu, A. Sarmiento; Porta Portese, a cura di Gaia Bobò a SPAZIOMENSA. Partecipa a Prospettive, residenza a Calderara di Reno a cura di Adiacenze e a Una Boccata d’Arte, di Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua, in Abruzzo. Nel 2022 espone presso Una Vetrina, è da Kora per A Sud di Marte, residenza in collaborazione con Fondazione Elpis, dove presenta La festa dei corpi feriti, a cura di Ramdom, partecipa a Traffic festival e a Every Food is a Landscape a cura di Marco Trulli e promossa da Bjcem, presso il Polo del ‘900 a Torino. |
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