blogazzurro

blogazzurro

sabato 30 novembre 2024

La cantina Castello di Montecavallo presenta: “Super Sidera”, il primo Vermouth firmato dall’azienda

 In occasione delle festività natalizie, Castello di Montecavallo, gioiello storico incastonato tra i suggestivi vigneti e le rigogliose colline del Biellese, lancia il suo primo Vermouth in tiratura limitata di sole 400 bottiglie, Super Sidera.


 Nato dalla volontà da un lato di espandere l’offerta con prodotti espressione del territorio, e dall’altro di andare incontro alle richieste dei clienti - sempre alla ricerca di prodotti distintivi - Super Sidera è un Vermouth rosso la cui base è composta esclusivamente da uno dei vini della cantina di Montecavallo, il Cajanto, blend di Nebbiolo e Vespolina

Come per tutti i vermouth che nascono da un vino rosso con una certa struttura, i sentori del vino rimangono ben presentirendendo Super Sidera un prodotto dai tratti complessi e distintivi. 

Si rifà ai vermouth di “una volta”, con un colore rosso intenso e note organolettiche persistenti e decise che richiamano scorza d’arancio, camomilla, salvia; dittamo e timo per i profumi. Con una punta di cardamomo e noce moscata.


Come tutti i vini della cantina Castello di Montecavallo, anche questo Vermouth racconta, attraverso il suo nome, un pezzo della storia di famiglia: Super Sidera è infatti il motto che si trova sullo stemma araldico della famiglia Incisa della Rocchetta, proprietari dell’azienda Castello di Montecavallo, e significa “Oltre le Stelle”, un’esortazione a non fermarsi mai e a puntare sempre all’eccellenza.


Da’ il suo meglio sia se bevuto con ghiaccio o mixato per cocktail raffinati.

Super Sidera è disponibile in cantina e online sull'e-commerce dell’azienda.


Bottiglia da 75CL 18%Vol Prezzo: 32 Euro



IL NATALE 2024 DI MOLINO PASINI: LA LIMITED EDITION È CUSTODE DI CURIOSITA’

 


 “Se non siete curiosi, lasciate perdere”: è questa la frase che più di tutte ha convinto Molino Pasini a scegliere di dedicare la latta da collezione di quest’anno alla memoria di uno dei maggiori esponenti del design italiano, Achille Castiglioni. Sarà infatti la Fondazione a lui intitolata a firmare il progetto artistico che da sei anni anima il Natale del Molino: una collezione che è ormai diventata iconica. La latta è infatti il veicolo di comunicazione di un aspetto artistico, che porta con sé i valori dell’arte e dell’artigianato italiani. Per questo 2024 la scelta è caduta sulla Fondazione Achille Castiglioni che cura e porta a conoscenza della contemporaneità il grande lavoro di ricerca e creatività di Castiglioni: sue alcune delle più importanti opere di praticità e bellezza degli anni ’60 e ’70, diventate nel tempo vere icone del made in Italy e presenti in tantissime case in tutto il mondo.

«Sono figlia di un progettista che ha amato più la funzione che la forma. Progettare per lui voleva dire risolvere i problemi, era incuriosito dalle persone, dai loro gesti, dai materiali e dagli oggetti anonimi di uso quotidiano da cui prendeva ispirazione. Achille era meno interessato ai premi e al successo preferiva progettare oggetti di Industrial Design che entrassero nelle case di tutti più che nei musei”.

Queste le parole della figlia Giovanna, che insieme al fratello Carlo tiene le redini della Fondazione. Oggi scopriamo perché questo connubio con Molino Pasini ha un grande senso: proprio come loro e proprio come allora, Molino Pasini oggi studia farine di assoluta qualità partendo dalle esigenze dei grandi designer contemporanei, gli chef i pasticceri e i pizzaioli, rendendo la farina funzionale e perfetta per ogni loro bisogno, senza mai dimenticare la bellezza e la bontà. 

Progettata in esclusiva per il Molino di Cesole, questa Limited Edition d’autore celebra in maniera magistrale l’accostamento tra l’arte e la farina, punto di riferimento assoluto per la realtà aziendale.

Il lievitato scelto per il 2024 è un’altra eccellenza italiana: il panettone di Diego Crosara, pastry chef di Marchesi 1824, sarà inserito nella latta, che custodirà la sua fragranza e bontà artigianale. Il lievitato è stato decretato il miglior panettone 2023 e quest’anno è stato scelto per questo progetto per le sue caratteristiche di unicità: un capolavoro di morbidezza, accuratezza e bontà. Il pirottino, prodotto in esclusiva e firmato Marchesi 1824, completa l’esperienza d’acquisto. In alcune delle latte, inoltre, ci sarà una sorpresa: un oggetto legato ad Achille Castiglioni, regalo speciale per i più fortunati.

Come ogni anno, la latta è un’edizione limitata disponibile solo in pochi pezzi: le confezioni saranno in vendita dal 2 al 19 dicembre al prezzo di 65 euro più spese di spedizione, sull’e-shop di Molino Pasini. Tutto il ricavato della vendita della limited edition sarà devoluto proprio a Fondazione Achille Castiglioni, per sottolineare ancora di più questa unione di intenti per la salvaguardia dei luoghi d’arte. La sede storica della Fondazione, lo studio di progettazione dove il designer lavorava e nel quale tutto è rimasto intatto come ai tempi di Achille, ha infatti costante bisogno di protezione e sostegno, per poter portare avanti la memoria storica collettiva e poter rimanere un luogo di racconto e di condivisione del pensiero e delle idee del grande personaggio. 

Grande soddisfazione anche nelle parole di Gianluca Pasini: «Io che sono una persona curiosa, ho sempre amato questa citazione di Achille Castiglioni e l’ho sempre considerata un’ispirazione. Lavorare su questo progetto mi ha fatto capire ancora meglio quanto la Fondazione sia uno strumento necessario per promuovere l’arte e il design e per celebrare il genio di questo personaggio, riferimento assoluto del nostro Paese.

 

Achille Castiglioni 

Nasce a Milano il 16 febbraio 1918 e si laurea in Architettura nel 1944.
Fin dal 1940 si dedica alla sperimentazione sul prodotto industriale insieme ai fratelli Livio (1911-1979) e Pier Giacomo (1913-1968).
Dopo la laurea in Architettura nel 1944, dà vita ad un’attività di ricerca sulle forme, le tecniche e i materiali nuovi, tendente alla realizzazione di un processo di progettazione integrale.
Dal 1945 al 1962 svolge l’attività progettuale unitamente al fratello Pier Giacomo presso lo studio di C.so di Porta Nuova 57, nel 1962 per demolizione dello stabile lo studio viene trasferito in P.zza Castello 27 (MI) dove continua la collaborazione con Pier Giacomo fino alla sua morte nel 1968.

Dal 1968 al 2002, anno della morte di Achille, prosegue l’attività sempre nello studio di P.zza Castello da solo.
Consegue presso il Ministero della Pubblica Istruzione nel 1969 la Libera Docenza in “Progettazione Artistica per l’Industria” e tiene la Cattedra presso la Facoltà di Architettura di Torino fino al 1980 e poi a Milano fino al 1993 come professore ordinario di “Disegno Industriale”.
Ha attuato dal 1950 ad oggi esperimenti e ricerche nella realizzazione di allestimenti per esposizioni (Triennale di Milano, Montecatini, Agip, Rai).
Nel 1956 è tra i fondatori dell’ADI.
Ha realizzato 290 progetti di design esposti in musei di molti paesi, al MoMA di New York sono presenti 14 sue opere.

 

Fondazione Achille Castiglioni 

Nel gennaio 2006 gli eredi di Achille Castiglioni hanno stipulato un accordo quinquennale con la Triennale di Milano affinché lo Studio di Achille Castiglioni potesse essere aperto al pubblico e continuasse il suo articolato lavoro di archivio. Visto il successo di pubblico di questi anni, più di 85.000 visitatori (ad oggi, 2024), la famiglia Castiglioni ha voluto continuare a condividere con i visitatori, il luogo e le storie in esso custodite.  Per questo motivo e per sviluppare i molti progetti di comunicazione nel 2011 è stata costituita la Fondazione Achille Castiglioni. La Fondazione ha come scopo principale quello di catalogare, ordinare, archiviare, digitalizzare il molteplice materiale conservato nell’archivio di Achille Castiglioni costituito dai progetti, i disegni, le foto, i modelli, i filmati, le conferenze, gli oggetti, i libri, le riviste, insomma tutto il mondo dentro il quale Achille ha lavorato durante più di 60 anni di attività, fino al 1968 con il fratello Pier Giacomo, poi da solo. Questo lavoro è stato avviato grazie all’aiuto dei collaboratori storici dello Studio e oggi viene seguito da Antonella Gornati che ha lavorato a stretto contatto con Achille Castiglioni per più di 20 anni. Conservare tutto questo patrimonio in chiave moderna significa catalogarlo, raccontarlo e condividerlo con il più vasto pubblico, riuscendo ad organizzare ogni anno mostre tematiche attinenti ai progetti raccolti nell’archivio. Parallelamente la Fondazione Achille Castiglioni dal martedì al venerdì e un sabato al mese organizza le visite guidate rivolte a gruppi e a singole persone.  

   Diego Crosara

Diego Crosara nasce a Valdagno (Vicenza) nel 1965. Si diploma nel 1980 alla scuola di pasticceria di Cividale Del Friuli (UD) e dal 1981 al 1984 frequenta svariati corsi di perfezionamento sotto la guida di grandi maestri: Scalenghe, Giovannini, Montecatini, Brena, Giraud, Schicchi, Bellissima e Belluè.
Negli anni seguenti proseguirà il suo percorso di specializzazione studiando con maestri pasticcieri di fama internazionale.

Nel 2004 inizia a insegnare presso la scuola “CastAlimenti” di Brescia e dal 2007 al 2014 anche nelle scuole “Dolce e Salato” e “Artedolce”.

Nel 2006 vince la Culinary Cup in Lussemburgo e il titolo di Campione del Mondo per la pasticceria, nel 2010 la medaglia d’argento al mondiale di pasticceria WPTC a Phoenix e nel 2012 la medaglia d’oro alla Coppa del Mondo di Gelateria a Rimini come allenatore, premio che verrà vinto per la seconda volta da Diego nel 2016.

A Gennaio 2018 Diego Crosara assume il ruolo di responsabile di prodotto per Marchesi 1824, brand oggi del Gruppo Prada. Nel suo incarico si occupa della creazione di nuove collezioni di pasticceria, cioccolateria e gelateria, oltre a curare personalmente le nuove aperture in Italia e all’estero, al fine di garantire lo sviluppo del marchio nel pieno rispetto dei principi di qualità ed eccellenza che identificano Marchesi 1824 da quasi due secoli.
Nel 2023 vince la sesta edizione di Artisti Del Panettone con il suo panettone milanese classico firmato Marchesi 1824, realizzato seguendo fedelmente la ricetta della tradizione.


venerdì 29 novembre 2024

Terrell James Myth 11 dicembre 2024 - 15 febbraio 2025

 



Arriva a dicembre la nuova edizione di CANTINE D'ITALIA 2025 GUIDA PER L’ENOTURISTA

 

DOMANI SERA A STRISCIA LA NOTIZIA NELLA RUBRICA “CAPOLAVORI DEL MONDO IN CUCINA” IL “CƠM RANG TÔM” DI DUY PHONG QUYEN

 


Domani sera a Striscia la notizia (Canale 5, ore 20.35) torna la rubrica enogastronomica di Paolo Marchi “Capolavori del mondo in cucina”. Paolo Marchi, fondatore nel 2005 con Claudio Ceroni di Identità Golose, incontra Duy Phong Quyen che presenta ai telespettatori del tg satirico la ricetta del “Cơm Rang Tôm”, un delizioso riso saltato in padella con uova, gamberi, aglio e cipollotto.

 

Mai Chi Hoang e Duy Phong Quyen sono una coppia di vietnamiti ormai trapiantati in Italia, che hanno portato a Milano la cucina autentica del loro paese di origine. Mai Chi, classe 1983, e Duy Phong, classe 1985, nati entrambi ad Hanoi, capitale del Vietnam, si trasferiscono nel 2010 a Como per frequentare un master d’ingegneria gestionale al Politecnico di Milano. Nel 2019 danno vita a una nuova avventura, con l’apertura del ristorante CasaVietnam a Milano: un luogo accogliente e caloroso dove poter assaporare la vera cucina vietnamita con piatti tradizionali e preparazioni più moderne che hanno alla base materie prime selezionate, di elevata qualità.

 

La ricetta completa, così come tutte le altre della rubrica di Paolo Marchi, sarà consultabile da domani sera sul sito di Striscia la notizia www.striscialanotizia.mediaset.it.

 

STRISCIA LA NOTIZIA - CANALE 5 - ORE 20.35

@Striscia - INSTAGRAM @striscialanotizia - FACEBOOK @Striscia - TIKTOK @striscialanotizia

SITO UFFICIALE DEL PROGRAMMA
www.striscialanotizia.mediaset.it

Cologno Monzese, 29 novembre 2024

Torna Distinti salumi, il meglio della norcineria artigianale italiana


Dal 25 al 27 aprile 2025 a Cagli (PU), per salvaguardare razze autoctone, allevamenti allo stato brado, terre alte e comunità

Torna dal 25 al 27 aprile 2025 a Cagli Distinti Salumi, la manifestazione della Città di Cagli (PU), realizzata in collaborazione con Slow Food Italia e Slow Food Marche, che celebra la migliore norcineria artigianale italiana. Una tre giorni di Laboratori del Gusto, incontri, conferenze e un mercato per portare nella cittadina marchigiana i più grandi interpreti dell’artigianato norcino nazionale, i custodi delle razze locali italiane e gli allevatori estensivi e di piccola scala. 

Per presentarla, giovedì 28 novembre, la Città di Cagli, Slow Food Italia e Slow Food Marche hanno organizzato l’Anteprima Distinti Salumi Preservare biodiversità per un futuro di qualità: una conferenza con degustazione a cui hanno partecipato norcini e allevatori di razze autoctone italiane. Tra questi, una rappresentanza dei Presìdi Slow Food, il progetto che in Italia tutela e promuove 40 salumi tradizionali e 4 razze suine autoctone, coinvolgendo oltre un centinaio di norcini e allevatori. La mattinata è cominciata con due incontri formativi sul tema, organizzati per le studentesse e gli studenti dell’IPSSAR “Michelini Tocci” di Piobbico, in collaborazione con l’Alleanza Slow Food dei cuochi, dal titolo Interpretare il territorio, riconoscere la qualità, e dell’Istituto Tecnico Commerciale “G. Celli” di Cagli dal titolo Cosa fa la differenza.

La presentazione è stata anche l’occasione per lanciare l’appello Salviamo le razze suine autoctone italiane, l’allevamento estensivo e di piccola scala. Un patrimonio del nostro Paese rischia di scomparire per sempre

che Slow Food Italia indirizza al Commissario Straordinario alla peste suina africana (PSA), Giovanni Filippini, e al Ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida.

Da tre anni la peste suina africana si allarga. Il contagio si diffonde anche negli allevamenti di suini domestici e gli animali macellati si contano ormai a decine e decine di migliaia. I numeri già di per sé sono impressionanti, ma è in atto anche un dramma che passa totalmente sotto silenzio. Molti piccoli allevamenti estensivi e semi-estensivi sono stati costretti a macellare i loro animali, e altri stanno valutando di chiudere del tutto le loro aziende. Ma c’è un aspetto grave in questa vicenda: rischiamo di perdere le razze suine autoctone strettamente collegate alle migliori produzioni norcine italiane. Slow Food Italia, con quest’appello, chiede che sia rivolta un’attenzione particolare a coloro che custodiscono biodiversità, adattando le normative e le pratiche di gestione della Peste Suina Africana alle realtà più fragili.

Anteprima Distinti Salumi – che ha visto la partecipazione di Giacomo Rossi, consigliere della Regione Marche – accende quindi un riflettore su un tema molto sentito dagli allevatori di razze suine locali e dai norcini italiani che, proprio sulla qualità delle carni, basano il loro mestiere. L’evento torna a Cagli, dopo 10 anni dall’ultima edizione, nel 2014, per riportare nella cittadina marchigiana spunti di riflessione sul settore della norcineria e dell’allevamento, sulla tutela delle identità locali legate alle tradizioni alimentari, sulla  riqualificazione delle aree montane. Lo fa grazie alla presenza di esperti, ricercatori, istituzioni, allevatori e produttori, in un territorio privilegiato, dove l’allevamento semibrado e al pascolo di suini, ma anche di bovini, ovini ed equini, è una realtà importante.

«Con Anteprima Distinti Salumi si riattiva la collaborazione tra Città di Cagli e Slow Food Italia. Assieme, partendo dalle nostre radici, dai valori più tradizionali della regione, vogliamo riprendere quell’ambizioso cammino di valorizzazione del nostro patrimonio gastronomico. Un patrimonio genuino che rende unici i nostri territori» ha sottolineato Alberto Alessandri, sindaco della Città di Cagli. 

«Il patrimonio gastronomico del nostro Paese è fondato sulla sua grande biodiversità: di vegetali e di razze animali allevate, ma anche di saperi, pratiche e competenze, conservati e tramandati per secoli – ha dichiarato Federico Varazi, vicepresidente di Slow Food Italia -. Saperi che nel tempo si sono adattati e contaminati, preservando una norcineria artigianale frutto del lavoro di tanti piccoli allevamenti estensivi e semi estensivi, in zone dove spesso costituiscono le poche attività produttive possibili. Difficile conservare questa ricchezza senza gli ingredienti che ne garantiscono la qualità, ovvero le decine di razze locali – non solo suine – allevate in contesti naturali, dove gli animali crescono secondo il rispetto dei loro bisogni etologici. Questo patrimonio, alla base della fama internazionale dei salumi italiani, è fortemente a rischio a causa della gestione sanitaria indifferenziata della Peste Suina Africana. Per questo, da Cagli, lanciamo un appello per salvare le ultime razze autoctone suine del nostro paese e per tutelare l’allevamento estensivo, ovvero gli elementi che stanno alla base della fama di cui gode la norcineria italiana in tutto il mondo».

«La ricchezza della norcineria italiana affonda le sue radici nella straordinaria biodiversità del nostro territorio e nei saper fare artigianali profondamente legati alle comunità e ai luoghi che li hanno originati – ha evidenziato Vincenzo Maidani, presidente di Slow Food Marche -. Per preservare questa eredità e mantenerla viva occorre puntare su filiere sostenibili, che valorizzino le razze locali e i processi produttivi di qualità. Ma questo non basta. È cruciale costruire reti solide tra produttori, allevatori e trasformatori, favorendo un sistema collaborativo che possa far emergere il valore presente nei territori storicamente legati a queste pratiche. Al contempo, dobbiamo consentire a tutti l’accesso a percorsi che educhino al gusto e che consentano ai consumatori di fare scelte consapevoli, aiutandoli a riconoscere la qualità e a prediligere prodotti che rispettano il gusto, la salute, l’ambiente e il lavoro di chi, con passione custodisce questi paesaggi».

La conferenza Preservare biodiversità per un futuro di qualità è stata la prima occasione per ascoltare le testimonianze di chi alleva le razze a rischio estinzione e vive costantemente con il rischio di un contagio da Psa.

«L’allevamento che vogliamo e che promuoviamo pone al centro il rispetto», spiega Jacopo Goracci, direttore di Tenuta di Paganico (Grosseto) e referente tecnico di Slow Food per le filiere animali. «Rispetto per gli allevatori, anche di piccola scala, i quali devono avere margini economici sufficienti a rendere sostenibili le loro attività; rispetto per gli animali, che devono essere gestiti in modo coerente con la loro etologia e messi in condizione di esprimere i comportamenti specifici della razza a cui appartengono; e rispetto per l’ambiente, dove il suolo e il paesaggio tutto devono essere arricchiti dalla presenza degli animali, e non impoveriti come accade oggi con gli allevamenti industriali». Goracci alleva suini di razza Cinta Senese in Maremma e, come tanti allevatori di suini all’aperto, da anni, fa i conti con la minaccia del virus della peste suina e degli abbattimenti indiscriminati, a tappeto, nelle aziende che si trovano nelle vicinanze di un focolaio. Per questo, condivide l’appello rivolto da Slow Food Italia al commissario Filippini e al ministro Lollobrigida, affinché gli allevamenti suinicoli di piccola scala, rurali, dove gli animali vivono allo stato semibrado, possano usufruire di diverso trattamento rispetto a quanto previsto per gli allevamenti industriali. «Bisogna evitare l’abbattimento preventivo di animali sani, altrimenti l’erosione genetica può facilmente portare all’estinzione. È invece importante supportare con finanziamenti e misure di biosicurezza adeguate questi allevamenti, ingiustamente definiti fragili, ma che in realtà sono potenzialmente molto più resilienti delle strutture intensive. Tra queste due tipologie di allevamento i fattori di rischio sono differenti e spesso sono inferiori nei rurali: è il caso, per esempio, del contagio accidentale tramite il fattore umano, visto che si evitano lunghi trasporti di animali vivi e carni».

Gregorio Lombardi e Giada Jacqueline Todisco Grande dell’azienda agricola G.Brigantes

G.Brigantes è un’azienda agricola di Cagli (Pesaro Urbino), a 650 metri di altitudine, alle spalle del monte Nerone. A gestirla sono due giovani, Gregorio Lombardi e Giada Jacqueline Todisco Grande. «Tutto è nato una quindicina di anni fa, quando – con l’aiuto dei miei genitori – ho iniziato ad allevare dieci maiali» spiega Gregorio. «Allevo perché sognavo di avviare una realtà agricola familiare e di lavorare con gli animali – aggiunge –, ma la scelta di questo mestiere non è stata economica. La definirei più politica: volevo proporre un prodotto alternativo a quello proposto dalla grande distribuzione. Un prodotto di qualità ma non di nicchia, accessibile a tutti ,a patto di scegliere di mangiare la carne una o due volte a settimana, anziché ogni giorno». Oggi il numero di animali varia tra i cento e i duecento capi: «Ci stiamo orientando sul Suino della Marca, un suino che alleviamo allo stato semibrado: i nostri animali hanno dieci ettari di bosco a disposizione. Li alimentiamo in massima parte con scarti di produzione provenienti da aziende che lavorano farro, grani, miglio o leguminose, come ceci, piselli e lenticchie, per il consumo umano, e in parte con favino coltivato appositamente per la zootecnia».

Luca Garavaglia della società agricola Garall 

A Robecco sul Naviglio, comune lombardo a metà strada tra Milano e Novara, Luca Garavaglia è il titolare di una azienda agricola vecchio stile: «Una classica fattoria, dove alleviamo gli animali e coltiviamo la terra: un binomio che ci consente di fare il cosiddetto ciclo chiuso tra zootecnia e agricoltura, nel senso che coltiviamo ciò che serve ai nostri animali, le cui deiezioni sono una ricchezza e non un rifiuto, perché concimano il terreno». Tanto ovvio quanto rivoluzionario, visto che il sistema agroalimentare industriale oggi dominante non funziona affatto così. L’azienda, chiamata Garall, si estende su circa 40 ettari e tutto ciò che viene prodotto è certificato in biologico, carne compresa. Oltre alla razza bovina Varzese, Presidio Slow Food, e a galline e polli, Luca alleva una settantina di suini, «un incrocio tra il Nero di Parma e il Gran Suino Padano». Garavaglia alleva «perché la mia famiglia lo fa da quattro generazioni e abbandonare il tutto mi dispiaceva», ma lo fa provando a essere «più compatibile con l’ambiente e cercando di recuperare razze che si stavano perdendo, perché tutelando biodiversità secondo me si tutela la vita». La sua filosofia è chiara: «In nessun caso macelliamo un animale giovane, che sia un vitello, un suinetto o un pulcino – spiega –. Facciamo riprodurre i nostri animali, maiali compresi, a differenza degli allevamenti industriali che macellano e acquistano da fuori i suinetti da ingrasso. Sul nostro banco si trovano al massimo due tipi di carne, perché aspettiamo di essere sicuri di vendere tutto prima di macellare un altro animale. Cerchiamo di fare educazione alimentare, ad esempio contro lo spreco: dei polli non proponiamo petto o ali, ma l’animale intero: guai a buttare via qualcosa».

Margherita Vanni, vicepresidente del Consorzio di Tutela Cinta senese DOP e allevatrice di Cinta senese

Il Consorzio della Cinta senese DOP riunisce una settantina di allevatori, che ne custodiscono il sapere, la storia, la tradizione, la genetica, in una parola, la biodiversità. Seguono un disciplinare attento al benessere animale ma anche a quello dell’ambiente in cui vivono, che consente di produrre trasformati tradizionali di grande qualità. Il consorzio tutela gli allevatori anche in questo momento particolare, in cui la peste suina mette a rischio l’allevamento estensivo e quindi il lavoro di anni e anni. «Penso che gli allevatori che condividono questo modello di allevamento e che custodiscono le razze autoctone dovrebbero unirsi per riuscire a comunicare con più forza: siamo noi l’alternativa al modello intensivo ma questo mondo deve essere sostenuto e difeso» sottolinea Vanni.

La conferenza si è conclusa con un vero e proprio assaggio di ciò che sarà Distinti Salumi dal 25 al 27 aprile 2025, a Cagli

Ecco i prodotti in degustazione:

  • Lardo di Cinta Senese DOP
  • Tenuta di Spannocchia, Chiusdino (Si) TOSCANA
  • Capocollo di Martina Franca di Suino Nero Pugliese, Presidio Slow Food
  • Salumi Martina Franca Martina Franca (Ta) PUGLIA 
  • Bresaola di Razza bovina Varzese, Presidio Slow Food
  • Garall di Luca Garavaglia Robecco sul Naviglio (Mi) LOMBARDIA 
  • Coppa di testa e salsiccia secca di Suino della Marca
  • Cà Belvedere Cagli (PU) MARCHE 
  • Mortadella classica e Salame rosa, Presìdi Slow Food
  • Bonfatti Renazzo (Fe) EMILIA – ROMAGNA 
  • Ventricina del Vastese di Suino Nero Abruzzese, Presidio Slow Food
  • Associazione Ventricina del Vastese Carunchio (Ch) ABRUZZO 
  • Ciauscolo e Prosciutto di spalla
  • Re Norcino San Ginesio (Mc) MARCHE 
  • Prosciutto crudo di Razza suina Mora Romagnola, Presidio Slow Food
  • Azienda Agricola Zavoli Saludecio (Rn) EMILIA – ROMAGNA 
  • Accompagnano i salumi i pani del Forno Il Certello Montefiorentino di Frontino (PU). in abbinamento le etichette dell’Istituto Marchigiano di Tutela Vini.