Dalle vallate rocciose dell’America Latina ai dolci pendii dell’Australia meridionale, passando per iconiche regioni vitivinicole d’Europa e inedite produzioni tra Turchia e Cina: la terza edizione di Slow Wine Fair, dal 25 al 27 febbraio, riunisce a BolognaFiere gli oltre 950 espositori selezionati dalla commissione di assaggio di Slow Food. Sono più di 200 le cantine provenienti da 25 Paesi, di cui 39 dalla Francia, 17 da Spagna, 18 dall’Austria e 7 dalla Germania, per un’offerta complessiva di oltre 5000 vini in degustazione, e debuttano quest’anno Australia, Giappone, Messico, Sudafrica e Svezia. Dati che rendono la manifestazione un punto di riferimento per il panorama vitivinicolo internazionale, ma soprattutto arricchiscono il dibattito tra produttrici e produttori della Slow Wine Coalition, la rete mondiale composta da tutti i protagonisti della filiera del vino che ogni giorno portano avanti i princìpi del Manifesto del vino buono pulito e giusto, preservando l’ambiente e le sue risorse e mantenendo viva la loro comunità di appartenenza.
Conosciamo insieme alcuni dei loro progetti.
Dal nord dell’Argentina, i vini ad alta quota di Gastón Cruz
Nonostante l’immagine popolare della viticoltura Argentina sia dominata dalla regione di Mendoza, dove la produzione è tendenzialmente di larga scala, ci sono viticoltori che sfidano gli aridi pendii di Jujuy, la provincia più settentrionale del Paese. Uno di questi è Gastón Cruz della Bodega Don Milagro, che coltiva varietà native nel paese di Purmamarca, immerso nella valle della Quebrada de Humahuaca. Insieme alla moglie, l’enologa Carolina Ruiz, Gastón continua a valorizzare i vigneti piantati dal nonno 80 anni fa, producendo Malbec, Cabernet Franc e Torrontés, emblematica uva bianca di questa zona che veniva utilizzata per le prime vinificazioni in anfore di terracotta. Scopri qui la sua storia .
La Turchia e gli antichi vigneti delle montagne del Tauro
La Turchia è tra i primi cinque Paesi al mondo per superficie vitata, davanti a Stati Uniti e Argentina, e seconda solo a Spagna, Francia, Cina e Italia. Tuttavia, produce una quantità relativamente bassa di vino, poiché la maggior parte delle uve viene utilizzata per uva da tavola, succhi e uva passa. Un dato che riduce la biodiversità vitivinicola del territorio a poche cantine di piccole dimensioni. Ne sono un esempio 7 Bilgeler di Selçuk, Heraki Wines di Denizli, e Yaban Kolektif di Bayramiç, che a Slow Wine Fair presentano il progetto Heritage Vines of Turkey, guidato da Sabiha Apaydn e realizzato in collaborazione con Slow Wine e la Fondazione Hans Wilsdorf nel 2023. Uno studio che intende documentare e mappare i vigneti dei distretti di Mut e Silifke, situati ai piedi delle montagne del Tauro centrale, e richiamare così l’attenzione sull’importanza delle aree vitivinicole profondamente radicate nel Paese, oggi a rischio di estinzione. Leggi qui il racconto del progetto.
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