Alessandra Calò, che sta vivendo un periodo di intensa produzione artistica e di grande visibilità internazionale, è stata protagonista al Ras Al Khaimah Fine Arts Festival (Emirati Arabi) con il progetto fotografico “HERBARIUM i fiori sono rimasti rosa”, mentre dal 3 aprile al 20 maggio sarà a Parigi alla Galerie Courcelles con la mostra “Elle(s)”.
Finalista del premio “New Post Photography Award 2023” coordinato da Gigliola Foschi, il suo progetto verrà esposto al Ragusa Foto Festival (luglio-agosto 2023) con la curatela di Claudio Composti, direttore artistico del festival.
La mostra The Garden’s Tale è accompagnata da un photobook dedicato edito da Lab 1930 in 70 copie a tiratura limitata e firmate dall’artista contenenti tutte sedici le opere che compongono la serie originaria. Venti copie del photobook contengono inoltre una stampa Fine Art inedita di Alessandra Calò.
Dopo Alessandra Calò, la programmazione di Lab 1930 proseguirà con la mostra "Mappe arboree" di Alessandro Vicario (18 aprile - 30 maggio 2023).
Alessandra Calò
Nasce a Taranto nel 1977, vive e lavora a Reggio Emilia. Le sue opere fanno parte di importanti collezioni (Maramotti di Reggio Emilia, Donata Pizzi, MoMA e Met Museum di New York) e sono state esposte in prestigiose mostre e festival internazionali (tra gli altri “Fotografia Europea”, Reggio Emilia; “Circulation(s) - Festival de la jeune photographie européenne”, Parigi; “Rencontres internationales de la photographie en Gaspésie”, Montreal). Libri d’artista e pubblicazioni rivestono un ruolo fondante della sua pratica artistica.
Lab 1930. Fotografia contemporanea
La ricerca di Lab 1930 – nata da un’idea di Elena Carotti - si incentra principalmente sulla “post photography”, recente tendenza della fotografia contemporanea in cui lavori fotografici, spesso a tiratura unica e dalla forte narratività, dilatano i confini classici della fotografia. Le mostre sono accompagnate da piccoli photobook o “quaderni” d’artista in edizione limitata come parte della stessa proposta espositiva.
Lo spazio espositivo, ripensato dall’architetto Emanuela Terrile, è caratterizzato dall’originale pavimento in cementine degli anni Trenta, mentre il progetto di illuminotecnica è stato studiato insieme a Biffi Luce.
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