La storia di oggi getta la sua
radici nel lontano 1923 quando Carlo e Zaira Salvarezza aprirono la Fitteria; ma
come sempre cerchiamo di andare con ordine: siamo in Piemonte, a Tortona la
romana Julia Dertona. Tortona è una città della provincia di Alessandria con
una storia lunga e affascinante toccata dagli antichi romani, da Federico
Barbarossa, i Templari, gli Sforza, il Risorgimento, la Seconda Guerra
Mondiale, solo per citarne alcuni passaggi. Ed è in un borgo di Tortona che gli
Salvarezza aprirono il loro bar ristorante con quel particolare nome che
ricorda la “Faiteria” ovvero la conceria delle pelli.
La Fittera era un luogo di
ritrovo per studenti, camionisti, operai, in particolare gli uomini che lavoravano
alla Orsi, storica fabbrica di mezzi agricoli del “Siur Pipei”. Una storia
d’altri tempi che ho ricordato con piacere qualche settimana fa gustandomi un
vino antico e pregiato del territorio: il Timorasso. Parliamo di un vitigno
autoctono della provincia dalla produzione limitata ma decisamente di qualità.
Il vino che se ne ricava ha un passato al quanto remoto ma è negli ultimi
decenni che è stato riscoperto e rivalutato.
Non scenderò nei dettagli tecnici
dell’uva o del vino ma vorrei invitarvi a considerare con attenzione che stiamo
parlando di un grande bianco amato e stimato dagli intenditori. Come dicevo,
qualche settimana fa, ho partecipato alla degustazione della forza vendite
della Cantina di Tortona, Vignaioli del Tortonese dal 1931, una realtà che oggi
conta circa 180 soci operativi su 280 ettari; produce oltre 400 mila bottiglie
e poi vino in bag in box e, come dalla nascita, vino sfuso. Non solo Timorasso,
ma anche Barbera, Cortese, Dolcetto, Bonarda, Croatina, Favorita, Chardonnay,
Cellerina e altri.
La degustazione si è sviluppata
su più tipologie di vini ma è del Timorasso che ero, e sono, interessato in
modo particolare. E’ un vino che mi piace molto e che conferma, se ancora ce ne
fosse bisogno, che il Piemonte non è terra solo di grandi rossi. Certo, ci sono
vini che il mondo ci invida, basti fare capolino con la mente a Barolo e
Barbaresco, o alle grandi Barbere, ma i bianchi non mancano e toccano punte di
eccellenza davvero interessanti. Ricordo l’Arneis, il Cortese, e poi Gavi, l’Erbaluce,
e senza ombra di dubbio il Timorasso.
Il suo colore paglierino carico
con profumi avvolgenti, intensi, in bocca è pieno, equilibrato, presente; un
vino da abbinare a piatti importanti ma anche piacevolissimo da gustare per il
delizioso apprezzamento di bere bene. Un chicca enologica della regione che
merita di essere conosciuta e apprezzata.
Alla degustazione presente uno
storico produttore, dal 2018 nel consiglio di amministrazione della Cantina ma
da tanto tempo passionario e traino anche per altri produttori nella la
produzione di questo vino. Parlo di Valter Massa, i suoi Timorasso nelle varie
declinazioni sono veramente molto buoni e, detto tra noi, me li sono goduti
tutti: ma resta tra noi intimi.
Una parentesi dedicata a Valter e
a suo lavoro era doverosa da parte mia. Ma anche i Timorasso dei Vignaioli mi
sono piaciuti molto, eleganti, armoniosi, profumati e dalla beva fresca ma al
contempo importante. Vini a parte della Cantina ho anche apprezzato molto la
scelta della delle etichette per linea Fiumana che riportano sulle bottiglie il
pensiero di un pittore della provincia: Giuseppe Pellizza da Volpedo. Il famoso
“Quarto Stato” il dipinto realizzato dall’artista piemontese tra il 1989 e il
1901 e attualmente custodito al Museo del Novecento di Milano. Sulle etichette
la figura del personaggio centrale del quadro su concessione delle istituzioni
competenti.
E’ stato un bel momento, di
degustazione e di conoscenza, di incontri con le persone delle Cantina a
partire dal Presidente Antonino Casalinuovo, l’enologo Umberto Lucarno, con
Matteo Ferri responsabile di produzione, Cristiano Vergagni
responsabile vendite, naturalmente con la forza vendite presente e qualche
collega della stampa. Ma l’incontro per il mio palato è stato con un grande vino
bianco: il Timorasso.
Fabrizio Salce
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