celebra l'arte urbana con quaranta opere mai esposte
A cura di Fabiola Naldi
18 luglio – 25 ottobre 2025
Foro Boario
Piazza Giorgio Luigi Pintus
09170 Oristano
Oristano, 17 giugno 2025. Non solo musica nel cartellone di Dromos: in attesa di inaugurare la lunga e ricca serie di concerti, si apre nel segno dell'arte la ventisettesima edizione del festival, che dal 18 luglio al 14 agosto si snoderà secondo la sua consueta formula itinerante tra Oristano e gli altri centri e località della sua provincia coinvolti: Cabras, Fordongianus, Marrubiu, Masullas, Neoneli, Nureci, Tadasuni.
Da sempre aperto a contaminazioni ibride e meticce, e votato a indagare tematiche contemporanee e innovative, quest'anno il festival si riconosce sotto il titolo Hope. La speranza è una scelta: un titolo che intreccia e connette il tema della Speranza alle due precedenti edizioni all'insegna di Change (2023) e People (2024), ponendolo come strumento impareggiabile e prezioso per sigillare questa triade e guardare con fiducia verso il futuro.
Al tema proposto dal festival si lega la mostra HOPE AROUND. New York Graffiti - a cura di Fabiola Naldi - offrendo una visione precisa, importante e unica di un periodo complesso ma di grande libertà ed espressività come la scena newyorkese dai primi anni Settanta in poi. In particolar modo, l'esposizione che verrà inaugurata il 18 luglio a Oristano negli spazi del Foro Boario (fino al 25 ottobre 2025), si mostra come occasione unica e imperdibile perché presenta, per la prima volta in assoluto, la collezione personale di Pietro Molinas Balata, grande conoscitore di graffiti di scuola americana a partire dalle prime testimonianze pionieristiche.
Quaranta grandi opere su tela realizzate dalle figure più influenti del graffiti writing di New York City in grado di trasportare il visitatore in un tempo e in uno spazio ormai lontano, ma che mostra e delinea l'indiscutibile impatto del movimento sulla cultura contemporanea. La mostra HOPE AROUND. New York Graffiti rappresenta un'importante occasione per apprezzare opere uniche e certificate nel loro genere, un tributo ai "pionieri" di un linguaggio visivo che ha cambiato per sempre il paesaggio urbano delle nostre città.
Come afferma la curatrice Fabiola Naldi, docente e storica dell'arte, «Gli artisti in mostra hanno contribuito in modo significativo alla definizione del graffiti writing come fenomeno espressivo e di comunicazione visiva, influenzando generazioni di writer e appassionati in tutto il mondo e portando il grado stilistico dell'intera disciplina a una sofisticazione espressiva mai vista».
Tra gli autori presenti è importante sottolineare i nomi di Rammellzee, recentemente celebrato attraverso una mostra retrospettiva presso il Palais de Tokyo di Parigi, Phase 2, figura di primo piano per la nascita e lo sviluppo dell'Aerosol Art, scomparso nel 2019, Futura 2000, tra gli artisti più attivi con collaborazioni con marchi come Nike, Levi's, Vans, Hennessey, Medicom Toys; e poi Fab 5 Freddy, nome di primo piano dell'Hip Hop, presente con un'opera esposta alla storica mostra del 1979 alla Galleria Medusa di Roma, Crash e Daze, nomi legati alle prime mostre realizzate sul fenomeno e recentemente alla serie di Netflix The Get Down, Toxic e Kool Koor, ancora in attività come artisti riconosciuti su scala internazionale; e ancora Blade e Lee, le cui lettere iconiche sono indissolubilmente legate alla diffusione del graffiti wiriting, fino alla Tats Cru e How & Nosm come testimonianza di continuità ed evoluzione degli stili.
Il sottotitolo New York Graffiti trova una sua speciale connessione con Arte di frontiera. New York Graffiti, un'esposizione storica inaugurata nel 1984 alla Galleria d'Arte Moderna di Bologna da un'idea di Francesca Alinovi, ricercatrice e storica dell'arte tra le prime a riconoscere il valore delle pratiche urbane provenienti dalla Grande Mela. A distanza di quarant'anni, HOPE AROUND. New York Graffiti celebra il linguaggio libero, aggressivo, massivo e irriverente di autori che «sono simultaneamente "penne nere e visi pallidi", e sono i nuovi kids di New York: ragazzacci dall'aria sbeffeggiante e gentile, che insozzano di segni e graffiti la città ma si presentano in bella mostra anche nelle gallerie», come la stessa Alinovi li definì nel 1982. Arte di frontiera ha inquadrato questo preciso approccio come strumento di espressione sociale e culturale, permettendo al graffiti writing di emergere come una voce autentica e indomita a livello globale. Oggi, a distanza di mezzo secolo, continuiamo a onorare quella tradizione, riflettendo sulla progressione e sull'evoluzione stilistica di una pratica ancora attiva e florida, che si attesta come una delle forme di comunicazione visiva tra le più influenti della seconda metà del Novecento.
La presentazione della Collezione "Pietro Molinas Balata", dedicata alla Old School di New York che comprende quarantadue opere dei più importanti artisti attivi fin dalla seconda metà degli anni '70 e tre scatti fotografici di Martha Cooper, Robert Herman e Sophie Bramly, rivolti rispettivamente a Keith Haring, Jean-Michel Basquiat e Dondi White, si configura come un tassello fondamentale nell'inquadramento storico artistico del movimento in grado di testimoniarne l'autenticità e di offrirsi come un'opportunità per riconsiderare e rivalutare la disciplina nel suo primo periodo eroico.
Negli anni '70 e '80 i graffiti si sono imposti come espressione indipendente di ribellione e speranza: in un contesto urbano spesso percepito come ostile, i "kids di New York" hanno invaso le strade e le metropolitane come spazi attivi e ricettivi, giungendo a una riappropriazione e riconfigurazione dei luoghi al di là dell'affermazione di una singola identità.
La natura indiscutibilmente "vandalica" dei graffiti resta a distanza di oltre cinquant'anni, ma lo scarto temporale può condurre a una riflessione profonda sulla scelta dei singoli protagonisti di trasferire la propria pratica dagli spazi urbani non autorizzati a contesti artistici più istituzionali. Questa transizione solleva interrogativi fondamentali sulla natura dell'arte, sull'autenticità dell'espressione e sul significato stesso di "vandalismo" in un'epoca in cui il graffiti writing è accettato come una forma d'arte a tutti gli effetti.
Questo passaggio ha dato luogo a una serie di considerazioni sulla natura del fenomeno, sull'originalità degli intenti e sul significato del concetto di autonomia rispetto alla creazione artistica. Con la decisione di operare anche sulla tela e su altri supporti convenzionali, molti autori hanno fatto un passo verso una maggiore visibilità, tentando un riconoscimento all'interno del mondo dell'arte. Questa transizione, nelle parole di molti interpreti di quella generazione, non deve essere vista come una rinuncia alla loro libertà di espressione originale, piuttosto come uno dei possibili tentativi di evoluzione del linguaggio.
Un altro aspetto paradossale è la questione dell'autenticità. L'arte di strada nasce spesso come forma di espressione autentica, non filtrata da convenzioni estetiche o commerciali. Tuttavia, quando queste opere vengono trasferite in un contesto mercantile o museale, sorgono interrogativi sull'originarietà delle pratiche, sulla "resistenza" di processi spontanei e sulla capacità di mantenere il messaggio all'interno di contesti in bilico tra libertà e riconoscimento, tra identità e commercializzazione.
«C'è qualcosa in HOPE AROUND. New York Graffiti che riconosco come familiare» dichiara Salvatore Corona, direttore artistico del festival: «quella forza diretta, nata per strada, capace di trasformare spazi marginali in luoghi di espressione libera e autentica. In fondo anche Dromos, che nel nome porta l'idea del percorso, nasce dalla stessa urgenza di ricerca e incontro tra culture. Un ringraziamento a tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra, al dottor Pietro Molinas Balata per la generosità con cui ha messo a disposizione la sua collezione, e al Comune di Oristano per il costante supporto al nostro lavoro.»
«Il Graffitismo possiede l'essenza propria del movimento artistico riconosciuto dalle istituzioni, in quanto dotato di una estetica originale e riconoscibile» sottolinea Pietro Molinas Balata: «Nasce senza rassomigliare a niente altro, distaccandosi dalle precedenti correnti artistiche del Novecento, con una metodologia radicale ben precisa, espressa inizialmente dall'apporto di artisti "non-artisti" legati soprattutto alla loro condizione sociale. Agli albori della storia e nel contesto del paesaggio urbano, i Graffiti erano una presenza costante di "kinesis e energeia" negata dalla legge e contrastata dalla polizia, perché realizzati in spazi non convenzionali o in contenitori atipici, ossia oltre i confini concreti per la pratica estetica.»
La mostra HOPE AROUND. New York Graffiti sarà visitabile dal 18 luglio al 25 ottobre 2025 al Foro Boario di Oristano tutti i giorni dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19. Il biglietto d'ingresso costa 5 euro.
Per informazioni, si può contattare la segreteria del festival Dromos al numero di telefono 0783310490, al numero whatsapp 3348022237 e all'indirizzo di posta elettronica info@dromosfestival.it.
Notizie e aggiornamenti sul sito www.dromosfestival.it, sul canale Telegram e nelle pagine Facebook e Instagram di Dromos.
Artisti in mostra
Cornbread, Taki 183, Rammellzee, A-One, Kool Koor, Toxic, Futura 2000, Fab 5 Freddy, Lee Quiñones, Coco 144, Blade, Phase 2, Quik, Zephyr, Seen, Daze, Delta 2, Ero, Part One, Sonic, Freedom, Trike One, Duster, Ghost, Crash, TKid 170, Sane Smith, Sharp, Cope 2, Stay High 149, Lava I & II, Duro, Ket, Crime 79, LA 2, Ven, Bill Blast, TeeBee, BG 183, Bio, How & Nosm, Stak & Wolf.