Stuart Arends, Gabriele Basilico, Eelco Brand, Luigi Carboni, Vincenzo Castella, Arthur Duff, Anna Galtarossa, Herbert Hamak, Jacob Hashimoto, Emil Lukas, Julia Mangold, Hiroyuki Masuyama, Franco Passalacqua
A cura di
SAVE THE DATE 19 settembre 2025, ore 18
Palazzo Oldofredi Tadini Botti Torre Pallavicina (BG)
19 settembre – 2 novembre 2025
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Hélène de Franchis mentre realizza l'opera a quattro mani Hélène (Red), 2022 insieme a Stuart Arends. Courtesy Studio La Città, Verona |
Venerdì 19 settembre alle ore 18, presso la sede del cinquecentesco Palazzo Oldofredi Tadini Botti a Torre Pallavicina, nella quiete della pianura bergamasca, viene proposta Il respiro nascosto delle cose. Omaggio a Hélène (visitabile fino al 2 novembre), un’ampia mostra a cura di Alberto Fiz a cui partecipano 13 artisti: Stuart Arends, Gabriele Basilico, Eelco Brand, Luigi Carboni, Vincenzo Castella, Arthur Duff, Anna Galtarossa, Herbert Hamak, Jacob Hashimoto, Emil Lukas, Julia Mangold, Hiroyuki Masuyama, Franco Passalacqua.
Pur proponendo linguaggi differenti, gli artisti sono accomunati da un medesimo atteggiamento nei confronti dell’arte, intesa come ricerca intima e segreta che rifiuta ogni forma di apparenza. Molti di loro, sin dall’inizio del Terzo Millennio, sono presenze fisse del percorso sviluppato da Hélène de Franchis nella galleria Studio La Città di Verona. Per alcuni, il debutto è di molto precedente e risale agli anni Novanta. La prima personale di Carboni a Verona è datata 1990, mentre Emil Lukas fa il suo ingresso in galleria nel 1993; Stuart Arends e Herbert Hamak invece erano in squadra sin dal 1996, quando hanno partecipato alla collettiva ...e la chiamavano pittura... A lei, recentemente scomparsa, è dedicata questa rassegna che non ha nulla di retorico o banalmente celebrativo ma, secondo quanto afferma il curatore Alberto Fiz, “si pone come occasione per riflettere sulla personalità di Hélène, una figura fondamentale e assolutamente imprescindibile che, attraverso le sue scelte, spesso trasgressive, ha saputo imporre un proprio linguaggio opponendosi all’omologazione che troppo spesso caratterizza il sistema dell’arte e del mercato. Senza mai accettare le regole di movimenti istituzionalizzati o di esperienze metabolizzate, ha sviluppato, con sensibilità e coerenza, un progetto indipendente e libero da ogni forma di condizionamento”.
Il respiro nascosto delle cose, che ha come riferimento il titolo della mostra organizzata da Hélène nel 2001, accomuna artisti che insieme non avevano mai esposto (in questo caso poi vengono presentati due lavori inediti di Anna Galtarossa e di Arthur Duff), dando vita a una dialettica imprevedibile dove le affinità elettive non impediscono il confronto tra stili e linguaggi differenti. Così, nel primo grande ambiente di Palazzo Oldofredi l’ambigua astrazione di Stuart Arends, con la trama che appare sempre sul punto di disfarsi, sviluppa un dialogo inedito con le imponenti costruzioni monocromatiche in metallo di Julia Mangold, dove lo spettatore è invitato a fare esperienza di luoghi improvvisamente alterati dai suoi interventi. In un angolo della sala, lo spettatore può scoprire due piccole opere su supporto in legno, una con elementi rossi e l’altra grigia. Sono state realizzate a quattro mani da Arends e da Hélène (proprio lei compare nel titolo) che ha lasciato in superficie le proprie impronte in un gioco ironico di condivisione e di responsabilità dove a cadere nella rete è la pittura stessa. Ma illusioni e allusioni tracciano l’intero percorso della mostra: se Gabriele Basilico ci pone di fronte all’architettura dello spazio, Emil Lukas, al contrario, lo simula inventando stratificazioni di elementi casuali, rifiuti compresi, che vanno incontro a un reale solamente immaginato. Straniante è poi l’intervento di Vincenzo Castella che sovrappone, come fossero layers, le grandi fotografie del Martirio e trasporto del corpo decapitato di San Cristoforo di Andrea Mantegna nella sala centrale del Palazzo affrescata con soggetti ispirati alla Favola di Amore e Psiche di Apuleio. In tutto ciò s’inserisce la pittura lenticolare di Luigi Carboni, che crea un ulteriore effetto illusionistico con il dittico Lezione bianca, dove la monocromia viene annullata da delicati segni naturalistici. Interferenze e intrusioni si trovano anche nel cortile esterno con Franco Passalacqua, che ha collocato i suoi Totem stretti e lunghi contrappuntati da una traccia modulare che tende verso l’astrazione, davanti agli affreschi fragili ed evanescenti ispirati a Castel Sant’Angelo. Ma la rassegna si sviluppa anche nelle suggestive cantine in mattoni con volta a botte del Palazzo. Tre spazi ambientali che assumono ciascuno una propria identità: Anna Galtarossa dispone al centro della sala Dungeon Lullaby, un’installazione inedita assai problematica dove l’evocazione dolce della ninna-nanna si associa al tema del carcere. Inedito anche l’intervento di Arthur Duff che mette in scena ulteriori inquietudini proponendo per quest’occasione PREDA, un’opera che si compone di quattro proiettori laser destinati a interagire con l’ambiente facendo ruotare le lettere (in questo caso vengono utilizzate le quattro lettere della traduzione inglese prey che hanno lo stesso suono di pray, ovvero “pregare”) intorno a un asse immaginario, ciascuna con una propria orbita. La trilogia viene completata da Hiroyuki Masuyama con una serie di light box dedicati a William Turner in una destrutturazione dei suoi dipinti osservati e rielaborati attraverso il medium fotografico. L’ambiguo rapporto con l’immagine è rintracciabile anche nelle opere di Eelco Brand collocate nello spazio in prossimità delle cantine. Sono animazioni 3D dove il paesaggio ricreato e ibridato non è altro che una proiezione dei nostri stati d’animo. Ma a Torre Pallavicina si può prendere parte a una mostra diffusa che coinvolge anche la sconsacrata chiesetta settecentesca di San Rocco dove compare Ivy, una poetica installazione di Jacob Hashimoto, perfettamente integrata nell’ambiente, con aquiloni di bambù e carta che richiamano l’edera evocata dal titolo. Accanto all’opera, viene collocata una bicicletta disegnata da Hashimoto del celebre artigiano veronese Dario Pegoretti, disposta “immobile” su un piedistallo, come se fosse privata del movimento, creando un evidente contrasto con le forme sospese della natura. Sulla facciata esterna della chiesetta interviene Herbert Hamak con i suoi classici elementi modulari in resina da cui filtra il blu. Lo fa in continuità con le sue grandi installazioni sui monumenti (famosa è quella sulla Cattedrale di Atri) o edifici pubblici che in tal modo sviluppano una nuova dimensione percettiva. Sono opere che cambiano intensità e profondità in base alla luce e al punto di vista di chi guarda, così come avviene per le due colonne a terra collocate nel parco adiacente al Palazzo. Purezza, concentrazione, luce e materia caratterizzano l’indagine dell’artista tedesco che va incontro al respiro nascosto delle cose.
Torre Pallavicina, con i suoi palazzi storici e una storia che risale all’epoca romana, è diventata dal 2012 sede d’importanti mostre d’arte contemporanea. Il primo evento è stato dedicato a Piero Manzoni in occasione dei cinquant’anni dalla morte. Da allora si sono succeduti artisti di generazioni diverse coinvolti ogni anno da rigorosi progetti curatoriali. Sono molti i grandi protagonisti che hanno lasciato il segno a Torre Pallavicina: da Maria Lai a Michelangelo Pistoletto; da Paolo Icaro a Subodh Gupta, da Sergio Lombardo a Alfredo Pirri. Anche la fotografia ha avuto un ruolo significativo coinvolgendo tra gli altri Luigi Ghirri e Francesca Woodman. Ma è soprattutto il contemporaneo ad aver trovato accoglienza con artisti quali Gianni Caravaggio, Jacopo Benassi, Francesco Arena, Maurizio Donzelli, Maria Elisabetta Novello, Matteo Fato, Paolo Grassino, Simone Berti e Fabrizio Prevedello.
La mostra è organizzata dall’Associazione Pianura da scoprire con il patrocinio
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INFORMAZIONI
Il respiro segreto delle cose Omaggio a Hélène
Artisti: Stuart Arends, Gabriele Basilico, Eelco Brand, Luigi Carboni, Vincenzo Castella, Arthur Duff, Anna Galtarossa, Herbert Hamak, Jacob Hashimoto, Emil Lukas, Julia Mangold, Hiroyuki Masuyama, Franco Passalacqua
A cura di: Alberto Fiz
Date: 19 settembre – 2 novembre 2025
Inaugurazione: 19 settembre 2025, ore 18.00
Sede espositiva Palazzo Oldofredi Tadini Botti, via San Rocco 1, Torre Pallavicina (BG)
Orari visite e contatti: Sabato e domenica, ore 15-18, oppure su appuntamento: +39 339 562 9715
Informazioni generali: Associazione Pianura da scoprire Piazzale Mazzini 2 – 24047 Treviglio (BG) info@pianuradascoprire.it | tel. 0363 301452 | www.pianuradascoprire.it |
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