Ai lavori incorporei e impalpabili di Klein rispondono, nel percorso espositivo, i cicli di opere che danno sostanza all’idea di pieno di Arman, idea che prende le mosse dall’interesse dell’artista verso gli oggetti. Oggetti di cui inizialmente l’artista raccoglie le impronte nei Cachet – lavori creati obliterando timbri inchiostrati su carta o pannello - e, in seguito, nelle Allures d’objets(1958) e nei Violini (1961). Nel 1959 Arman inizia a realizzare le Accumulations e le Poubelles, lavori costituiti da rifiuti inscatolati in teche di plexiglass. Egli si considera così l’interprete di un’epoca dominata dalla società dei consumi e che, come afferma l’artista, “in circa mezzo secolo ha prodotto più oggetti che nei cinquantamila anni precedenti”.
Dai rasoi elettrici, alle lampadine di automobile (Fiat pas Lux II), dalle mani di bambole (Les mains) fino agli ingranaggi di orologi: gli oggetti più diversi si “accumulano” in contenitori di plexiglass e teche di legno in questa serie di opere. Dalla collaborazione con la casa automobilistica Renault nascono poi le Accumulations realizzate con parabordi di automobili gialle, come Les ailes jaunes – Accumulation Renault n. 105 del 1967. Come Klein, anche Arman impiega nelle sue opere il fuoco, forza distruttiva e creatrice al contempo. Nel percorso della mostra, alla Peinture de Feu di Klein corrisponde e si oppone l’opera Senza titolo (1969), realizzata da Arman con un violino bruciato e conservato nella resina, in plexiglass.
Non si possono passare sotto silenzio, peraltro, sia il Cello, 1962, “coupée” di un violoncello sezionato su tavola, sia Antonio e Cleopatra, 1966, “colère” di due violoncelli fatti a pezzi e composti su tavola.
La mostra trova il suo contrappasso ideale in un’affascinante mise en abyme con il Premier portrait-robot d'Yves Klein, le Monochrome in cui Arman ritrae Klein sotto forma di un’attorcigliata accumulazione di indumenti, carte e libri di Bachelard raccolte nel plexiglass e a cui Klein “risponde” con il Portrait relief d’Arman, ritratto a rilievo di Arman in pigmento puro: nudo come una statua antica, l’artista è proiettato in una dimensione altra, nella purezza del blu assoluto.
In occasione della mostra verrà pubblicato un catalogo bilingue (italiano-inglese) edito da Mousse Publishing, con un'introduzione di Giancarlo e Danna Olgiati, il saggio storico-critico-scientifico di Bruno Corà, il contributo del Direttore del MASI di Lugano Tobia Bezzola, un dialogo tra Bruno Corà e Mario Botta, infine gli apparati bio-bibliografici e le schede delle opere a cura di Aldo Iori.
Nessun commento:
Posta un commento