giovedì 13 giugno 2024

Un anno di pluviometro e ricerca: FRoSTA AMICA DEL CLIMA

 


Il primo bilancio a un anno dall’installazione del pluviometro donato da FRoSTA e Legambiente
nel Laboratorio di Climatologia Alpina del Monte Rosa ci conferma 
l'importanza dell’agire e della ricerca, due attività sinergiche e inscindibili

A quasi un anno di distanza dall’installazione del pluviometro nel LCA - Laboratorio di Climatologia Alpina, è tempo di dati e bilanci.

 

Il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Torino ha da sempre un ruolo centrale nella ricerca, sempre sviluppata e all’avanguardia, sul cambiamento   climatico   in   ambienti   estremi, tra cui ovviamente le montagne che circondano il Piemonte. Questa capacità di tenere gli occhi puntati sul futuro si è concretizzata con la nascita del Laboratorio di Climatologia Alpina, con l’obiettivo di una   migliore interpretazione del rischio climatico in ambienti di alta quota per permettere una pianificazione delle politiche territoriali e di conoscere e affrontare i problemi di mitigazione del cambiamento climatico nel futuro prossimo

 

Il programma di ricerca condotto dalla climatologa Fiorella Acquaotta dell’Università di Torino, insieme a un gruppo di giovani ricercatori, tra cui la climatologa Alice Baronetti, la glaciologa Cristina Viani, e l’ICT consultant Diego Guenzi, è iniziato lo scorso 14 luglio 2023, a 3030 metri sul massiccio del Monte Rosa, nel cuore territorio di alta montagna tra Piemonte e Valle d’Aosta, tra i comuni di Alagna Valsesia e Gressoney-La-Trinité, un’area montana dalla valenza ambientale fondamentale, testimone della fragilità socio-ambientale e metereologica. Qui, FRoSTA e Legambiente hanno deciso di supportare in modo concreto l’attività dei ricercatori donando il pluviometro TRwS x2y, lo strumento attualmente più preciso e sensibile nel misurare tutti i tipi di precipitazioni, solide e liquide, in un ampio intervallo di temperature, condizioni di vento e neve rigide, con un grado di precisione molto alto.

 

Proprio la stazione del Laboratorio di Climatologia Alpina del Passo dei Salati, per merito del pluviometro installato con FRoSTA e Legambiente, ha osservato alcuni dati interessanti circa la stagione invernale appena conclusa. In particolare, l’inverno 2023 è stato un anno fortunato per quanto riguarda il volume di precipitazioni, abbondanti e ampiamente al di sopra delle medie degli anni passati. In particolare queste sono state registrate a fine stagione, nei mesi di marzo e aprile.

Un dato positivo ma che permette di riscontrare un’anomalia che segna l’attuarsi di una tendenza in divenire: di norma, infatti, sul Monte Rosa le precipitazioni solide, si registrano maggiormente tra novembre e dicembre, cedendo il passo poi nei mesi di gennaio e febbraio a un periodo più secco. In questo caso i mesi finali del 2023 hanno visto un livello di neve accumulata più basso della media, con temperature giornaliere mediamente alte. La situazione si è però risollevata con le abbondanti nevicate avvenute tra marzo ed aprile, generando come conseguenza positiva il fatto che le riserve idriche della stagione hanno raggiunto livelli utili per scongiurare un’altra annata critica per tutte quelle attività basate sugli approvvigionamenti d’acqua (come il settore idroelettrico, l’agricoltura, e la zootecnia).

 

 

In generale, due sono le tendenze principali registrate: una diminuzione delle giornate con temperature minime particolarmente basse, e la naturale conseguente generale diminuzione della neve cumulata su base annuale.

La prima in particolare poiché rappresenta una criticità per il manto nevoso, sia per l’alta probabilità di fusione della riserva di neve accumulata, sia perché le precipitazioni piovose impediscono l’accumulo di neve al suolo e creano conseguenze al terreno, non predisposto a ricevere precipitazioni liquide, con il conseguente dissesto.

 

È difficile prevedere sul lungo periodo quali possano essere gli impatti effettivi di queste tendenze osservate nel primo anno dal Laboratorio di Climatologia Alpina, anche se è ragionevole dedurre una plausibile progressiva scomparsa delle nevi dalle quote meno elevate e una riduzione significativa del periodo annuo associato alle nevicate.

Le implicazioni sono diverse, e alcune comportano un rischio per la natura e l’ambiente alto: in alcune zone potrebbe aumentare il rischio di dissesto idrogeologico rendendo più difficile sia abitare in montagna, sia il viverla in sicurezza; l’impatto negativo sulla produzione di energia idroelettrica richiederebbe un aumento di produzione tramite altre fonti, con il conseguente rincaro dei prezzi dell’energia e, come ripercussione, del costo della vita. Alcuni habitat montani verrebbero compromessi o addirittura persi, con conseguenze difficilmente prevedibili per gli ecosistemi, ma sicuramente negative per la biodiversità che contraddistingue il nostro paese. Il turismo legato alla montagna è destinato a cambiare radicalmente, per via della diminuzione della copertura nevosa che rende più complesso e costoso praticare sport invernali; inoltre, le temperature estive nelle località di bassa valle saranno paragonabili a quelle che attualmente osserviamo in pianura e in città.

 

Queste ricerche sono dunque fondamentali perché permettono di fotografare in modo dettagliato e preciso lo stato di salute della montagna, e di conseguenza quella poi in tutta la pianura e le città circostanti. I dati servono non solo per essere interpretati in modo corretto, ma anche e soprattutto per proporre in modo concreto delle alternative e delle soluzioni possibili, che rendano fattibile un cambiamento costante e incisivo.

Per farlo, il primo passo consiste nella sensibilizzazione della collettività: ogni individuo, ogni azienda, ogni ente politico e sociale deve essere consapevole delle sfide poste dal riscaldamento globale e deve cercare di agire tenendo a mente che anche le piccole abitudini giornaliere possono dare un contributo.

 

 

Gianluca Mastrocola, AD FRoSTA Italia, afferma: “Per FRoSTA è importante dare seguito e tenere traccia delle iniziative che ha a cuore, e sicuramente l’attività di ricerca del Laboratorio di Climatologia Alpina per noi è particolarmente preziosa, visto l’impegno ormai decennale in difesa dell’ambiente in generale e del freddo in particolare. Come amiamo sostenere, le scelte di FRoSTA di agire in difesa del freddo e a tutela del pianeta per essere impattanti devono concretizzarsi in azioni e attività, misurabili e continuative. Non siamo tipi da una collaborazione one shot, amiamo le progettualità che si sviluppano nel tempo e che danno luogo a cambiamenti concreti e percettibili. Siamo quindi contenti di valutare a distanza di un anno l’attività del pluviometro, che sancisce una collaborazione importante con Legambiente, nostro partner ormai da anni, e con il Laboratorio di Climatologia  Alpina, una realtà di eccellenza e di impegno molto preziosa in Italia”

 

FRoSTA da sempre sta “dalla parte dell’ambiente”, uno dei valori fondanti dell’azienda che ormai già dal 2003 ha deciso di produrre cibo non solo in maniera totalmente naturale, senza aggiunta di nessun additivo o ingredienti industriali, ma anche impegnandosi a farlo in modo sempre più sostenibile. FRoSTA mette da sempre al centro della propria filosofia aziendale il rispetto per l’equilibrio del pianeta e in particolare si è concertata negli ultimi anni, in Italia, in collaborazione con Legambiente, sulla condizione dei nostri ghiacciai, che necessita di controllo e monitoraggio continuo. Per questo, dopo la creazione del Giardino dei Ghiacciai in Valnontey nel Parco del Gran Paradiso nel 2022, nel 2023 l’impegno di FRoSTA è andato all’implementazione della strumentistica necessaria al Laboratorio di Climatologia Alpina (https://www.labclimaalpino.itper raccogliere dati e fare previsioni in merito al fenomeno del cambiamento climatico, e al supporto dei ricercatori universitari impegnati su questo fronte, a sottolineare l’importanza dell’investimento nella ricerca scientifica.

 

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