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MoRE - Museum of refused and unrealised art projects presenta sei nuovi progetti e un’esposizione virtuale di opere mai realizzate. Nei suoi primi dieci anni di vita MoRE ha acquisito progetti di artisti di rilievo internazionale nel panorama dell'arte contemporanea: gli artisti hanno aperto i propri archivi, e condiviso con il pubblico le loro idee che per qualche motivo non si sono concretizzate. Da oggi saranno on-line all’indirizzo moremuseum.org le nuove acquisizioni di MoRE, donate da Pablo Echaurren, Ettore Favini e Aleksandra Mir.
La mostra virtuale Il quaderno dell’arte non fatta. Pablo Echaurren pensa a Marcel Duchamp, a cura di Cristina Casero e Valentina Rossi, restituisce un percorso incentrato su alcune opere non realizzate di Pablo Echaurren (Roma, 1952) che vedono al centro la figura di Marcel Duchamp.
La mostra online inaugura a pochi giorni di distanza da Viola! Pablo Echaurren e gli indiani metropolitani, a cura di Sara De Chiara, presso la Project Room del MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna. Se la mostra (fisica) ospitata dal museo bolognese ha lo scopo di indagare la relazione tra Echaurren e la città emiliana facendo leva su una data centrale per entrambi come il 1977, la mostra virtuale si discosta dall’approccio politico dell’artista per indagare aspetti meno conosciuti della sua ricerca dedicati alla figura di Marcel Duchamp.
La virtual exhibition si apre con alcune pagine di un taccuino su cui Echaurren scrive: “Il quaderno dell’arte non fatta. Solo pensata. Solo appuntata”, nota da cui nasce il titolo della mostra. In tutto l’esposizione è composta da cinque progetti riferibili a un vasto lasso temporale, dal 1977 fino a quelli ideati negli ultimi dieci anni. Com’è tipico nella eterogenea produzione dell’artista, i progetti fanno riferimento a differenti tipologie espressive: dalla parata intitolata Rouge Selavy (1977), all’installazione En attendant la mariée (2012), fino alla progettazione di monumenti dedicati a Duchamp come Momento fortuito (2015), o che vedono l’artista francese quale fonte di ispirazione, come nei più recenti Mon Alice e Looking for a Rembrandt.
Ettore Favini (Cremona, 1974) ha donato a MoRE il progetto La vera rivoluzione è non cambiare il mondo(?), che prevedeva la realizzazione di una scritta di enormi dimensioni in tutto e per tutto uguale a un claim lanciato da ENEL, ma privo del punto interrogativo e subito ritirato per la denuncia di Greenpeace. Lunga almeno quindici metri e composta da lettere scatolate in alluminio verniciato di verde alte circa ottanta centimetri e da seicento lampadine a incandescenza, l’opera accesa avrebbe comportato un assorbimento di energia di tre kilowattora, pari a quella erogata per l’utenza di una qualsiasi casa italiana. Progettata dall’artista per denunciare il falso messaggio ecologico dell’azienda, l’opera sarebbe rimasta spenta fino a quando ENEL avesse prodotto energia pulita da fonti rinnovabili per oltre il 60%. Nel 2007 Favini ne propose la realizzazione in occasione della mostra Greenwashing, che si sarebbe tenuta alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo l’anno successivo, ma non fu realizzata per motivi di budget.
Aleksandra Mir (Lubin, Poland, 1967) presenta cinque progetti mai realizzati.
Stonehenge II è la proposta di un’opera per uno spazio pubblico, originariamente presentata alla commissione Artangel/Times Open nel 1998, che prevedeva la costruzione di una replica di Stonehenge vicino all'originale, per ridurre il volume del traffico pedonale e salvare questo parte del patrimonio culturale da un'ulteriore distruzione.
The Great Ears è un progetto per una scultura monumentale che avrebbe dovuto rappresentare due grandi orecchie, posizionate simbolicamente una sulla costa est e l’altra sulla costa ovest degli Stati Uniti d’America come sentinelle della nazione.
Wildflower Meadow consiste in una proposta per la riqualificazione della Gorbals Partnership, a Glasgow. Ispirata dalle ambientazioni liriche in cui Ingmar Bergman ha spesso messo in scena la sua idea di giovinezza romantica, isolata nella natura, protetta dai giudizi e dalle convenzioni, l'artista mirava a creare un sito che potesse racchiudere tutte le fasi di una vita e mantenere la stessa delicatezza e la stessa bellezza per tutto il tempo: “Vorrei proporre la creazione di un prato di fiori di campo. Che permetta ai bambini di giocare, agli adolescenti di fare sesso, agli adulti passeggiare e ricordi agli anziani la loro giovinezza”.
Narvik Superstars, commissionato dal Narvik City Council e da Artscape Nordland, proponeva di realizzare una stella su un marciapiede per ogni bambino nato nei futuri 5-7 anni a Narvik. Questa città norvegese rischiava di rimanere disabitata: in questo modo il lungomare sarebbe ricoperto di stelle, realizzate dalla stessa compagnia che fornisce la Walk of Fame di Hollywood.
Cityforest si proponeva invece di raccogliere dopo le festività natalizie gli alberi di Natale, ripiantarli in un parco cittadino e lasciare che rimanessero allo stato naturale e regalassero il loro profumo alla città di New York fino a quando non si fossero completamente seccati. Il progetto è stato cancellato dai vigili del fuoco che non hanno gradito l'idea di una foresta fatta di alberi morti e secchi.
Il sito www.moremuseum.org è composto da un archivio di progetti interamente in formato digitale, reso possibile anche grazie alla collaborazione con il centro CAPAS dell’Università di Parma, uno spazio riservato a esposizioni temporanee, e una sezione destinata a ospitare interventi critici e approfondimenti sul tema del “non realizzato”. Con questo obiettivo, intorno a MoRE si è costituito un network di professionisti provenienti dal mondo dell'arte contemporanea, storici dell’arte, critici, curatori e esperti del settore, che contribuiscono con le loro diverse professionalità alla crescita del progetto nell’ambito dell’associazione culturale Others.
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