Solitamente, i cantieri sui muri in pietra a secco si rivolgono alle persone interessate ad apprendere un’arte che rischia di scomparire. Si tratta veri e propri corsi di formazione, di diversa durata, a cui si partecipa per imparare e sperimentare un’antica modalità di gestione del territorio. Il caso del “cantiere del paesaggio” promosso dall’Ecomuseo delle Acque con il supporto del Comune di Majano nella frazione di Susans, è assai diverso. È il risultato di un processo partecipativo: si chiama “mappa di comunità”, ha coinvolto le associazioni e gli abitanti del luogo, ha focalizzato l’attenzione sul patrimonio “vivente” e non tutelato diffuso sul territorio. La mappa cartacea, ovvero l’elaborato finale, non è fine a sé stessa, ma deve indurre i partecipanti a definire un progetto condiviso che migliori e valorizzi l’ambito geografico di riferimento (progetto che è un po’ la post-produzione della mappa). È quanto accaduto a Susans e alle frazioni contermini di San Tomaso, Comerzo, Tiveriacco e Ponte Ledra. Le decine di persone coinvolte hanno deciso di prendersi cura di un antico muro, in parte crollato, che affianca il sentiero (il Troi) tra i due borghi principali di Susans, prendendo ferie, alternandosi per due settimane e garantendo il loro contributo alla “causa”. È un muro divisorio che separa il percorso dai terreni privati, non si tratta di un manufatto di pregio ma è assai importante per la comunità. Un tempo frequentatissimo, rientra in quella tipologia di opere che ha segnato la storia di un territorio. Le pietre utilizzate per il ripristino del muro sono state recuperate localmente, il cantiere ha dato forma a una costruzione apprezzata da tutti, con la concreta possibilità di un prossimo allargamento del cantiere. Un ringraziamento doveroso va all’artigiano della pietra Alessandro Arganese, il cui apporto si è dimostrato risolutivo. «Il riconoscimento da parte dell’Unesco, nel novembre 2018, dell’arte del muro a secco quale patrimonio immateriale dell'umanità è il risultato di un movimento, attivo in Italia e in altri paesi, fatto non solo di studi e convegni ma anche di scuole e di corsi, di riattivazione di una pratica da condividere. L’arte del muro a secco è un catalizzatore di energie indirizzate alla cura dinamica del paesaggio, alla rivitalizzazione dei meccanismi della trasmissione del sapere manuale e della capacità di cooperazione». (Michele Corti, ruralpini.it) |
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