Il Premio Paesaggio 2021, promosso dall’Ecomuseo delle Acque e giunto alla sua undicesima edizione, è stato assegnato al gemonese Livio Londero, attivo in numerose associazioni e artefice di vari interventi finalizzati alla salvaguardia del paesaggio e al recupero del “patrimonio diffuso”. Si è distinto per il restauro e la conservazione di opere che un tempo definivano il territorio: il recupero della fornace di calce e il ripristino dei muri in pietra a secco a Maniaglia, la manutenzione del sistema di canalette in pietra a valle dello storico lavatoio di Godo, la ricostruzione del portale e del pozzo dell’ex Cortile Miôl in località Marzârs in collaborazione con i volontari Graziano Forgiarini e Gilberto Graziani. Alla consegna del premio, un’opera della ceramista Marisa Plos realizzata per l’occasione, è intervenuta Flavia Virilli, assessore alla cultura del Comune di Gemona con delega all’Ecomuseo.
Il Premio Paesaggio si propone di individuare e valorizzare buone pratiche che favoriscono la cura e il recupero di luoghi e paesaggi del Gemonese nei territori dei comuni che fanno parte dell’Ecomuseo, ovvero Gemona del Friuli, Artegna, Buja, Majano, Montenars e Osoppo. Si tratta di azioni e opere finalizzate al mantenimento della biodiversità e alla conservazione del paesaggio rurale, dalla gestione sostenibile di prati e coltivi al ripristino di manufatti in pietra, dal governo dei boschi alla manutenzione delle fasce ripariali, ma anche di attività artigianali che stanno scomparendo. Nelle precedenti edizioni il premio è stato assegnato ad agricoltori biologici, cestai, proprietari di terrazzamenti, potatori di uccellande storiche, artigiani della pietra, gestori di alberi monumentali.
Il portale e il pozzo di via Marzârs a Gemona, ricostruiti nel 2016, hanno una storia importante alle spalle. Facevano parte di un antico cascinale padronale seicentesco di proprietà dei conti Vorajo-Marzona di Venzone che venne acquistato all’inizio del Novecento da Giovanni Stringari, giudice a Udine, che non avendo eredi lasciò parte dell’eredità alla governante Teresa Marchetti. Il complesso era composto dal monumentale portale, una chiesetta, il palazzo del conte, una struttura coperta e quattro abitazioni per gli affittuari Marchetti. Al centro del cortile il pozzo. La chiesetta era dedicata a San Pietro d’Alcantara, benedetta dall’arciprete mons. Giuseppe Bini il 30 settembre 1761. Nel 1848 venne profanata durante l’assedio di Osoppo da parte dell’esercito austriaco. Nella lunetta centrale del cancello in ferro battuto (originale dell’epoca), recuperato dalle macerie, è inserito lo stemma dei nobili Vorajo di Venzone. Nel muretto a fianco è stato incastonato un bassorilievo a lunetta, rinvenuto durante gli scavi effettuati nel cortile negli anni Sessanta, con la scritta UNDAM SUMITE VERGINEM riferita a una fonte; ai lati si distinguono gli stemmi del Conte Vorajo di Venzone, dei Conti di Spilimbergo e della famiglia Vintani di Gemona. L’intero caseggiato è stato distrutto dal terremoto del 1976.
Nessun commento:
Posta un commento