Rossi
 corposi e Moscato dolci e poco alcolici in Cina, Primitivo di Manduria e
 Amarone della Valpolicella in Vietnam, denominazioni storiche di 
Toscana e Piemonte e vini naturali in Giappone, distillati dal prezzo 
contenuto in India: sono questi i prodotti vitivinicoli Made in Italy 
preferiti per Capodanno nel continente asiatico secondo Edoardo Freddi, 
32enne patron fondatore della Edoardo Freddi International, azienda di 
export management vinicolo che commercializza in quasi 100 Paesi di 
tutto il mondo la bellezza di 28 milioni di bottiglie all'anno, 
provenienti da 37 cantine del Belpaese. «Non di rado si sente parlare di
 Asia come fosse un piccolo Paese a monopreferenza di vino. In realtà in
 Cina si bevono vini italiani rossi corposi, ma ovviamente vanno tutti i
 Moscato dolci e poco alcolici. Il Vietnam invece ha una predilezione 
per i vini pugliesi quale il Primitivo di Manduria, specie con bottiglia
 molto pesante che per loro è simbolo di pregio, e per l'Amarone della 
Valpolicella. Il Giappone è mondo a sé ed è interessato alle 
denominazioni più tradizionali e pregiate, ai terroir storici, quali 
Piemonte e Toscana, e non disdegna affatto tutto il mondo dei "vini 
naturali". L'India invece è orientata più sul prezzo, dunque prodotti a 
prezzo contenuto, e soprattutto distillati», spiega Freddi, che passa 
poi a uno dei più grandi e importanti mercati mondiali, vale a dire gli 
USA: «Quando si parla di Stati Uniti si parla appunto di una nazione 
alquanto eterogenea, dunque è chiaro che ci siano enormi differenze di 
gusto, oltre che climatiche. Semplificando direi che gli Stati del Sud, 
come ad esempio la Florida, sono inclini al consumo di vini dolci e 
Moscato, che invero nella versione aromatizzata sono fra i prodotti più 
venduti negli Usa. Stati invece più a nord, come Oregon e lo Stato di 
Washington, o quello di New York, arrivano ad amare vini più 
"intellettuali" come possono essere gli "orange wines", ovvero i vini 
bianchi iper-macerati. Insomma scelte che sono agli estremi se 
considerassimo il tipo di clientela nel consumo del vino». Il fondatore 
dell'azienda di Castiglione delle Stiviere (MN) allarga lo sguardo anche
 al mondo islamico: «I Paesi islamici non solo importano il nostro vino 
ma lo fanno sempre di più. Noi abbiamo clienti negli Emirati Arabi, in 
Qatar e in Marocco. Anche in vari Stati africani». Freddi suggerisce 
anche su cosa puntare per il futuro del settore: «Avendo un nutrito 
numero di aziende in gestione, che spaziano dalla Sicilia al Trentino, e
 dunque avendo una non irrilevante rappresentanza di vino italiano nel 
mondo, raccomanderei ai produttori di puntare sempre più sul packaging, 
che ha visto uno sviluppo eccezionale negli ultimi 7-8 anni. Quanto alle
 tendenze, direi che le denominazioni più importanti non hanno nulla da 
temere. Gli spumanti nemmeno, infatti hanno sempre più presa sul 
mercato. In genere comunque suggerirei di puntare sulle storie 
autentiche: spesso si dimentica che produrre vino non è solo un 
investimento ma un progetto, un sogno. Ed è ciò che i grandi vini sono 
in grado di raccontare». Una delle novità più interessanti e curiose è 
sicuramente quella del commercio del vino in lattina, un nuovo tipo di 
mercato che strizza l'occhio soprattutto ai giovani, che si presta a 
essere consumato rapidamente e risponde alle sempre più pressanti 
richieste di sostenibilità, visto che una lattina si ricicla facilmente:
 «Col progetto del vino in lattina siamo indirizzati, come primo target,
 specie per le richieste e i business in fieri, soprattutto verso l'Est 
Europa. Ma immediatamente dopo ci sono Inghilterra, Stati Uniti e 
Australia». E a proposito di sostenibilità? «Ormai è un argomento che ha
 presa ovunque, ci sono Paesi che cercano solo vini sostenibili, anzi 
taluni sono alla ricerca soltanto di vini biologici. Direi comunque che 
la tematica da anni è più afferente ai Paesi nordici, specialmente 
scandinavi e baltici. L'Italia è comunque subito dopo, in una scala di 
interesse dimostrato». Chiudendo con alcune curiosità sui consumi di 
fine anno, Freddi precisa: «Direi che nel singolare momento storico in 
cui viviamo si è palesata anche una sempre maggiore attenzione ai vini 
pregiati, i cosiddetti premium e super-premium, ormai oggetto di aste e 
fondi di investimento. E le poche migliaia di bottiglie prodotte sono 
ormai battagliate nelle assegnazioni». 
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