giovedì 22 aprile 2021

Spazio Cordis presenta Jacopo Mazzonelli_Harmonices a cura di Jessica Bianchera 13 maggio – 30 settembre 2021 opening 13 maggio ore 18.30

 



Harmonices Mundi (Le armonie del mondo) è un trattato in cinque capitoli del 1619 in cui Johannes Kepler discute alcune analogie fra l’armonia musicale, la congruenza nelle forme geometriche e i fenomeni fisici, dedicando i primi due capitoli alla geometria e all’architettura, gli ultimi due alla metafisica e all’astronomia (qui si trova l'enunciazione della sua terza legge sul moto dei pianeti) e il terzo, quello mediano, alla riflessione teorico-musicale assegnando a questo capitolo la funzione di raccordo tra la “speculazione astratta” della geometria e la concretizzazione degli archetipi geometrici nel mondo fisico. È in questo capitolo che la teoresi di Keplero assume la struttura di un vero e proprio trattato musicale sul modello di quelli rinascimentali, dove la “musica speculativa”, dedicata alla teoria delle consonanze e alla loro deduzione geometrica precede la “musica activa”, dedicata all’esecuzione nei suoi generi e modi. Così facendo, il pensatore tedesco elabora una sorta di cosmologia trasformando quest’universo di discipline in un cosmo (κόσμος, “ordine”) regolato matematicamente. Tramite il numero, infatti, è possibile misurarne ogni aspetto, anche apparentemente lontano, dai moti dell’animo umano ai moti degli oggetti celesti, dall’anatomia al ciclo delle stagioni, dalla biologia vegetale alle consonanze musicali.

 

Desumendo il titolo da questo complesso e affascinante trattato, Harmonices riapre la stagione espositiva di Spazio Cordis con una mostra personale di Jacopo Mazzonelli, che raccoglie una selezione di opere recenti e alcuni pezzi inediti.

Mazzonelli fonda la sua ricerca sull’interpretazione e sulla visualizzazione della dimensione sonora attraverso sculture, assemblaggi e installazioni che indagano l’ampia zona di confine tra arti visive e musica. L’artista si avvale di tecniche e metodologie mutuate da diverse discipline, che hanno sempre al centro una decostruzione (concettuale, linguistica o fisica) del complesso universo sonoro. Così, in lavori come A(bracadabra) l’artista scompone la tavola armonica di un pianoforte ri-assemblandola e riconducendola alla dimensione del quadro per stimolare la riflessione sulla spazialità dell’evento sonoro (laddove la tavola si palesa come paesaggio sonoro reale e immaginario) e contemporaneamente introducendo l’elemento verbale e l’osservazione della parola come segno e pura sonorità. La A, punzonata sulla superficie dell’opera, sta infatti per “Abracadabra”, vocabolo in uso nella magia mistica antica che nonostante le etimologie proposte è definito per se stesso inintelligibile e intraducibile: una parola che in un certo senso è suono puro, vibrazione arcana. In altri casi la funzione semiotica è affidata a espressioni matematiche: in opere come Sound waves o 0,00002 Pascal, l’artista attinge dal suo patrimonio di oggetti ed elegge una serie di desuete copertine di album fotografici in velluto colorato a supporto di corde di chitarra opportunamente tese e rimodellate perché assumano la forma dell’equazione delle onde di D’Alambert, nel primo caso, e del valore in Pascal assegnato alla soglia dell’udibile, nel secondo.

 

Oltre alla fisica del suono e alla relazione tra la sua dimensione intangibile e quella oggettuale, scultorea, al centro della ricerca di Mazzonelli stanno poi il “gesto musicale”, le indagini sulla percezione del ritmo e lo studio sul divenire del tempo. Queste istanze informano lavori come Étude, in cui l’artista allude al gesto di generazione del suono che scaturisce dalle mani del pianista, innanzitutto come intenzione intellettuale e poi come azione muscolare, cristallizzando tutte le potenzialità possibili del suono prima che esso esista e prenda forma, o come Pendulum music, installazione sonora in movimento costituita da una serie di parallelepipedi (scatole di cartone originariamente contenenti rulli per pianola meccanica) allungati e fissati a parete a uguale distanza per suggerire nella loro suggestiva serialità anomali orologi a pendolo che, attraverso aste di ottone e meccanismi di orologio applicati sul lato inferiore di ogni scatola, si muovono perpendicolarmente al muro producendo un suono delicato a scandire un ritmo cadenzato e ancestrale.

 

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