martedì 29 dicembre 2020

Ogni sabato fino al 20 febbraio appuntamento sui canali social del Mudec con la prima miniserie video 10 x 10 Dieci storie per dieci donne che hanno cambiato la storia della fotografia a cura di Nicolas Ballario

 

 Prossimo appuntamento sabato 2 gennaio, ore 10.00: 

"Gerda Taro: la fotografia come anima"

Con il contributo di Gianpaolo Musumeci

 

Testo alternativo

 

In attesa della riapertura del museo, all’interno del palinsesto 2020-2021 legato alla creatività femminile “I talenti delle donne” del Comune di Milano, il Mudec in collaborazione con 24 ORE Cultura lancia ogni sabato alle ore 10.00 fino al 20 febbraio la miniserie “10 x 10”, dieci mini-video documentari che racconteranno al pubblico la vita di dieci grandi protagoniste della storia della fotografia. L’appuntamento sarà sui canali social Facebook e Instagram del Museo delle Culture per 10 settimane.

 

Protagonista della puntata di sabato 2 gennaio sarà Gerda Taro (1910-1937), fotografa di talento, donna forte e coraggiosa. A Parigi incontra un giovane fotografo ungherese, insieme decidono di fare i reporter. È la prima stesura di una bellissima pagina della storia della fotografia. Gerda Taro documenta, racconta e immortala su pellicola le assurdità della guerra. Non fotografa la battaglia, vive la battaglia.

 

Presentata dal curatore e critico d’arte Nicolas Ballario, la miniserie “10 x 10” è un appuntamento settimanale imperdibile con la fotografia d’autore. Dieci grandi fotografe che hanno caratterizzato tutto il ‘900 fino a toccare – per alcune di esse - il nostro secolo; personalità molto diverse tra loro, ma scelte perché tutte presentano un tratto distintivo comune: sono state artiste pioniere che si sono imposte con il loro obiettivo fotografico in un mondo e in un tempo in cui l’accesso per le donne era osteggiato, se non addirittura proibito, ma che con la loro arte e ‘militanza’ hanno aperto la strada a intere generazioni di fotografe.

 

Dal fotogiornalismo al reportage, dal cinema alla moda, dall’architettura alla politica, dal design ai sistemi dell’arte, i documentari, per la regia di Fabrizio Spucches, racconteranno la vita e la carriera di Dorothea Lange, Cindy Sherman, Gerda Taro, Inge Morath, Margaret Bourke-White, Eve Arnold, Lisetta Carmi, Imogen Cunningham, Marirosa Toscani Ballo e infine Tina Modotti, quest’ultima ospitata al Mudec dal 19 gennaio con una antologica a lei dedicata.

 

Cindy Sherman, Untitled Film Still #21, 1978.  (Foto Courtesy of the artist and Metro Pictures, New York)
Portrait of Gerda Taro as she looks up from a typewriter on a desk, Paris, 1936.  (Foto Fred Stein Archive / Getty Images)

Cindy Sherman, Untitled Film Still #21, 1978.

(Foto Courtesy of the artist and Metro Pictures, New York)

Portrait of Gerda Taro as she looks up from a typewriter on a desk, Paris, 1936.

(Foto Fred Stein Archive / Getty Images)

Il progetto è a cura di Nicolas Ballario, volto di SkyArte e voce di Rai RadioUno per l’arte contemporanea, che dall’agorà del Mudec racconterà le vite di queste 10 fotografe: oltre alla biografia, agli aneddoti e agli aspetti particolari che hanno contraddistinto la vita spesso avventurosa delle dieci fotografe, saranno tante anche le immagini e i contributi esterni di giornalisti, critici e artisti che con il loro stimato punto di vista arricchiranno le dieci storie.

 

Non è tutto: a partire dal 22 febbraio da questa serie nascerà anche un podcast.

Il Mudec infatti inaugura dal 2021 un nuovo appuntamento culturale sui suoi canali social, questa volta prediligendo un racconto tutto da ascoltare, dove e quando si vuole.  Si parte da gennaio nel solco delle puntate della miniserie “10 x 10”: i video-documentari continueranno la loro mission divulgativa in forma di audio-documentari attraverso i podcast. Dieci nuove narrazioni di grandi artiste che hanno fatto la storia del nostro tempo.

 

Un viaggio dunque tutto al femminile, perché il Mudec ha da sempre come obiettivo anche quello di avvicinare il pubblico alla scoperta - o a una riscoperta - di grandi personalità culturali, dove il ‘genere’ rimane sempre e solo quello artistico.

Nicolas Ballario @spucches studio

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