Inaugurazione 7 ottobre ore 11
Si chiama “IN DOMUM” dell’artista Adinda-Putri Palma ed è uno dei sette progetti vincitori del bando nazionale “Per chi crea”, promosso dal Mibact e gestito da Siae, presentato dall’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi di Macerata.
Dopo la tappa di Matelica, l’opera sarà ospitata dal Comune di Recanati nell’atrio del Palazzo Comunale dal 7 al 19 ottobre.
L’Associazione Amici di Palazzo Buonaccorsi e delle Istituzioni Culturali del Territorio presenta il progetto “IN DOMUM” dell’artista Adinda-Putri Palma (Matelica 1986), selezionato dal bando nazionale “Per Chi Crea”, promosso dal MIBACT e gestito da SIAE, che destinano il 10% dei compensi a supporto della creatività e della promozione culturale dei giovani. Il 17 luglio scorso il Consiglio di Gestione SIAE ha deliberato i vincitori dei 449 progetti beneficiari suddivisi in quattro bandi tra cui quello per le Nuove opere. IN DOMUM rientra tra i sette vincitori nella sezione Arti Visive.
Il progetto ha il patrocinio del Comune di Macerata, Comune di Recanati, Comune di Matelica, città appartenenti alla rete del MaMa - Marca Maceratese, creata dopo il sisma del 2016 per valorizzare e promuovere il territorio e il patrimonio artistico.
L’opera viene presentata nell’atrio del Palazzo Comunale di Recanati (MC) dal 7 al 19 ottobre 2020, dopo aver fatto tappa per tutta l’estate a Matelica.
La Provincia di Macerata e in particolare la città di Recanati hanno un ruolo centrale nel progetto poiché l’Annunciazione di Lorenzo Lotto, parte della Collezione del Museo Villa Colloredo Mels di Recanati, è una delle opere che ha ispirato lo studio per la parte pittorica dell'istallazione, mentre per la parte architettonica l’artista ha tenuto come riferimento le esperienze del Bauhaus (casa del costruire) e delle avanguardie storiche. Adinda-Putri Palma infatti spiega: “Nel 2016 sono accaduti due fatti straordinari che hanno instillato in me la necessità di parlare dell’abitare e del vivere/fare casa con un progetto artistico; un viaggio in bicicletta di 7000 Km attraverso l’Europa per tornare a casa nelle Marche e il terremoto che ha colpito il centro Italia nel 2016. Con questo lavoro vorrei mettere in moto una riflessione sulla cultura dell’abitare ed il concetto di casa rapportata al contesto post-sisma delle Marche offrendo spunti per un percorso costruttivo alternativo.” Il dipinto del Lotto, oltre a fare riferimento alla tradizione pittorica del territorio, rappresenta meglio di chiunque altro il “terremoto emotivo” che investe la Madonna – e di riflesso il gatto – nel momento in cui le appare l’angelo, mentre Dio attraversa l’arco della stanza con un tuffo, scuotendo il tranquillo ambiente domestico.
L’artista nel 2014 inizia a lavorare come Pittore assistente presso SCIENCE (UK) Ltd lo studio di produzione dell’artista britannico Damien Hirst, ma nel 2016 sente l’esigenza di tornare nella sua terra e parte così il suo viaggio - IN DOMUM - moto a luogo appunto che l’ha portata sull’Appenino umbro-marchigiano dove dal 2017 Adinda-Putri ha instaurato la sua base operativa. La realizzazione dell’opera è connessa infatti anche al progetto di autocostruzione familiare in bioedilizia della sua attuale casa, in collaborazione con l’associazione A.R.I.A, nel borgo di Braccano a Matelica (MC) avviato da poco e destinato a ospitare uno studio artistico indipendente.
IN DOMUM consiste in un’installazione ambientale, un volume ad arco autoportante (H.3,60 x L. 3m P.1m) che sovrasta un’apertura percorribile, costituita da una combinazione di materiali della bioedilizia come legno e paglia e materiali di rivestimento pittorico industriali come smalti e resine innovative. L’artista ha visitato i musei marchigiani in cui sono conservati i dipinti del grande artista veneto e ha svolto una ricerca cromatica “lottesca”, con cui ha creato un campionario utile alla propria composizione pittorica.
IN DOMUM è un potente dispositivo per innescare una seria riflessione sul «costruire» e l’«abitare», ma anche sulle risposte che l’arte può dare per far fronte a situazioni traumatiche, dunque come risorsa ad alto potenziale di resilienza da custodire e coltivare.