venerdì 7 giugno 2019

Vino e Millennial, una partita importante, tutta da giocare






A Pescara, nell’ambito dell’evento di consegna dei premi Words of Wine 2019, promossi dal Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo, un convegno fa il punto sull’approccio dei più giovani nei confronti del vino, in tutte le sue espressioni. Codici linguistici, ruolo dei social media e nuovi mercati internazionali delineano un mercato ancora pieno di potenzialità inespresse.

Pescara, 4 giugno 2019 - L’industria vitivinicola alla conquista dei millennials. Una sfida che parte oggi per protrarsi nel tempo e “accompagnare” le nuove generazioni verso una conoscenza più approfondita e consapevole del prodotto vino e della sua tradizione millenaria. Intorno a questo concetto è orbitato il focus del convegno dal titolo “Il vino dei millennial, linguaggi, stereotipi e tendenze del vino tra le giovani generazioni e l’importanza di bere responsabilmente” che il Consorzio di Tutela dei Vini d’Abruzzo ha promosso nell’ambito della cerimonia di consegna dei premi “Words of Wine 2019” che si è svolta presso il centro ex Aurum di Pescara lo scorso 31 maggio.
Al tavolo dei relatori un parterre di esperti e esponenti del mondo dei media e del giornalismo, anche internazionale, guidati dal giornalista ed esperto enogastronomico Paolo Massobrio, che hanno tratteggiato il contesto culturale, sociale ed economico entro il quale i giovani formano i propri gusti enogastronomici, i canali attraverso cui giungono loro le informazioni sul mondo del vino e i linguaggi che vengono utilizzati, soprattutto per mezzo dei canali moderni dei social media.

A Denis Pantini, responsabile del settore agroalimentare del centro di ricerche Nomisma e fondatore di Wine Monitor, è toccato il compito di evidenziare, attraverso i dati di una recente ricerca, il calo dei consumi di vino in Italia riferito agli ultimi 10 anni e quali siano le attuali abitudini di consumo. Per i giovani (18-38 anni), soprattutto, si parla di preferenze che si rivolgono a vini biologici (60,1 %), di un consumo concentrato nel weekend (64,1% per la fascia d’età tra i 18 e i 29 anni) e in compagnia (84,1% per la stessa fascia d’età). Ai cosiddetti “young millennials” piace sperimentare novità (54,7%) e bere vino del proprio territorio (59,4%). 
Confronto fra Millenials (Young e Old) e altre generazioni. L’Abruzzo, la regione che ospitava l’evento, è considerata inoltre dai giovani uno dei migliori territori per la produzione di vino rosso.

Per Ernesto Di Renzo, docente di Antropologia dei patrimoni culturali e gastronomici e Antropologia del turismo all’Università di Roma Tor Vergata e coordinatore didattico, presso lo stesso ateneo, del master di I° livello in “Cultura alimentare e delle tradizioni enogastronomiche”, è necessario creare consapevolezza nei più giovani riguardo la cultura, i saperi, le expertise, e i valori del territorio che sono dietro alla produzione di vino. Il vino rappresenta la parte “intellettuale” della tavola, ricco di simboli che si ritrovano nella narrazione millenaria che lo caratterizza. L’enologia può diventare un volano di dialogo tra i giovani e il territorio. Vanno ovviamente utilizzati registri di comunicazione più easy e immediati.

Emily Saladino, caporedattore della testata statunitense VinePair, ha evidenziato come la giovane cultura enogastronomica statunitense impedisca ai giovani un avvicinamento “spontaneo” al vino, anche se negli ultimi anni questa tendenza sta progressivamente evolvendo. Il target di lettori del sito VinePair, consultato da oltre 20 milioni di utenti al mese, è composto per il 70% da “navigatori” tra i 21 e i 44 anni, una comunità di giovani, curiosi e assettati di nuove esperienze, che reperiscono informazioni sul vino in Rete (37%) più che attraverso il consiglio degli esperti. Un contingente, quello dei millennial statunitensi, che produrrà un giro d’affari, legato all’enogastronomia, pari ad oltre 600 miliardi di dollari nel 2020 (Fonte: Financial Time).  Un mercato dalle incredibili potenzialità, che ha prodotto una vera e propria impennata dei vini rosé, che occupano il 53% del mercato negli Stati Uniti.

Natalia Di Stefano, firma enogastronomica del Corriere della Sera, ha evidenziato la necessità di far crescere delle figure che facciano da volano i “divulgatori” vitivinicoli, sulla falsariga di quanto accade in campi come la scienza e le nuove tecnologie, che spieghino più approfonditamente la fisionomia e il valore speciale del vino, soprattutto a beneficio dei più giovani.

Infine per Simone Roveda, blogger e influencer enogastronomico tra i più noti a livello nazionale e internazionale, è necessario saper adeguare i linguaggi ai mezzi attraverso cui si diffondono le informazioni sul vino, soprattutto quando si parla ai più giovani, assidui utilizzatori e frequentatori dei principali canali social. Social e carta stampata non possono utilizzare gli stessi codici linguistici, ma possono convivere e alimentare vicendevolmente il desiderio di conoscenza che i millennial esprimono nei confronti del prodotto “vino”.  

Per il presidente del Consorzio di Tutela dei Vin d’Abruzzo, promotore dell’iniziativa “l’industria vitivinicola nazionale, e anche quella abruzzese, non possono trascurare un fronte di potenziali nuovi consumatori che hanno necessità di attingere conoscenza sulla ricchezza culturale e produttiva del vino da fonti di informazioni qualificate e affidabili, che non devono comunque disdegnare il canale dei nuovi media, a cui i più giovani sono così legati. Occorre rimanere “connessi” con le nuove generazioni, sapendo di interagire con un target che necessita di accortezze linguistiche e di comunicazione specifiche e ben congegnate
Al termine del convegno sono stati assegnati i premi Words of Wine 2019 a Lucia Buffo della rubrica “Eat Parade” del Tg2, Lara De Luna della testata Repubblica Sapori e Ivan Masciovecchio, della rivista Tesori d’Abruzzo.

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