Negli Stati Uniti 2 consumatori di vino su 10 acquistano vini
sostenibili certificati ma la platea dei potenziali interessati
è almeno il doppio. La difficoltà ad identificarli figura tra i
principali ostacoli ad una maggior diffusione di questi vini.
E’ quanto emerge da una ricerca di Nomisma Wine Monitor
che sarà presentata oggi in occasione del
workshop sui vini sostenibili organizzato
a Bologna in collaborazione e con il
patrocinio del Ministero dell’Ambiente.
Bologna, 10 luglio 2017 – La sostenibilità – in particolare quella ambientale
-rappresenta ormai un vocabolo di uso comune e un obiettivo
condiviso a livello planetario da cittadini, imprese e
politici (ad esclusione forse di Trump) e anche nel caso del
vino la sensibilità degli stessi consumatori verso questa
tematica aumenta di giorno in giorno. Complici anche gli
effetti dei cambiamenti climatici che, a differenza di quanto
stimato dagli esperti, si possono ormai toccare con mano
quotidianamente (e non solo nel lungo periodo), sono svariati
i programmi di sostenibilità attivati in giro per il mondo,
dall’Australia alla Nuova Zelanda, dal Sudafrica al Cile,
dalla Francia agli Stati Uniti. Nel caso della contea di
Sonoma in California (la seconda dello Stato per estensione
del vigneto dopo San Joaquin), ad oggi il 60% della superficie
vitata è certificata “sostenibile” (circa 14.000 ettari) ma
l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2019.
Alla
luce di questo scenario e delle prospettive di mercato che
possono avere i vini sostenibili, Nomisma Wine Monitor, in
collaborazione con i referenti di VIVA, il progetto del
Ministero dell’Ambiente per la sostenibilità nel settore del
vino, ha organizzato un workshop dedicato alle imprese
vinicole nel quale, oltre alle diverse testimonianze di
aziende italiane che hanno deciso di seguire la strada della
sostenibilità, ci saranno quelle di operatori commerciali
legati a mercati interessati a questa tipologia di vini, come
la Norvegia e la Svezia. Senza appunto dimenticare gli Stati
Uniti, per i quali saranno invece presentati i risultati di
un’indagine originale di Wine Monitor* su percezione e
disponibilità all’acquisto dei vini sostenibili da parte dei
consumatori americani.
Come
sottolineato da Denis
Pantini, Responsabile Wine Monitor di Nomisma “la survey ha messo in
evidenza come la sostenibilità ambientale rappresenti, dopo
il terrorismo e l’assistenza sanitaria, il terzo motivo di
preoccupazione più sentito dagli americani. Ed è anche
sull’onda di questa sensibilità che si inserisce l’acquisto
dei diversi vini sostenibili – per la maggior parte di
origine californiana e australiana – comprati oggi da 2
consumatori statunitensi su 10”. Ma al di là degli
attuali acquirenti, è soprattutto la prospettiva e l’interesse
ad un loro consumo futuro che riguarda un’analoga percentuale
di acquirenti che ancora non consumano questi vini per diversi
motivi, tra cui una ridotta diffusione e promozione oltre che
alla difficile identificazione (per via di un’etichetta poco
chiara o che si confonde tra le diverse certificazioni
esistenti). Senza tralasciare che tra chi oggi non li compra,
il 56% si dichiara disposto a spendere di più per un vino
sostenibile, mentre ben l’86% dichiara comunque un interesse
potenziale all’acquisto.
“La profilazione del
consumatore americano di vini sostenibili”, aggiunge Pantini “ha fornito l’identikit
dell’acquirente tipo, rappresentato dal Millennials, di
genere maschile con titolo di studio e reddito elevato”.
Un profilo che si discosta completamente da quei baby boomers
che, sempre la survey Wine Monitor, ha indicato come i più
avversi a qualsiasi forma di comportamento sostenibile e
presso i quali, probabilmente, Trump ha trovato terreno
fertile per la propria elezione a presidente degli Stati
Uniti.
*survey realizzata su
un campione di 1.500 consumatori di vino risiedenti negli
Stati di New York, California e Florida. Si tratta dei 3
Stati che congiuntamente incidono per oltre il 50% sul
valore delle importazioni complessive di vino negli USA.
Nessun commento:
Posta un commento